Il Ministro Lavrov e l’Ambasciatore cinese Qin esprimono il loro giudizio sul rapporto con Washington: per i russi manca un approccio comune, per i cinesi la situazione è in peggioramento
Sempre più vicine politicamente e militarmente e con un minimo comun denominatore di grande importanza: un rapporto tra poche luci, e molte ombre, con gli Stati Uniti. A distanza di migliaia di chilometri e in contesti diversi, Sergej Lavrov, il Ministro degli Esteri della Federazione Russa e l’Ambasciatore a Washington della Repubblica popolare cinese, Qin Gang, hanno espresso il loro giudizio sullo stato delle relazioni tra i loro Paesi e gli Usa, in un momento storico di estrema difficoltà e di cambiamenti epocali.
Cosa pensa Pechino
La caotica ritirata statunitense dall’Afghanistan apre nuovi scenari per i tre giganti della geopolitica mondiale, costringendo ciascun attore a un riposizionamento strategico che segnerà gli anni a venire. Quanto sta avvenendo oggi in Asia è la diretta conseguenza delle politiche del passato, segnate inesorabilmente dal passaggio alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha rivoluzionato l’atteggiamento di Washington in particolare verso Pechino.
Ed è proprio questo che ha lamentato l’Ambasciatore Qin che, nel corso di una conferenza virtuale al National Committee on US-China Relations, ha evidenziato quanto profonda sia la ferita inferta dal precedente Commander in Chief. “La politica estrema verso la Cina portata avanti dalla vecchia amministrazione ha causato un serio danno alle nostre relazioni, e questa situazione non è cambiata. Sta continuando”.
L’Ambasciatore Qin ha parlato del rapporto tra la Cina e gli Stati Uniti in un panel al quale hanno partecipato anche l’ex segretario di Stato Henry Kissinger e Susan Thornton, funzionaria nell’amministrazione Trump. Quella di Qin è un’analisi cruda, che lascia spazio a un miglioramento purché Washington non voglia trattare la Cina da una “posizione di forza per vincere la guerra fredda. Ma non siamo l’Unione Sovietica. Il collasso dell’Unione Sovietica è stato causato da sé stessa”.
D’altro canto, come espresso dal plenipotenziario cinese, la nomenclatura del suo Paese è desiderosa “di rafforzare le comunicazioni con gli Stati Uniti nell’ambito della politica estera, dell’economia, della finanza, del quadro legislativo e militare, ricostruendo un meccanismo di dialogo” per capire in maniera precisa le intenzioni politiche e gestire correttamente le differenze in modo costruttivo.
Cosa pensa Mosca
Anche il Ministro Lavrov ha approfondito lo stato delle relazioni con Washington, partendo da un assunto specifico: i disaccordi delle nazioni occidentali e degli Stati Uniti con Mosca non porteranno a una “guerra calda”, come espresso dal capo della diplomazia russa. “Ciò non significa che le nostre controparti a Occidente non continueranno a complottare contro di noi, ma non ho alcun dubbio sul fatto che nessuno, nessun politico possa immaginare un conflitto”.
Ciononostante, secondo Lavrov nessuno può assicurare che non emergano nuovi conflitti regionali o instrastatali, così come visto, ad esempio, nei contesti del nord Africa, del Vicino Oriente, del Caucaso. Con un occhio attento all’Afghanistan, che cambierà inevitabilmente il corso degli eventi nell’Asia centrale, dove Mosca e Pechino sono direttamente interessate. Non a caso, nelle scorse settimane sono aumentate le esercitazioni congiunte tra gli eserciti dei due Paesi, che sembrano andare verso una più organizzata manovra militare congiunta, proprio in prospettiva della maggiore presenza statunitense nell’area dell’Indo-Pacifico.
Lavrov ha toccato il punto degli accordi sugli armamenti con gli States, spiegando che le nazioni non hanno ancora trovato un approccio comune verso le armi strategiche. “Ma la volontà di entrambi è di arrivare a un deal”, ha spiegato il Ministro russo. “Il nostro ragionamento è semplice: parliamo dell’inammissibilità di una guerra nucleare e di una guerra mondiale, come dichiarato dai Presidenti Putin e Biden. Noi proponiamo — ha aggiunto Lavrov — che tutte le armi strategiche, sia nucleari che convenzionali, sia offensive che difensive, siano soggette a un trattato con gli Americani”. Il prossimo round di colloqui sul tema avverrà nel mese di settembre.
Il Ministro Lavrov e l’Ambasciatore cinese Qin esprimono il loro giudizio sul rapporto con Washington: per i russi manca un approccio comune, per i cinesi la situazione è in peggioramento