Lo storico viaggio di Francesco in Iraq: il Papa visiterà le chiese distrutte dallo Stato Islamico e incontrerà l’Ayatollah Ali al-Sistani
Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo assumerà un risvolto d’eccezione per molteplici motivi. Non solo un Pontefice visiterà il Paese per la prima volta, ma lo farà nel pieno di una pandemia e con una serie di problematiche dal punto di vista della sicurezza che preoccupa numerosi addetti ai lavori. Da quanto si apprende dal Vaticano, Jose Mario Bergoglio teme principalmente gli assembramenti e l’eventualità di una diffusione del contagio tra i fedeli che assisteranno alle celebrazioni in programma, non tanto i rischi per la sua vita.
Un programma fitto
E la visita alla Piana di Ur, la terra natia di Abramo, padre delle tre principali religioni monoteiste, chiuderà il cerchio di una volontà pontificia che nasce già con Giovanni Paolo II, che avrebbe voluto visitare quei luoghi nel corso del Giubileo del 2000 ma senza riuscirci. L’obiettivo di Papa Francesco è quello trasmettere il motto del viaggio apostolico, “Siete tutti fratelli”, alle comunità locali, non solo cristiane — con 14 sette nel solo Iraq — ma anche musulmane, che hanno congiuntamente patito la presenza dell’Isis, aiutandosi a vicenda.
Molti dei cristiani fuggiti da varie parti del Paese con l’avanzare dello Stato Islamico hanno trovato rifugio e ospitalità nella città di Erbil. A ricordarlo in un’intervista rilasciata al National Catholic Reporter l’Arcivescovo caldeo Bashar Warda. “Da questa esperienza abbiamo imparato il significato di condivisione e generosità. La brutalità dell’Isis ha limitato alcune attività della vita della comunità, ma Dio ha aperto altre porte”.
Finché l’Iraq è stato governato da Saddam Hussein, il numero di cristiani nel Paese raggiungeva la cifra di un milione e mezzo, oggi se ne contano tra i 200 e i 300mila. Una riduzione repentina nell’arco di meno di 20 anni, dalle cause molteplici. Su tutte, le persecuzioni religiose, in una terra che da sempre ospita molteplici confessioni. Il viaggio di Bergoglio porterà la vicinanza del mondo cattolico ai fedeli locali, con il Papa che visiterà a Mosul le chiese distrutte dal passaggio dello Stato Islamico, alcune delle quali in fase di ricostruzione.
L’incontro con al-Sistani
Se Papa Francesco è considerato uomo di pace, anche l’Ayatollah Ali al-Sistani, figura del mondo musulmano sciita più importante del Paese, ha fama di essere un costruttore, capace di trasmettere i principi di fratellanza. I due leader religiosi si incontreranno sabato 6 marzo nella città di Najaf, in quello che è un meeting organizzato grazie al ruolo del Patriarca Caldeo, il Cardinale Louis Raphael Sako. Per il Vescovo ausiliario di Baghdad Shlemon Warduni, il faccia a faccia tra Francesco e al-Sistani potrebbe essere “un punto fondante della vita dell’Iraq”.
L’Iraq da tempo è diventato terreno di scontro per Stati Uniti e Iran, aggravando la sicurezza del Paese. La morte del Generale delle Forze Quds Qasem Soleimani è avvenuta a Baghdad; recentemente, un attacco suicida al mercato centrale della capitale ha causato la morte di 32 persone. Il Governo iracheno ha assicurato che sono state messe in atto tutte le misure di sicurezza nella gestione della visita papale, che fin dal primo giorno vedrà impegnato Bergoglio in incontri d’alto livello: ad accoglierlo il Primo Ministro Mustafa al-Kadhimi, nel pomeriggio visita al Presidente Barham Ṣāliḥ.
Lo storico viaggio di Francesco in Iraq: il Papa visiterà le chiese distrutte dallo Stato Islamico e incontrerà l’Ayatollah Ali al-Sistani
Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo assumerà un risvolto d’eccezione per molteplici motivi. Non solo un Pontefice visiterà il Paese per la prima volta, ma lo farà nel pieno di una pandemia e con una serie di problematiche dal punto di vista della sicurezza che preoccupa numerosi addetti ai lavori. Da quanto si apprende dal Vaticano, Jose Mario Bergoglio teme principalmente gli assembramenti e l’eventualità di una diffusione del contagio tra i fedeli che assisteranno alle celebrazioni in programma, non tanto i rischi per la sua vita.
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