I Giochi olimpici sono fin dagli esordi un grande strumento di dialogo e di comunicazione, attraverso i quali si affermano modelli di comunità e si ribadiscono rivalità vecchie e nuove
Un grande orologio digitale, installato nella piazza antistante la stazione di Tokyo, segna il conto alla rovescia: i Giochi Olimpici inizieranno il prossimo 23 luglio a Tokyo. La cerimonia di apertura di terrà all’interno del nuovissimo Stadio Nazionale, una costruzione “green”, progettata dall’archistar Kengo Kuma, sulle ceneri dell’impianto che ospitò i Giochi del 1964. Il +1 sul logo, rimasto quello pensato per il 2020, ricorda l’unicità dell’evento: per la prima volta nella storia, la manifestazione si tiene in un anno dispari, dopo che, a causa della pandemia da coronavirus, l’evento è stato posticipato di un anno.
I Paesi partecipanti dovrebbero essere 207 (mentre scrivo alcune qualificazioni sono in corso). Mancheranno la Russia, a seguito della squalifica di due anni inflitta alla federazione dopo la manipolazione dei dati antidoping, e la Corea del Nord.
Ci sarà invece – e questa è una novità assoluta, di grande rilievo politico – il Refugee Olympic Team, composto da atleti rifugiati provenienti da 8 diversi Paesi: Venezuela, Siria, Afghanistan, Iran, Eritrea, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Camerun.
La trentaduesima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna prevede 17 giorni di gare, 33 sport, 50 discipline e 42 diverse location. Quest’anno, debutteranno 5 nuovi sport olimpici: skateboard, karate, arrampicata sportiva, surf, baseball e softball. Le prime a gareggiare saranno proprio le atlete del softball, che scenderanno in campo il 21 luglio, due giorni prima dell’inaugurazione, per il match Australia-Giappone.
“Stiamo dimostrando che si può fare e (…) che è davvero tutto sicuro”, ha dichiarato al New York Times Tahli Moore, seconda base della squadra Australiana. Il loro arrivo in anticipo offre un’anteprima di come sarà questa edizione molto speciale dei Giochi. La squadra è confinata in un hotel a Ota City, a circa due ore e mezza da Tokyo. Le atlete mangiano in una sala separata, usano ascensori riservati, vanno in palestra a turno, non possono recarsi al bar o al ristorante, fanno test anti Covid tutti i giorni.
I nuovi contagi in Giappone
In Giappone è in corso un’ondata piuttosto grave di contagi da coronavirus ma, nonostante il rischio, il Governo guidato dal Primo Ministro Yoshihide Suga ha deciso di confermare l’evento. Mentre i sondaggi mostrano che la maggioranza della popolazione è preoccupata e che rimanderebbe i Giochi, anche una parte dell’opposizione ha iniziato a chiedere che la manifestazione venga cancellata, per evitare “un’esplosione” di contagi nel Paese. Il Primo Ministro Suga finora, però, ha sempre negato che ci sia la possibilità di cancellare le Olimpiadi, assicurando che le misure predisposte dal Governo sono adeguate: Anshin anzen, “con serenità e in sicurezza”. Anche il Comitato Olimpico Internazionale continua a dare rassicurazioni, garantendo che si farà di tutto perché non manchi il personale sanitario: “Ci sarà un formidabile sforzo di solidarietà, per rendere i Giochi sicuri e protetti”, ha dichiarato Christophe Dubi, direttore esecutivo dei Giochi Olimpici. Oltre ai contagi, uno dei problemi principali è che il Giappone è molto indietro con le vaccinazioni: al momento, solo il 12% della popolazione ha ricevuto una dose di vaccino. Il governatore di Tokyo Yuriko Koike ha chiuso tutte le location destinate alla visualizzazione pubblica dell’evento, trasformando alcuni dei siti in centri vaccinali.
Secondo le stime del Cio, invece, l’80% degli atleti che arriveranno a Tokyo saranno vaccinati e diversi Paesi si sono mossi per includere nell’operazione anche i giornalisti che seguiranno l’evento.
Non la prima Olimpiade durante una pandemia…
Tokyo, comunque, non sarà la prima Olimpiade toccata da un’epidemia. Nel 1920, dopo la fine della Prima guerra mondiale, Anversa ha ospitato i Giochi Olimpici proprio mentre l’epidemia di influenza “spagnola”, che aveva già ucciso decine di milioni di persone nel mondo, stava finendo.
