Il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta conoscendo una piccola rivoluzione che riguarda i salari, i tempi e i modi di vita. E Biden che dice agli imprenditori “Pagateli di più” contribuisce a cambiare le cose…
Con le riaperture tornano i turisti e con loro la necessità di assumere personale nell’industria dell’accoglienza e della ristorazione. È un tema di cui in Italia si discute molto. Negli Stati Uniti si assiste a qualcosa di molto simile ma la retorica politica non è esattamente la stessa. In molti avranno sentito o letto della battuta del Presidente Biden: “Mi hanno chiesto: Lo sai che gli imprenditori non riescono a trovare personale? Ho risposto: Pagateli di più e li troverete”. Più o meno è quello che sta succedendo.
A giugno l’occupazione nel settore del tempo libero e dell’ospitalità è cresciuta di 343.000 unità di lavoro aggiunti, più della metà in ristoranti e bar. Anche il disastrato settore del commercio al dettaglio, che nei mesi delle chiusure si è visto soffiare porzioni notevoli di business da Amazon e dal resto del commercio online, ha aggiunto 67.000 posti di lavoro, soprattutto nell’abbigliamento. Per il terzo mese consecutivo crescono i salari medi, una cosa che il Bureau of Labor Statistics imputa alla forte domanda dovuta alla ripresa.
La battuta del Presidente veniva però dalla polemica politica repubblicana e della Camera di Commercio nazionale che sosteneva che i sussidi di disoccupazione – voluti dal Congresso e promossi dal Presidente per rispondere alla crisi da pandemia – consentissero ai lavoratori di non accettare i salari offerti dagli imprenditori del settore della ristorazione. Se siete italiani questa polemica l’avete già sentita ripetere da settimane in occasione dell’avvio della stagione turistica.
L’occupazione cresce
Ma cosa sta succedendo in America dunque? Come mai l’occupazione torna a crescere anche in quei settori? Semplice, gli imprenditori hanno aumentato le paghe e, oggi, la paga media nel settore della ristorazione è sopra i 15 dollari l’ora. Si tratta di una piccola rivoluzione. Coloro tra i nostri lettori che hanno viaggiato negli Stati Uniti sanno che quando si mangia o beve in un locale occorre sempre lasciare una mancia che oscilli tra il 15% e il 20%. La somma di quelle mance è il grosso del salario dei camerieri, barman e altro personale. Naturalmente, chi lavora in un ristorante di successo da 100 dollari a coperto può portare a casa un bel gruzzolo, ma chi lavora in un diner con pochi clienti può trovarsi ad avere una paga da fame.
La dinamica del mercato del lavoro di questi mesi ci dice che la pandemia – e anche il dibattito politico che vede un Presidente dire “pagateli di più” invece di “abolite i sussidi” – sta cambiando le cose. Tra l’altro, con gli aumenti nel settore della ristorazione e in altri comparti a bassa qualifica, crescono anche le paghe per le fasce basse in altri settori che, altrimenti, rischierebbero di perdere impiegati. Inoltre, ricordiamolo, per mesi si è parlato dell’importanza del lavoro “di frontiera”, che si trattasse delle infermiere o di coloro che portavano i pacchi e i pasti nelle case.
Cambiano i modi di vivere
Le novità e gli aumenti riguardano anche un cambiamento di prospettiva dei lavoratori che durante l’ultimo anno sono rimasti disoccupati. Questa sospensione della vita lavorativa, accompagnata dal sostegno economico pubblico che ha consentito a molti di superare la crisi senza finire rovinati, ha fatto riflettere molti. Specie quelli che lavorano nei settori a bassa qualifica a paga bassa. Un sondaggio condotto dal Pew Research Center durante il picco della disoccupazione segnalava come i disoccupati provenienti dai settori a bassa qualifica fossero i più pessimisti e stressati ma, al contempo, come stessero ragionando sulla necessità di cambiare settore.
Ma c’è di più: lo stare a casa, la possibilità di non dover fare ore di pendolarismo, la possibilità di conciliare meglio il tempo di lavoro con le necessità della vita hanno fatto riflettere le persone sulla possibilità di vivere meno di corsa – che è una caratteristica della vita nelle metropoli e nella suburbia attorno ad esse. Un sondaggio condotto da Morning Consult ha rilevato che l’87% dei lavoratori americani che hanno lavorato a distanza durante la pandemia “preferirebbe continuare a lavorare a distanza almeno un giorno alla settimana. Tra tutti i lavoratori, il 68% dice che un modello di posto di lavoro ibrido è l’ideale”. I sondaggisti segnalano che si tratta di un aumento a due cifre rispetto a un sondaggio simile condotto nell’autunno che precedeva il coronavirus. Quasi la metà degli intervistati segnala di voler cercare un lavoro che gli consenta di avere almeno un giorno a settimana da lavorare a casa, ma di non voler dire del tutto addio al lavoro in presenza.
C’è un’ulteriore spiegazione alla mancanza di lavoro per posti che pagano poco o che richiedono molto: per mesi le scuole e le strutture di servizi all’infanzia sono state chiuse e il lavoro di cura è ricaduto sulle famiglie. A milioni di persone, se sottopagate, non conviene cercare un lavoro per poi dover spendere più di quanto guadagnano per pagare una baby sitter a tempo pieno.
In sostanza, dunque, il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta conoscendo una piccola rivoluzione che riguarda i salari, ma anche i tempi e i modi di vita. In fondo si tratta di questioni che venivano messe sotto al tappeto da anni. Non sappiamo se sarà duratura, ma sappiamo che a determinarla concorrono diversi fattori, economici, politici e persino culturali.
Con le riaperture tornano i turisti e con loro la necessità di assumere personale nell’industria dell’accoglienza e della ristorazione. È un tema di cui in Italia si discute molto. Negli Stati Uniti si assiste a qualcosa di molto simile ma la retorica politica non è esattamente la stessa. In molti avranno sentito o letto della battuta del Presidente Biden: “Mi hanno chiesto: Lo sai che gli imprenditori non riescono a trovare personale? Ho risposto: Pagateli di più e li troverete”. Più o meno è quello che sta succedendo.