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Cinque anni decisivi


La nuova governance europea: non più solo due gruppi a dire la loro, ma quattro. E l'Italia deve ancora individuare il suo commissario...

La Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Primo Ministro lussemburghese Xavier Bettel a Bruxelles. REUTERS/Yves Herman/Contrasto

La nuova governance europea: non più solo due gruppi a dire la loro, ma quattro. E l’Italia deve ancora individuare il suo commissario…

Del resto, l’ultimo laborioso processo per la nomina dei cinque “Top Jobs” europei ossia i Presidenti della Commissione, del Parlamento, del Consiglio Ue, della Bce e dell’Alto Rappresentate per la Politica estera e di sicurezza comune ha evidenziato tutte le difficoltà in cui si sta muovendo la nomenklatura europea. A differenza del 2014 tutto è diventato oggi più difficile con la rottura del tradizionale duopolio Ppe-socialisti. La maggioranza nell’Europarlamento vede infatti oggi alleati anche i liberali di Alde e i Verdi complicando il puzzle delle nomine nel quale sono coinvolti non più solo due gruppi ma quattro. Innanzi tutto il metodo degli “spitzenkandidaten”, ossia i candidati scelti dalle forze politiche, che nel 2014 aveva portato Jean-Claude Juncker sulla poltrona più alta della Commissione questa volta non ha funzionato come ci si aspettava. Il candidato del Ppe, Manfred Weber pur avendo raccolto il maggior numero di voti, non ha avuto infatti il sostegno di socialisti e liberali oltre a non godere affatto della simpatia del Presidente francese, Emmanuel Macron.

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