Ieri a Bruxelles, le due organizzazioni hanno firmato una dichiarazione congiunta per cooperare sulle sfide del presente e del futuro: dalla Russia alla Cina, dai cambiamenti climatici alla sicurezza delle infrastrutture
Può sembrare un passaggio scontato la firma della nuova dichiarazione congiunta tra Nato e Unione Europea avvenuta a Bruxelles nella giornata di ieri ma, in realtà, viste le tempistiche lunghe e le annose trattative tra le varie cancellerie, non lo è affatto. Basti pensare che, inizialmente, i più fiduciosi tra gli addetti ai lavori speravano di far sottoscrivere la joint declaration già lo scorso giugno nel corso del Summit Nato di Madrid, quando i Paesi membri del Patto Atlantico adottarono lo Strategic Concept che ha riformulato le sfide dell’Alleanza, con occhio di riguardo non solo alla Russia ma anche alla Cina e all’Indo-Pacifico.
Invece, nonostante la forte presa di posizione delle due organizzazioni nei confronti di Mosca e il supporto all’Ucraina invasa, c’è voluto più tempo del previsto per delineare una dichiarazione che accontentasse tutti, con richieste di riformulazione, da parte dei singoli Stati, di alcuni passaggi cruciali, sia in riferimento alla Federazione (come imposto dalla Turchia) che alla Repubblica Popolare (come voluto dalla Germania). Posizioni differenti che non nascondono le relazioni che, ad esempio, Ankara mantiene con Mosca e che Berlino desidera avere con Pechino ma che, in questo preciso momento storico, necessitano una revisione generale sospinta dalla maggioranza dei Paesi.
Viste le crescenti sfide e il cambio di paradigma nelle relazioni internazionali, Nato e Ue trovano un nuovo linguaggio e risposte comuni da indirizzare in molteplici campi. Non solo il riferimento al bisogno di indipendenza dell’Ucraina e la richiesta al ritiro dell’esercito di Mosca, ma anche azioni concrete da impostare per la sicurezza, legata in primis al cambiamento climatico e alle minacce informatiche. Da qui l’invito alla resilienza rivolto alla società civile contro la manipolazione dei Paesi terzi, che è stata oggetto di sanzioni nel corso del 2022, che si allargheranno ad altre realtà nel nuovo anno appena iniziato.
In parallelo, i tre firmatari della dichiarazione congiunta, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e il Segretario Generale Jens Stoltenberg, concordano sul bisogno di controllo per le infrastrutture sensibili, col caso del sabotaggio del Nord Stream eloquente dei pericoli che possono derivare dalla mancata funzionalità di reti sensibili e necessarie per la tenuta della stabilità del continente europeo. Con l’attenzione che si sposta a Bielorussia e Iran, che supportano le azioni russe sia in Ucraina che altrove.
La firma della joint declaration 2023 segue i precedenti accordi instaurati tra Nato e Ue nel corso degli ultimi 20 anni, con l’istituzionalizzazione delle relazioni avvenuta nei primi anni 2000, iniziata con la promozione della responsabilità europea in materia difensiva. Nel 2010, nel Summit Nato di Lisbona, l’Alleanza ha chiesto il miglioramento della partnership strategica con l’Ue, consolidata con nuovi protocolli nel 2016 (con la prima joint declaration sottoscritta) e nel 2017. Si arriva poi alla dichiarazione congiunta del 2018, che ha allargato le basi della cooperazione ai rischi chimici, nucleari, biologici e radiologici e alla promozione di agende per la pace, per la sicurezza e per l’empowerment femminile.
Oggi, come specificato da Stoltenberg, la joint declaration “riconosce il valore di quanto la forza difensiva europea contribuisce positivamente alla nostra sicurezza, complementare ed interoperabile con la Nato”. Per von der Leyen, “portiamo la partnership al next level”, mentre Michel nota come “la guerra della Russia contro l’Ucraina abbia rafforzato Ue e Nato”. Sono 21 su 27 gli Stati membri Ue appartenenti alla Nato, con la prospettiva che anche Svezia e Finlandia entrino nel Patto Atlantico nel prossimo futuro. “Con il loro accesso all’organizzazione, la Nato proteggerà il 96% dei cittadini dell’Unione Europea”, ha ricordato il Segretario Generale.