Il Presidente degli Stati Uniti ferma l’ingresso di Kiev nel Patto Atlantico. “Ne riparleremo a fine guerra, serve democratizzazione del Paese”. Polemica Mosca-Ankara sul ritorno in Ucraina di 5 comandanti della Brigata Azov
A poche ore dall’inizio del summit Nato di Vilnius, che si terrà martedì e mercoledì, giungono per molti come un fulmine a ciel sereno le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sull’Ucraina, che al momento non lasciano spazio ad ulteriori considerazioni e confermano la realtà dei fatti: l’Ucraina non è pronta per l’ingresso nella Nato. Parole che apertamente non erano ancora state pronunciate ma che raccontano tanto della differenza tra la posizione pubblica e quella privata di numerosi Governi, ovvero tra gli aspetti legati alla comunicazione ufficiale e i reali movimenti operativi interni.
La democratizzazione dell’Ucraina
“È prematuro richiedere un voto ai membri dell’Alleanza perché servono alcuni requisiti, compresa la democratizzazione e altre questioni”, ha detto Biden a Fareed Zakaria, volto noto della CNN nel corso di un’intervista. Il Commander in Chief sottolinea in questo modo lo status non ancora democratico dell’Ucraina, che dunque impedisce una concreta proposta d’ingresso di Kiev nella Nato, da rimandare alla fine della guerra. “Non credo ci sia tra i membri del Patto Atlantico l’unanimità in questo momento, con la guerra in corso”, ha aggiunto Biden. “Se la guerra va avanti, allora siamo tutti in guerra. In quel caso, saremmo tutti in guerra”, ha segnalato il Presidente.
Un freno al coinvolgimento diretto nella Nato
Un ragionamento lapalissiano quello dell’esponente democratico alla Casa Bianca, che chiarisce evidentemente alcune sfaccettature di straordinaria importanza. La prima, legata al processo di democratizzazione a Kiev e che si legge come una critica all’esecutivo ucraino, che se vorrà far parte un giorno dell’organizzazione dovrà adottare riforme strutturali fondamentali in senso democratico. La seconda, sui rischi di una guerra diretta con la Russia che, in caso d’ingresso dell’Ucraina nella Nato in questa fase, ovvero nel mezzo del conflitto, trascinerebbe l’intera Alleanza allo scontro frontale con Mosca.
La fornitura di bombe a grappolo
Quella di Biden è una frenata senza precedenti dall’inizio del conflitto, che d’altro canto arriva a pochi giorni dalla contestata fornitura a Kiev di bombe a grappolo, vietate da una convenzione Onu entrata in vigore nel 2010, non ratificata da Stati Uniti, Russia e Cina. Critiche per la decisione sono arrivate da più parti, compreso il Regno Unito, dove Biden farà tappa prima di volare per Vilnius, e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Gli F-16 per Turchia e Grecia
Nell’intervista alla CNN, il Presidente ha toccato alcuni nervi scoperti dell’Alleanza, come la questione Svezia e i ripetuti ‘no’ della Turchia al suo ingresso. Biden ha lucidamente spiegato che, di fatto, quella di Ankara è una posizione finalizzata alla modernizzazione dei suoi velivoli militari: si punta agli F-16, così come la Grecia. “Stiamo cercando di creare un consorzio per rafforzare la Nato in termini di capacità militari proprio attraverso Grecia e Turchia, e permettere alla Svezia di entrare. Ci stiamo lavorando”, ha aggiunto il Presidente.
Tensioni Russia-Turchia
Nei giorni scorsi proprio la Turchia ha avuto uno scontro verbale con la Russia: Mosca ha accusato Ankara di non aver rispettato i patti. Parliamo del caso dei 5 comandanti della Brigata Azov rimandati in Ucraina: secondo il Cremlino, quando a settembre avvenne uno scambio di prigionieri mediato dalla Turchia insieme all’Arabia Saudita, ci si sarebbe accordati sulla specifica condizione che i 5 combattenti sarebbero rimasti in Turchia fino alla fine della guerra. Diversamente, dopo l’incontro della scorsa settimana a Istanbul tra Recep Tayyip Erdoğan e Volodymyr Zelensky, il via libera per la loro uscita dal Paese.
La presa di posizione del Cremlino
“Questa è una chiara violazione dei termini dell’agreement esistente”, ha tuonato Dmitry Peskov, Portavoce del Cremlino, raggiunto da RIA Novosti. “Tra l’altro, in questo caso, entrambe le parti, sia gli ucraini che i turchi, hanno violato le condizioni dell’accordo”. Secondo il Portavoce, nessuno ha informato i russi su quanto stava per accadere; Peskov ha inoltre ricordato che la Brigata Azov è registrata in Russia come gruppo terroristico. Tensioni che si aggiungono, e pressioni che si accumulano, su tutti i fronti, proprio in vista dell’imminente summit Nato di Vilnius, al quale i membri dell’Alleanza giungono a più di un anno dall’invasione russa, tra incertezze sul futuro e difficoltà gestionali nel processo d’integrazione su più fronti.