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La rivoluzione energetica


Le ripercussioni del crollo del mercato petrolifero vanno oltre l’industria energetica e impongono a molti Stati di ridefinire la propria geopolitica

Nei primi mesi dell’anno, quando il virus condizionava ancora più pesantemente le nostre vite e i nostri pensieri, c’era chi diceva che il calo dei prezzi del petrolio – o meglio: il crollo, anche sotto lo zero – avrebbe rallentato o addirittura condannato la transizione energetica. Secondo questa tesi, il costo vantaggioso del greggio e la crisi economica causata dalla Covid-19 avrebbero disincentivato il passaggio alle fonti rinnovabili, già tutt’altro che semplice.

È un ragionamento sensato e storicamente fondato. Ma che, con il passare delle settimane, ha forse perso solidità. Molti Paesi – con l’Unione europea in prima fila – hanno visto infatti nella pandemia un’opportunità per stimolare le proprie politiche di de-carbonizzazione. Questa “svolta green” dei Governi riflette la maggiore coscienza ambientalista dell’opinione pubblica, che chiede il superamento dell’era dei combustibili fossili. Ma l’entusiasmo e le buone intenzioni non bastano, e la strada verso un futuro a impatto climatico zero rimane complicata.

La svolta “green”

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