Il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Biden vedrà in Svizzera l’importante funzionario del Partito comunista cinese: cresce il dialogo tra le parti
Ancora un segnale sulla volontà di stabilire un dialogo continuo e diretto tra Stati Uniti e Cina, un nuovo messaggio di apertura da entrambe per le parti per una de-escalation dei toni sull’asse Washington-Pechino, passando per Bruxelles e infine Zurigo. Non può che far ben sperare il sommovimento diplomatico-militare in atto nelle ultime settimane, che vede protagonisti i principali poteri delle relazioni internazionali, intenti a svolgere la più importante delle missioni assegnate: mantenere la stabilità ed evitare il conflitto.
Ed è così che dopo il meeting virtuale tra gli apparati militari cinese e statunitense, al quale è seguito quello tra il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg e il Ministro degli Esteri Wang Yi, non può essere considerato una casualità l’annunciato incontro, stavolta fisico, di Zurigo tra il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa Jack Sullivan e il Direttore dell’Ufficio della Commissione centrale per la Politica Estera cinese Yang Jiechi.
“Continuiamo a ricercare una gestione responsabile della competizione tra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese”, recita la dichiarazione del portavoce di Sullivan, Emily Horne. “A Bruxelles e Parigi — continua il comunicato, pubblicato sul sito della Casa Bianca, raccontando le altre tappe del viaggio del consigliere di Biden — Sullivan riaffermerà l’importanza dell’alleanza transatlantica e spiegherà ai colleghi europei e agli altri partner quanto verrà detto nel meeting con il Direttore Yang”.
L’incontro sarà della massima importanza: oltre ad essere il primo faccia a faccia dopo l’annuncio del patto Aukus, accordo per la sicurezza nell’Indo-Pacifico siglato tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia, arriva nei giorni in cui l’amministrazione Biden critica il Governo di Xi Jinping per non aver rispettato gli impegni presi nella Phase One dell’accordo commerciale dell’era Donald Trump.
La Rappresentante al Commercio statunitense, l’Ambasciatrice Katherine Tai, ha specificato che intende avere con la controparte cinese una franca discussione, ma che non è nelle intenzioni di Washington quella di infiammare le tensioni relativamente agli scambi commerciali.
In un’intervista al think tank CSIS — Center for Strategic & International Studies — la rappresentante ha sottolineato gli aspetti positivi dell’accordo, ma evidenziato che la Cina, secondo quanto deciso in Phase One, avrebbe dovuto acquistare 200 miliardi di dollari di beni in più rispetto al 2017, in un periodo di due anni fino al 2021. Questa cifra sarebbe ferma al 62%, quasi un 40% che mancherebbe nelle casse statunitensi.
La questione del commercio è estremamente significativa, specie per Biden, criticato per non aver fatto abbastanza su questo lato, diversamente dal confronto diretto avuto con i competitor cinesi su altre questioni. Nei giorni scorsi si è tenuto il meeting Trade and Technology Council di Pittsburgh, consiglio congiunto Ue-Usa che ha, di fatto, segnalato i campi di fondamentale importanza per la cooperazione tra la Commissione europea e la Casa Bianca in ottica anti-cinese.
Ciononostante, il clima diplomatico — e non solo — è sempre più predisposto al confronto verbale. Come scritto da Agatha Christie, “un indizio è un indizio, due sono una coincidenza, tre diventano una prova”. Col prossimo incontro Sullivan-Yang la prova fattuale ci sarà, in attesa di un summit ancor più strutturato, direttamente tra Biden e Xi.
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Biden vedrà in Svizzera l’importante funzionario del Partito comunista cinese: cresce il dialogo tra le parti