Una delle storie leggendarie di quelle Olimpiadi è quella della tuffatrice americana Aileen Rigin, che vinse, appena 14enne, la medaglia d’oro: la giovane atleta aveva iniziato a nuotare proprio come terapia per riprendersi dalla terribile influenza. Anche Rio 2016 è stata a rischio: in molti pensavano che il virus Zika potesse diffondersi in altri Paesi e che le Olimpiadi non si sarebbero dovute tenere.
Nella storia, sono tre le edizioni che sono state cancellate: 1916, 1940 e 1944. Le Olimpiadi del 1916 avrebbero dovuto svolgersi a Berlino, ma la Germania era una delle nazioni coinvolte nella Prima Guerra Mondiale e, dopo la sua invasione del Belgio, la manifestazione fu cancellata. Pierre de Coubertin scrisse nelle sue Memorie: “La guerra creò uno stato di cose che rischiava di mettere in pericolo l’essenza stessa dell’istituzione olimpica”. Anche nel 1940 e nel 1944 la causa della sospensione dei Giochi Olimpici fu la guerra. I primi erano stati assegnati a Tokyo e i secondi a Londra. La capitale britannica, uscita dalla guerra dalla parte dei vincitori, fu la sede della prima edizione post-bellica, quella del 1948.
Le Olimpiadi – pur funestate dalla pandemia – restano una grande competizione di modelli di sviluppo, di sfere di influenza geopolitica. L’emergenza sanitaria rende difficile ogni previsione, dal momento che ci sono discipline in cui non si gareggia ad alto livello da molto tempo.
La competizione geopolitica Usa-Cina
Secondo gli analisti di Gracenote, l’agenzia di statistica che elabora i dati di 4500 campionati ed eventi sportivi, la sfida geopolitica Usa-Cina sarà protagonista anche dei prossimi Giochi. Il team a stelle e strisce dovrebbe ottenere più medaglie di tutti: se ne prevedono 114. La Cina dovrebbe arrivare seconda con 85 medaglie, terzi gli atleti russi, che gareggeranno sotto bandiera Olimpica (essendo la federazione squalificata).
A Rio 2016, gli Stati Uniti hanno ottenuto 121 medaglie contro le 70 cinesi. La corazzata americana ha dominato nel nuoto (33 medaglie) e nell’atletica (32), mentre la Cina ha prevalso soprattutto nei tuffi (10 medaglie) e nel sollevamento pesi (7). Ogni Olimpiade però è una storia a sé e niente è già scritto. Dopo un anno in cui tutte le nostre vite sono state in bilico, sarà bello scoprire sportivi che ancora non conosciamo, vedere Davide battere Golia, atleti perdenti riscattarsi, nuove stelle emergere.
In conclusione:
- Il Giappone sembra avere un problema di compatibilità con i Giochi: prima la Guerra, ora la pandemia…;
- Gli Stati Uniti confermeranno la superiorità del loro modello di organizzazione dell’attività agonistica: sono infatti le stesse Università a selezionare e supportare i migliori atleti, contribuendo a considerare i campioni dello sport con pari dignità rispetto ai primi della classe o alle grandi promesse della scienza o dell’economia;
- Pechino ha preso definitivamente il posto di Mosca nella competizione di soft power con Washington. Con gli stessi limiti e gli stessi dubbi che caratterizzavano l’organizzazione sovietica, soprattutto con riferimento a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali;
- l’Italia proverà a confermare le ultime buone prestazioni dei nostri atleti. Ma anche nello sport sarebbe bene che l’Unione Europea cominci ad investire, per creare centri di eccellenza, dai quali far scaturire campioni competitivi per avere una squadra autonoma alle prossime Olimpiadi. Se vogliamo far crescere la dimensione federale di Bruxelles, non possiamo trascurare lo sport, con la sua potenza comunicativa.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di luglio/agosto di eastwest.
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I Paesi partecipanti dovrebbero essere 207 (mentre scrivo alcune qualificazioni sono in corso). Mancheranno la Russia, a seguito della squalifica di due anni inflitta alla federazione dopo la manipolazione dei dati antidoping, e la Corea del Nord.