A margine dei lavori del G20, potrebbe arrivare la firma del Memorandum of Understanding tra i Paesi: per la Casa Bianca un modo per bilanciare le mire della Cina in Medio Oriente ma anche per avvicinare Israele a Riad
Un maxi progetto ferroviario che collegherà i Paesi arabi e del Golfo esteso ai porti dell’India attraverso reti marittime, le speranze degli Stati Uniti di un accordo tra Arabia Saudita e Israele, l’obiettivo di contenimento della Cina per frenare l’espansione della Belt and Road Initiative. Dal G20 di Nuova Delhi, azzoppato dalla mancata presenza del Presidente Xi Jinping, potrebbe scaturire, a margine dei lavori degli incontri tra i leader dei Paesi invitati, una proposta infrastrutturale senza precedenti e pregnante di significati geopolitici, tra bilanciamento degli equilibri nella vasta area mediorientale, risoluzione di storici dissidi tra Stati e sviluppo economico indotto dalla volontà primaria Usa.
È Washington, infatti, a capo delle manovre dell’iniziativa che vede il Presidente Joe Biden in prima linea nell’anno precedente alle elezioni. È fondamentale per l’inquilino della Casa Bianca siglare un accordo in questa fase temporale, dato che nel 2024 sarà impegnato nella battaglia per il mantenimento del ruolo di Commander in Chief, che lo vedrà probabilmente sfidare nuovamente Donald Trump, impelagato nei problemi giudiziari per l’assalto a Capitol Hill. Un quadro complicato dalle tensioni legate alla guerra in Ucraina e il dibattito interno negli States sugli aiuti militari a Kiev, e il crescente malcontento verso il leader democratico, a picco nei sondaggi.
Lo scoop sul megaprogetto infrastrutturale è di Axios, che racconta l’imminente, probabile accordo già per la giornata odierna. Se i Paesi coinvolti troveranno la giusta quadra, si aprirebbero ulteriori spiragli come l’incontro tra Biden e il Principe Mohammed bin Salman, preso di mira dall’allora candidato alla presidenza Usa nel corso della campagna elettorale del 2020, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. In questa fase, sembra che l’amministrazione democratica abbia abbandonato le preoccupazioni riguardo la gestione dei diritti umani nel Paese dei Saud, preferendo un approccio pragmatico e utilitaristico per spingere Riad verso l’apertura delle relazioni con Israele e rallentare il ruolo di Pechino nella regione, specie dopo la mediazione tra Arabia Saudita e Iran.
L’avvicinamento delle nazioni dell’area con Israele è un punto oramai centrale della diplomazia Usa che, con gli Accordi di Abramo sottoscritti grazie all’impulso dell’ex Presidente Trump, ha dato il via a una serie di normalizzazioni tra Tel Aviv e i Paesi arabi, in particolare con Emirati Arabi Uniti (non a caso coinvolti nel progetto di collegamento ferroviario), Bahrein e, successivamente, con Sudan e Marocco. Tuttavia, la questione palestinese torna più viva che mai nelle negoziazioni che vedono Arabia Saudita e Israele dialogare per un possibile avvicinamento, ma quanto avvenuto in Libia con l’incontro tra i Ministri degli Esteri a Roma è un monito da tenere in considerazione quando si parla di avvicinamento diplomatico allo Stato Ebraico.
Proprio Israele è stata fautrice dell’idea di collegamento ferroviario interregionale: nel corso del business forum I2U2, la nazione guidata dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha pensato di coinvolgere l’expertise indiana per la realizzazione di un simile progetto. Il forum, nato nel 2021 con l’obiettivo di controbilanciare l’influenza cinese in Medio Oriente, nasce per discutere progetti infrastrutturali dalla potenzialità strategica per la regione, cogliendo ora i primi frutti di un lavoro di numerosi anni. Gli Usa hanno voluto allargare i lavori all’Arabia Saudita, con lo stesso Netanyahu che più volte recentemente ha tirato in ballo Riad e un collegamento ferroviario diretto tra le nazioni per raggiungere più facilmente la penisola araba per finalità commerciali.
La firma sul Memorandum of Understanding potrebbe giungere nella giornata odierna: sarebbe una risposta plateale degli States alla Cina, che avverrebbe nel corso del G20 — snobbato da Xi — davanti al resto delle nazioni partecipanti. Quella Usa una risposta non troppo velata anche all’allargamento del BRICS — di cui l’India fa già parte — ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (oltre a Egitto, Iran, Etiopia e Argentina), notizia che ha conquistato le prime pagine dei giornali internazionali nelle scorse settimane viste le potenzialità del fenomeno.
L’assenza del Presidente cinese è stata interpretata come un messaggio, alla comunità globale, di visione indebolita del forum multilaterale, con il BRICS che per Pechino diventa nuovo format di discussione delle problematiche mondiali, con prospettive in forte crescita. Significativa la partita giocata da sauditi e emiratini, che trovano un pericoloso equilibrio nei rapporti sia con Stati Uniti e Cina, ma anche dell’India che, nonostante la vicinanza alla Russia, viene considerata ad Occidente strumentalmente indispensabile per la gestione del contenimento cinese nell’Indo-Pacifico, utile anche nei progetti in Medio Oriente.