I Giochi Olimpici dovevano essere un trampolino di lancio per Tokyo e invece si stanno rivelando un problema. Le aziende cancellano i contratti e le delusioni arrivano anche dal lato diplomatico
Forse alla fine si riveleranno un’opportunità, ma al momento sembrano essere soprattutto un problema. I Giochi Olimpici 2020 stanno creando non pochi grattacapi al Giappone, che ormai a poche ore dal via ufficiale della più importante manifestazione sportiva al mondo si trovano a fare la conta dei danni sanitari, economici e politici. Il premier Yoshihide Suga ha lanciato un appello a “essere uniti” e “portare a termine i Giochi con gli sforzi e la saggezza dell’umanità”. Ecco, il risultato massimo che sembra profilarsi all’orizzonte ora è quello di riuscire a portare a termine le Olimpiadi. Accantonato forse in maniera definitiva l’obiettivo di renderli un successo, sembra proprio che ci si dovrà accontentare di limitare i danni. “Come Tokyo 1964 marcò una nuova era per un Giappone dinamico in pace, così Tokyo 2020 darà all’umanità fede nel futuro”, ha detto il Presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach.
L’emergenza sanitaria
Ma per ora Tokyo è alle prese con problemi molto più concreti. Dal primo luglio a oggi sono 71 le persone risultate positive al Covid-19 tra quelle arrivate in Giappone e in qualche modo collegate alle varie delegazioni olimpiche. Un’atleta della squadra statunitense di ginnastica artistica è solo l’ultimo esempio di una lunga serie di casi, nel quale sono rientrati anche due calciatori della nazionale del Sudafrica, risultati positivi nonostante fossero completamente vaccinati. Nonostante questo, il Cio ha chiesto al Governo giapponese di considerare la possibilità di riaprire alcune gare (programmate per ora interamente a porte chiuse) dei Giochi al pubblico, nel caso il quadro dell’emergenza pandemica migliori nelle prossime settimane. Difficile che questo avvenga, considerato il clima che si è creato nell’opinione pubblica.
A Tokyo è stato dichiarato lo stato di emergenza fino al 22 agosto e la maggioranza dei giapponesi è contrario allo svolgimento dei Giochi. Secondo gli ultimi sondaggi, il 68% dei cittadini è contrario allo svolgimento regolare dei Giochi. Le precauzioni prese all’interno del villaggio olimpico non rassicurano i cittadini, che temono che la presenza di 18mila tra atleti e funzionari possa porre le basi di un mega focolaio. Nelle ultime settimane, la campagna vaccinale ha aumentato il proprio ritmo (inizialmente davvero molto lento) ma per ora solo poco più del 20% della popolazione di 126 milioni di abitanti è stata immunizzata e il 32,4% ha ricevuto almeno una dose del vaccino.
Delusioni economiche e diplomatiche
Ma i problemi non si fermano qui. Quattro elettricisti britannici e statunitensi sono stati arrestati per possesso di stupefacenti, un membro dello staff uzbeko è invece accusato di aggressione sessuale ai danni di una collega giapponese. Un atleta ugandese è invece sparito dal villaggio olimpico e si è dato alla macchia. C’è poi l’aspetto economico. Diversi sponsor hanno iniziato a consultare esperti per valutare il danno di immagine del venire collegati ai Giochi. Già, perché la manifestazione è talmente impopolare da aver convinto diversi brand che pubblicizzarla o ancora peggio farne parte possa comportare conseguenze negative a livello di affari e di reputazione. Persino Toyota, la casa automobilistica locale, ha deciso che non manderà più in onda gli spot televisivi registrati con gli atleti che partecipano alle gare. Una mossa clamorosa, se si considera che circa 200 olimpionici sono affiliati a Toyota, che aveva tra l’altro firmato con il Cio un accordo da quasi un miliardo di dollari. Meglio non badare a spese immediate per non alienarsi una fetta importante di pubblico in futuro. Anche altre 60 grandi aziende giapponesi si trovano di fronte allo stesso dilemma. Asahi, Panasonic, Fujitsu e Ntt hanno seguito l’esempio di Toyota e hanno disertato la cerimonia di inaugurazione in programma per venerdì 23 luglio.
Delusioni anche dal punto di vista diplomatico. Le Olimpiadi erano state anche individuate come l’occasione per rilanciare i rapporti con la Corea del Sud. Tanto che era prevista una visita del Presidente coreano Moon Jae-in, il quale avrebbe dovuto incontrare Suga. Il viaggio doveva restare segreto ma i media giapponesi lo hanno reso pubblico, causando le ire di Seul. Non solo. Il vicecapo dell’ambasciata nipponica in Corea, Hirohisa Soma, ha paragonato nei giorni scorsi i tentativi di Moon di riavvicinarsi al Giappone come atti di “masturbazione”. Offesa che ha causato la cancellazione della visita di Moon, nonostante la rimozione dello stesso Soma.
L’impopolarità di Suga
Le conseguenze economiche per Tokyo rimarranno comunque limitate, visto che i 15,4 miliardi spesi per organizzare l’evento sono già stati iscritti a bilancio negli anni scorsi. Le conseguenze possono semmai diventare soprattutto politiche. La maggioranza dei giapponesi ritiene che il Governo non sia in grado di fronteggiare in maniera adeguata la nuova ondata di contagi e il gradimento nei confronti del Primo Ministro Suga è ai minimi storici: 35,9%. Non un buon viatico, in vista delle elezioni generali di fine ottobre. Suga ha dissipato i dubbi e ha chiarito che intende restare al suo posto. A settembre il Partito liberaldemocratico, che nonostante tutti i problemi sembra come sempre senza rivali alle urne, deciderà quale sarà il suo candidato. Un segmento del partito critica Suga per la gestione della pandemia, ritenuta insoddisfacente, e il suo stesso predecessore Shinzo Abe appare scettico sull’operato dell’erede. Eppure, l’assenza di candidati forti potrebbe comunque salvare Suga, che potrebbe essere in serio rischio solo con l’esplosione di un nuovo focolaio interno causato dai Giochi Olimpici. L’evento che doveva essere un trampolino di lancio non solo per Suga ma per l’intero Giappone rischia di rivelarsi una patata bollente.
I Giochi Olimpici dovevano essere un trampolino di lancio per Tokyo e invece si stanno rivelando un problema. Le aziende cancellano i contratti e le delusioni arrivano anche dal lato diplomatico