Nagorno Karabakh-Iran: un equilibrio appeso a un filo
Cresce la preoccuazione di Rouhani per l'escalation del conflitto. La Turchia nel mirino, già accusata di aver inviato esponenti della jihad nella regione
Cresce la preoccuazione di Rouhani per l’escalation del conflitto. La Turchia nel mirino, già accusata di aver inviato esponenti della jihad nella regione
Cresce la preoccupazione in Iran per gli scontri tra le forze dell’Armenia e dell’Azerbaijan nella regione del Nagorno Karabakh. La Repubblica Islamica condivide il confine con entrambi i Paesi e al suo interno ospita numerosi cittadini di origine armena e azera, ponendola in una posizione di assoluta straordinarietà rispetto agli eventi nell’area contesa.
La preoccupazione di Rohuani
Nella giornata di ieri, il Presidente della Repubblica Hassan Rouhaniha esternato tutta la sua angoscia per l’escalation del confronto, affermando che “nulla può essere risolto col conflitto e dallo spargimento di sangue”. Rouhani ha stigmatizzato coloro i quali “supportano le fiamme di guerra”, sostenendo che non favorisce nessuno. Inoltre, il Presidente della Repubblica Islamica ha detto che non è accettabile per l’Iran che alcune nazioni trasferiscano elementi terroristici dalla Siria in questa regione vicina al confine iraniano.
Mercoledì il capo del Governo di Teheran ha avuto una conversazione telefonica con la sua controparte azera, Ilham Aliyev, esprimendogli la massima importanza affinché la sicurezza e la stabilità vengano mantenute intatte, proponendosi poi come Paese intermediatore per la fine del conflitto.
Ma la tensione aumenta giorno dopo giorno, tanto che il Ministero degli Esteri – attraverso il portavoce Saeed Khatibzadeh – ha fatto sapere di aver inviato una lettera di protesta sia al Governo dell’Armenia che a quello dell’Azerbaijan per la violazione del territorio iraniano. “Abbiamo chiesto che venga rispettata la sovranità della Repubblica Islamica (…) per prevenire la ripetizione di tali incidenti inaccettabili”. Infatti, alcuni razzi e colpi di arma da fuoco hanno interessato anche aree all’interno dell’Iran: sono arrivate le scuse da parte dei militari armeni e azeri.
La Turchia nel mirino
Sembra crescere il fastidio per la posizione della Turchia, già accusata di aver inviato esponenti della jihad nel Nagorno Karabakh. L’ultimo leader ad aver puntato il dito contro Ankara è stato Bashar al-Assad, il Presidente siriano che, nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Ria, ha affermato di poter confermare il trasferimento da parte della Turchia di soggetti ritenuti terroristi nella regione del Caucaso.
Il Paese di Erdogan è piuttosto attivo nell’area, spinto sia dalla ricerca di una nuova profondità strategica — terminologia adottata dall’ex Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu — e dall’ideologia neo-ottomana, che vorrebbe una rinvigorita unità dei territori dell’Impero Ottomano.
D’altro canto, sarà complicato per la Turchia sfidare apertamente l’Iran in quell’area, per molteplici ragioni: l’appoggio di Ankara a Baku trova numerose contraddizioni visto il dialogo dell’Azerbaijan con Israele, fornitore di armi utilizzate contro Erevan, tanto che l’Armenia ha richiamato in patria l’Ambasciatore a Tel Aviv per consultazioni; inoltre, la popolazione azera è di fede musulmana sciita e condivide con l’Iran una grande regione, presente in territorio della Repubblica Islamica, chiamata proprio Azerbaijan.
Cresce la preoccupazione in Iran per gli scontri tra le forze dell’Armenia e dell’Azerbaijan nella regione del Nagorno Karabakh. La Repubblica Islamica condivide il confine con entrambi i Paesi e al suo interno ospita numerosi cittadini di origine armena e azera, ponendola in una posizione di assoluta straordinarietà rispetto agli eventi nell’area contesa.
La preoccupazione di Rohuani
Nella giornata di ieri, il Presidente della Repubblica Hassan Rouhaniha esternato tutta la sua angoscia per l’escalation del confronto, affermando che “nulla può essere risolto col conflitto e dallo spargimento di sangue”. Rouhani ha stigmatizzato coloro i quali “supportano le fiamme di guerra”, sostenendo che non favorisce nessuno. Inoltre, il Presidente della Repubblica Islamica ha detto che non è accettabile per l’Iran che alcune nazioni trasferiscano elementi terroristici dalla Siria in questa regione vicina al confine iraniano.
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