In Portogallo la coalizione di centrodestra Alleanza Democratica ha vinto le elezioni con il 29%, dopo 9 anni di governo socialista, ma i numeri non bastano a governare da sola. Il partito Chega di estrema destra è cresciuto ed è diventato il terzo partito con il 18%.
In Portogallo, è finita l’era di Antonio Costa e del suo Partito Socialista. Il tempo del primo ministro uscente era in realtà terminato già mesi fa, a novembre, quando Costa aveva rassegnato le dimissioni dopo essere stato indagato per corruzione – erroneamente, come si è scoperto in seguito.
Con il voto anticipato di questo fine settimana, anche i Socialisti sono stati costretti a farsi da parte: il partito di centrosinistra è stato sconfitto per pochi voti e non governerà il Paese, interrompendo un dominio iniziato nel 2015 e durato nove anni.
A vincere le elezioni è stata Alleanza Democratica, la coalizione di centrodestra guidata da Luís Montenegro che comprende il Partito Socialdemocratico e i Liberali. Alleanza Democratica ha ottenuto il 29% dei voti, fermandosi poco sotto le previsioni ma sopravanzando comunque di un punto i Socialisti.
La coalizione di centrodestra potrà così contare su 79 seggi, contro i 77 del centrosinistra, su un totale di 230. Nessuno dei due schieramenti potrà perciò governare autonomamente, una conseguenza del sistema proporzionale che vige in Portogallo.
La vittoria del centrodestra rappresenta una svolta importante per il Portogallo, ma non è di certo una sorpresa ed era stata preventivata dagli analisti. I Socialisti arrivavano infatti al voto indeboliti dall’ultimo periodo di governo, in cui il partito era stato colpito da numerosi scandali e contestazioni.
Nel novembre del 2022, l’opaco processo di privatizzazione della compagnia aerea di stato TAP aveva portato alle dimissioni di vari membri del governo, tra cui il ministro delle Infrastrutture Pedro Nuno Santos – tra l’altro leader dei Socialisti alle elezioni di domenica. Un anno dopo, lo stesso primo ministro Costa era stato indagato per presunti episodi di corruzione nell’assegnazione di licenze per lo sfruttamento di giacimenti di litio e per la produzione di idrogeno.
In seguito, era emerso che ad essere coinvolto non era il premier, ma il ministro dell’Economia e quasi omonimo Antonio Costa Silva. In ogni caso, tuttavia, la credibilità dell’esecutivo era stata fortemente danneggiata e il primo ministro aveva confermato le dimissioni, portando il Portogallo a nuove elezioni.
Se i risultati di centrodestra e centrosinistra hanno rispecchiato le previsioni, questo non si può dire per l’estrema destra. Il partito populista e sovranista Chega – parola portoghese che significa abbastanza – ha ottenuto il 18% dei voti, aumentando significativamente il proprio consenso e il numero di seggi su cui può contare, rispetto alla legislatura precedente: con 48 deputati, la formazione rappresenta ora la terza forza in Parlamento.
Chega ha inserito nella sua campagna alcune questioni care alle destre, come il contrasto all’emigrazione, alla transizione ecologica e alla cosiddetta ideologia gender. Questi temi sono però rimasti in secondo piano, a favore di altri maggiormente significativi per l’elettorato portoghese. Il partito ha saputo sfruttare lo scandalo che ha colpito il governo per avvicinare una fascia ampia della popolazione, con la promessa di combattere la corruzione. Inoltre, è riuscito a conquistare voti facendo leva sul problema dell’aumento dei costi della vita e soprattutto delle abitazioni, a fronte di salari che rimangono bassi.
Prima e dopo il proprio successo, Chega ha chiesto esplicitamente di essere inclusa all’interno di un governo di destra guidato da Montenegro e da Alleanza Democratica. Al momento, però, il leader del centrodestra sembra escludere questa opzione e più volte ha rimarcato di non voler governare insieme all’estrema destra.
Anche il presidente della repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha detto di voler evitare che Chega prenda il potere e si è detto pronto ad affidare l’incarico a Luís Montenegro nonostante possa contare soltanto su un governo di minoranza.
In Portogallo, è finita l’era di Antonio Costa e del suo Partito Socialista. Il tempo del primo ministro uscente era in realtà terminato già mesi fa, a novembre, quando Costa aveva rassegnato le dimissioni dopo essere stato indagato per corruzione – erroneamente, come si è scoperto in seguito.
Con il voto anticipato di questo fine settimana, anche i Socialisti sono stati costretti a farsi da parte: il partito di centrosinistra è stato sconfitto per pochi voti e non governerà il Paese, interrompendo un dominio iniziato nel 2015 e durato nove anni.