I Talebani provano a uscire dall’isolamento, aprendo tavoli con le diplomazie europee. Eastwest segue da vicino…
È iniziata ieri a Oslo la prima visita dei Talebani in Europa, che può annoverarsi tra i primi tentativi di riaprire il Paese alla comunità internazionale.
Una delegazione dell’Emirato, guidata dal Ministro degli Esteri ad interim Amir Khan Muttaqi, incontrerà, nel corso di tre giorni, le autorità norvegesi, alcuni rappresentanti della comunità internazionale e diversi esponenti e attivisti della società civile afgana. In precedenza, rappresentanti del Governo talebano erano già stati in Russia, Iran, Qatar, Pakistan, Cina e Turkmenistan. A oggi, nessuno Stato, nemmeno nella regione, ha riconosciuto il Governo degli studenti coranici.
Ieri, si è parlato (a porte chiuse) dello stato dei diritti umani, mentre oggi e domani ci sarà l’incontro tra i leader talebani e i diplomatici di Stati Uniti, Unione europea, Francia, Regno Unito, Germania e Italia.
I delegati dell’Emirato islamico sono stati accolti da una piccola protesta davanti al Ministero degli Esteri, a Oslo. La Ministra degli Esteri norvegese, Anniken Huitfeldt, ha dichiarato che i colloqui non implicano una legittimazione del colpo di Stato di agosto, né un riconoscimento dell’attuale Governo. “Dobbiamo parlare con le autorità de facto del Paese. Non possiamo permettere che la situazione politica porti a un disastro umanitario ancora peggiore”, ha affermato Huitfeldt. “Sarebbe un errore sottoporre il popolo afghano a una punizione collettiva solo perché le autorità de facto non si comportano correttamente”, ha ribadito nei giorni scorsi anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Da quando i Talebani ad agosto scorso hanno preso il potere, la comunità internazionale ha congelato i fondi della Banca centrale e interrotto la maggior parte degli aiuti. Secondo le stime, il 97% della popolazione potrebbe finire sotto la soglia di povertà. Circa 24 milioni di persone soffrono oggi di profonda insicurezza alimentare e un milione di bambini rischia di morire di fame. Accogliere i Talebani a Oslo significa portare avanti battaglie importanti, ha continuato la Ministra Anniken Huitfeldt, “in particolare sull’educazione delle ragazze e sui diritti umani e sul diritto delle donne di partecipare nella società”.
Amnesty International ha pubblicato recentemente un report basato su interviste a diverse donne afgane del mondo delle professioni, in cui vengono denunciati gli abusi che i Talebani stanno applicando da quando sono rientrati al potere. “I Talebani hanno completamente chiuso le porte all’educazione per le donne”, ha detto Manizha Ramizy, assistente insegnante all’università di Kabul. “Nessuna delle mie colleghe può tornare a insegnare all’università”.
L’inviato speciale del Governo statunitense, Thomas West, ha sostenuto che, se i Talebani lasceranno tornare a scuola le studentesse, come promesso dal Ministro della cultura del Paese, gli Usa sono disposti a pagare lo stipendio degli insegnanti.
Intanto, il 21 gennaio scorso, l’Unione europea ha annunciato il ritorno di una delegazione diplomatica in Afghanistan, ribadendo che questa apertura non implica alcun riconoscimento del Governo. Il ritorno sul territorio è finalizzato a facilitare la consegna di aiuti umanitari e a monitorare la situazione. L’Ue ha annunciato sussidi per un valore di 268,3 milioni di euro per agevolare istruzione, salute e sicurezza della popolazione afghana.
Giuseppe Scognamiglio