Secondo i dati dell'UNHCR, sono 700mila gli sfollati dopo l'aumento della violenza per mani dei jihadisti di al-Shabaab. E l'instabilità produce ripercussioni economiche
Secondo i dati dell’UNHCR, sono 700mila gli sfollati dopo l’aumento della violenza per mani dei jihadisti di al-Shabaab. E l’instabilità produce ripercussioni economiche
All’inizio del 2010, al largo della remota costa settentrionale del Mozambico sono stati scoperti i più grandi giacimenti di gas naturale liquefatto (Gnl) di tutto il continente africano. Il rilevamento ha prodotto una massiccia ondata di investimenti nella provincia di Cabo Delgado, ma nel contempo ha anche causato l’allontanamento forzato della popolazione locale, che in seguito ha visto disattese le opportunità di lavoro.
Il terrorismo di al-Shabaab
Poi, nell’ottobre del 2017, nella zona sono cominciati gli attacchi terroristici da parte di un gruppo locale di matrice jihadista conosciuto come Al Sunnah wa Jamaah (ASWJ) e il contesto è diventato molto più rischioso e complicato. Il gruppo, noto tra la gente del posto come al-Shabaab, sebbene non abbia nessun tipo di collegamento con quello attivo in Somalia, è ispirato al jihadismo internazionale e si prefigge l’obiettivo di stabilire uno Stato islamico fondato sulla sharia tra le popolazioni costiere di lingua swahili.
Per raggiungere tale obiettivo, i miliziani di ASWJ hanno preso di mira le stazioni di polizia, le infrastrutture e le città di tutta la provincia costiera. Nel 2019 il numero di attacchi e vittime nella zona è drammaticamente aumentato continuando a crescere per tutto il 2020, quando nel mese di agosto gli estremisti islamici hanno preso d’assalto la città di Mocimboa da Praia, rimasta a lungo sotto il loro controllo.
Il porto della città è strategicamente importante per i progetti di Gnl portati avanti dalle compagnie petrolifere Total ed ExxonMobil, che si stanno sviluppando sulla penisola di Afungi a breve distanza dalla costa, appena al largo della città di Palma, nella provincia di Cabo Delgado.
Jasmine Opperman, analista dell’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), ha dichiarato ad Al Jazeera che negli ultimi tre anni il gruppo è cresciuto in dimensioni e nella sua capacità di organizzare grandi attacchi. Mentre secondo fonti di intelligencemilitare, ASWJ conterebbe attualmente circa 4.500 membri.
L’incremento delle violenze ha messo in evidenza l’incapacità del Governo di rispondere adeguatamente all’insorgenza in atto, che finora ha provocato la morte di almeno 2.700 persone – metà delle quali civili – mentre secondo i dati più recenti forniti dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), altre 700mila sono state costrette a fuggire dalle loro case.
Lo scorso 11 marzo, il Dipartimento di Stato americano ha designato il gruppo estremista mozambicano come un’organizzazione terroristica legata allo Stato islamico, oltre ad aver imposto sanzioni al suo leader Abu Yasir Hassan. Una decisione che ha fatto seguito al’aumento dell’insorgenza, come evidenzia un rapporto del 21 gennaio elaborato dalla piattaforma di ricerche e analisi Babel Street.
La decisione della Total
L’instabilità e l’insicurezza che stanno interessando la provincia hanno prodotto anche ripercussioni a livello economico. Uno degli ultimi e più significativi esempi è rappresentato dalla decisione presa lo scorso 26 aprile dalla Total, che ha sospeso a tempo indeterminato il suo progetto di estrazione di Gnl dal valore di 20 miliardi di dollari e il ritiro di tutto il personale dal sito ubicato nella penisola di Afungi. Già all’inizio di gennaio, la compagnia francese era stata costretta a evacuare dal sito parte dei 3mila membri del personale, dopo che fonti militari avevano riferito che i jihadisti avevano fatto irruzione in quattro località a pochi chilometri di distanza.
La decisione di sospendere il progetto rappresenta un duro colpo per la Total, che nel 2019 ha acquistato una quota operativa per 3,9 miliardi di dollari, sperando di iniziare a esportare il combustibile entro la fine del 2024.
L’escalation delle violenze
Le speranze però sono state eluse dall’escalation di violenza registrato negli ultimi mesi nella regione, culminato con l’assalto del 24 marzo da parte dei militanti jihadisti alla città di Palma che dista pochi chilometri dall’impianto petrolifero. I critici del progetto offshore per l’estrazione del Gnl affermano che mentre l’insurrezione si è ormai radicata nella complessa storia politica e religiosa di Cabo Delgado, finora l’operato della Total si è uniformato a un modello di sfruttamento delle risorse naturali che contrasta con le cause dell’insurrezione jihadista. Cause riconducibili all’estrema povertà della popolazione della provincia settentrionale, che non trae benefici tangibili dalla grande quantità di risorse energetiche e minerarie presenti nella zona, che tra l’altro custodisce il più grande giacimento di zaffiri rosa e rubini del mondo.
Nella realtà, quello che è stato pubblicizzato come una fucina di posti di lavoro e una possibilità di sviluppo per questa remota regione, potrebbe invece rivelarsi un catalizzatore per la miseria e il caos, che hanno accompagnato tanti altri mega progetti estrattivi nel continente africano.
Inoltre, la crisi nella provincia di Cabo Delgado sta suscitando forti preoccupazioni tra i Paesi membri della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) che lo scorso 12 aprile hanno convocato una riunione di emergenza nella capitale del Mozambico, Maputo, per concertare una risposta condivisa all’escalation della violenza nella regione. Mentre il Portogallo, l’ex potenza coloniale che controllava il Mozambico, il mese scorso ha inviato nel Paese 60 membri delle forze speciali per addestrare i soldati mozambicani in tattiche di contro-insorgenza, che si sono uniti alla missione di addestramento Joint Combined Exchange Training (JCET) delle forze speciali statunitensi.
Appare evidente che le violenze in qualche modo devono essere fermate, poiché il perdurare dell’insurrezione continua ad aumentare i rischi per la regione nella quale le autorità di Maputo dovrebbero stabilire una sorta di governance. Perché laddove le istituzioni sono da sempre assenti la popolazione si sente emarginata e l’estremismo islamico si innesta facilmente.
Secondo i dati dell’UNHCR, sono 700mila gli sfollati dopo l’aumento della violenza per mani dei jihadisti di al-Shabaab. E l’instabilità produce ripercussioni economiche
All’inizio del 2010, al largo della remota costa settentrionale del Mozambico sono stati scoperti i più grandi giacimenti di gas naturale liquefatto (Gnl) di tutto il continente africano. Il rilevamento ha prodotto una massiccia ondata di investimenti nella provincia di Cabo Delgado, ma nel contempo ha anche causato l’allontanamento forzato della popolazione locale, che in seguito ha visto disattese le opportunità di lavoro.
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