Washington cerca di snellire i processi decisionali in riferimento ai rapporti con la Cina affidandosi a una figura esperta dell’area. Intanto prosegue la visita della Segretaria al Commercio Gina Raimondo: si punta a salvaguardare l’interscambio tra i due Paesi
Il rapporto altalenante degli Stati Uniti con la Cina è oggetto di continua discussione negli ambienti politici e decisionali, specie in un momento che vede la competizione tra i due giganti delle relazioni internazionali nella sua massima rappresentazione. Tuttavia, ciò non significa chiusura del dialogo sull’asse Washington-Pechino: come evidenziato negli ultimi mesi, sono numerosi gli esponenti di alto livello Usa che si sono recati nella Repubblica Popolare, con l’obiettivo di comprendere fino in fondo l’intensità della frattura politica ed, eventualmente, lo spazio di manovra per rendere il più semplice possibile il contatto tra le due sponde del Pacifico.
Non a caso, proprio in questi giorni la Segretaria al Commercio Gina Raimondo è nella nazione guidata dal Presidente Xi Jinping per cogliere lo stato dell’arte della volontà di prosieguo d’interscambio economico tra gli Stati Uniti e la Cina, del valore di 700 miliardi di dollari. Cifre considerevoli e “profondamente importanti: fondamentale che ci sia una stabile relazione economica”, ha detto l’esponente dell’amministrazione di Joe Biden. Per Raimondo, “la forte economia cinese è una buona cosa”, notando le opportunità esistenti nel commercio bilaterale, purché non riguardino “questioni di sicurezza nazionale, dove non esiste spazio per il compromesso”.
Una nota decisa ma che lascia ampio respiro allo sviluppo delle relazioni commerciali tra le due nazioni, ribadito nel corso della sua missione in terra cinese della durata di quattro giorni. “La maggior parte della nostra relazione commerciale, così come gli investimenti, non riguardano la sicurezza nazionale. Per questo motivo — ha spiegato la Segretaria — siamo impegnati nella promozione di trade and investment nelle aree che possono portare maggiori benefici ad entrambi”. Raimondo sottolinea che il piano — e la conseguente speranza — è che legami economici correttamente attuati possano stabilizzare la relationship politica.
Il tutto, in un quadro che vede Washington e Pechino ai ferri corti sulla questione Taiwan, relativamente all’Indo-Pacifico e circa il controllo sull’export di asset strategici. Una svolta positiva arriva dai gruppi di lavoro guidati da Raimondo e il Ministro al Commercio cinese Wang Wentao, che sono giunti alla decisione di creare un meccanismo per lo scambio di informazioni. Come si legge nella nota del Ministero del Commercio cinese, MOFCOM, Raimondo e Wang hanno annunciato nuovi canali di comunicazione tra i dicasteri e un working group che si incontrerà due volte l’anno al livello di Vice Ministri, mentre i responsabili del commercio una volta l’anno. “Inoltre — si scrive nel comunicato — avviamo lo scambio d’informazioni sul controllo dell’export, che servirà da meccanismo per spiegare le rispettive limitazioni alle esportazioni, migliorando in questo modo le comunicazioni”.
Il viaggio dell’esponente dell’amministrazione Usa avviene proprio nei giorni in cui si discute di alcuni cambi al vertice negli uffici dediti alle policy verso la Cina. Come raccontato da Reuters, il Dipartimento di Stato sarebbe pronto a nominare Mark Lambert, diplomatico di lungo corso, come Deputy Assistant Secretary per la Cina e Taiwan, sostituendolo a Rick Waters che ha lasciato l’incarico lo scorso giugno. Waters ricopriva anche il ruolo di responsabile dell’Office of China Coordination, conosciuto anche come China House, unità creata lo scorso anno per unire le varie tematiche riguardanti l’area geografica.
Ancora non è stato dato l’annuncio ma, come nota l’agenzia di stampa, la sensazione è che — seppur non è automatica la proposta di direzione della China House — Lambert influenzerà ampiamente l’indirizzo dell’organismo, oggetto di critiche, respinte al mittente dal Dipartimento di Stato, per via di un processo decisionale ritenuto fin troppo ingabbiato dagli aspetti burocratici, per un ufficio che dovrebbe prendere decisioni straordinariamente importanti.
Il Department of State difende il lavoro dell’Office of China Coordination, sostenendo che ha “facilitato il coordinamento tra il mondo diplomatico e quello politico con il risultato di aver permesso una risposta al caso dei palloni di sorveglianza cinesi, avvisando partner e alleati mondiali del programma globale avviato dalla Cina”. In attesa di comprendere gli sviluppi sulla nomina di Lambert, le relazioni tra Stati Uniti e Cina proseguono accidentate su alcuni temi, spedite su altri, a dimostrazione della complessità del rapporto esistente tra i due giganti delle relazioni internazionali.
Il rapporto altalenante degli Stati Uniti con la Cina è oggetto di continua discussione negli ambienti politici e decisionali, specie in un momento che vede la competizione tra i due giganti delle relazioni internazionali nella sua massima rappresentazione. Tuttavia, ciò non significa chiusura del dialogo sull’asse Washington-Pechino: come evidenziato negli ultimi mesi, sono numerosi gli esponenti di alto livello Usa che si sono recati nella Repubblica Popolare, con l’obiettivo di comprendere fino in fondo l’intensità della frattura politica ed, eventualmente, lo spazio di manovra per rendere il più semplice possibile il contatto tra le due sponde del Pacifico.