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Quattro anni per Aung San Suu Kyi


Ieri altri 5 morti a Yangon, in una guerra civile eterna, tra una società civile che non si rassegna a rinunciare al risultato elettorale e una giunta militare violenta e senza scrupoli

Un’altra manifestazione finisce nel sangue in Myanmar. Ieri, a Yangon, un’auto dell’esercito birmano si è scagliata contro un gruppo di persone che protestavano contro la dittatura militare. Secondo Reuters, 5 persone sarebbero morte e almeno 15 sarebbero state arrestate. Vittime civili che vanno ad aggiungersi a un bilancio già pesantissimo: secondo quanto riporta l’Assistance Association for Political Prisoners (Burma), le persone uccise dalla giunta militare da febbraio sarebbero 1303. Oltre 10mila sarebbero gli arrestati, 75 le persone condannate a morte (tra cui due bambini).

Il primo febbraio scorso i militari hanno rovesciato il Governo del Paese arrestando il Presidente Win Myint e altre importanti figure politiche del Paese, tra cui la leader della Lega nazionale per la Democrazia Aung San Suu Kyi. Il colpo di Stato è avvenuto nel giorno in cui si sarebbe dovuto riunire il Parlamento dopo le elezioni vinte dal partito di Aung San Suu Kyi contro il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione sostenuto dai militari.

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