Dal 31 maggio i tre Paesi potranno commerciare il 69% dell’attuale export senza alcuna tariffa doganale. Per Londra un tassello fondamentale per riequilibrare l’uscita dall’Ue
Dal mercato del lavoro ai generi alimentari, passando per beni e servizi, il nuovo accordo commerciale tra Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda lega economicamente i tre Paesi nonostante le lunghe distanze geografiche esistenti, cancellando in questa prima fase tariffe doganali per il 69% dell’attuale export. Nell’arco dei prossimi 15 anni il free trade agreement riguarderà il 100% dei prodotti, a dimostrazione dell’interesse strategico di Londra, Canberra e Wellington nell’intessere rapporti commerciali sempre più stretti, con Aussies (gli australiani) e Kiwis (i neozelandesi) in supporto dei britannici dopo l’addio all’Unione Europea.
Nella capitale britannica per l’incoronazione di Re Carlo, il Primo Ministro Anthony Albanese e il collega Chris Hipkins hanno parlato dell’accordo con entusiasmo, ricordando i vantaggi per le rispettive economie. “Questo significa maggiore accesso al mercato britannico”, ha evidenziato il capo del Governo australiano, ricordando la possibilità per i giovani del suo Paese e per quelli britannici di sfruttare le nuove modalità, più elastiche, dei visti working holiday.
Si rafforza l’asse Londra-Canberra
Un avvicinamento ulteriore tra Australia e Regno Unito, che negli ultimi 2 anni hanno formalizzato, insieme agli Stati Uniti, un altro accordo, di tutt’altro genere. Parliamo dell’Aukus, finalizzato alla costruzione di sottomarini nucleari dei quali verrà dotato proprio il Paese di Albanese. La produzione dei sottomarini, come raccontato a marzo su eastwest nei giorni del meeting di San Diego, negli Usa, tra il Pm australiano, quello britannico Rishi Sunak e il Presidente Joe Biden, avrà una piattaforma definita ibrida perché sviluppata e costruita congiuntamente tra Regno Unito e Australia.
I sottomarini venduti a Canberra, con caratteristiche specifiche per i bisogni australiani, verranno chiamati SSN Aukus, con costi che si aggirerebbero tra i 5.5 miliardi di dollari australiani e i 7 miliari di dollari per ciascun mezzo. Numerose le compagnie coinvolte nel processo di dialogo per la realizzazione del progetto: si parla di BAE Systems e Rolls-Royce per il Regno Unito e di General Dynamics e Westinghouse per gli Stati Uniti.
I vantaggi per la Nuova Zelanda
Con l’FTA, anche Wellington si avvantaggerà di nuove aperture sul fronte lavorativo, con i cittadini neozelandesi che fino ai 35 anni potranno ora richiedere visti per una durata dai 2 ai 3 anni. Per il Pm neozelandese, “l’accordo, un gold-standard agreement, sbloccherà nuove opportunità per business e finanziatori in entrambe le nazioni, portando crescita economica, più possibilità lavorative e, soprattutto, un futuro prospero per le prossime generazioni”. Secondo le prime valutazioni, per Wellington i vantaggi si tradurranno in una crescita economica superiore al mezzo miliardo di dollari.
Il punto di vista britannico
Per Londra, ci si aspetta una crescita dell’interscambio con l’Australia pari al 53%, quello con la Nuova Zelanda del 59%. Come spiega il Governo di Sua Maestà, un “game changing free trade agreement”, vista la portata delle prospettive e delle potenziali ricadute positive. “Questi accordi sono vere e proprie pietre miliari che danno priorità alla crescita economica, all’innovazione, all’implementazione di posti di lavoro qualificati e ci permetteranno di proseguire, insieme ai nostri alleati, di guardare con fiducia al futuro”, ha detto il Pm Sunak.
Un ulteriore tassello nel quadro del riposizionamento commerciale britannico sul palcoscenico internazionale post Brexit, che ha spinto il Paese ad avvicinarsi a mercati decisamente più lontani rispetto a quelli già esistenti nel giardino di casa, quello Ue: l’FTA con Australia e Nuova Zelanda entrerà in vigore a fine mese, mentre si attende la negoziazione per l’accesso di Londra al CPTPP, il Comprehensive Agreement for Trans-Pacific Partnership.
Nella capitale britannica per l’incoronazione di Re Carlo, il Primo Ministro Anthony Albanese e il collega Chris Hipkins hanno parlato dell’accordo con entusiasmo, ricordando i vantaggi per le rispettive economie. “Questo significa maggiore accesso al mercato britannico”, ha evidenziato il capo del Governo australiano, ricordando la possibilità per i giovani del suo Paese e per quelli britannici di sfruttare le nuove modalità, più elastiche, dei visti working holiday.