Almeno 15 assemblee legislative statali hanno approvato, o intendono farlo, leggi che limitano il potere delle autorità sanitarie su quello che possono o non possono imporre per contenere la pandemia
Polemiche astruse e teorie balzane false sui vaccini, conflitti di competenza e casi in aumento. Se il successo dell’avvio della campagna vaccinale aveva fatto sperare l’amministrazione Biden di essersi messo il Covid-19 alle spalle, l’estate 2021 è un brusco risveglio. Come del resto nella maggior parte del mondo sviluppato che a fine maggio aveva la stessa sensazione.
La scorsa settimana il numero medio di vittime da virus è cresciuto, molto lentamente, così come il numero di persone ricoverate. All’inizio del mese la media dei nuovi casi settimanali era attorno ai 13mila, mentre la scorsa settimana erano quasi 60mila. La Florida, un esempio estremo, non ha mai avuto un numero così alto di ospedalizzati. Il problema – come stupirsi? – sono i vaccini. Non nel senso che uccidono o non funzionano, ma nel senso che il numero di persone che si reca nei centri a farsi vaccinare è in brusca frenata: tra il 22 maggio e il 22 giugno il numero di persone che avevano completato il ciclo era cresciuto del 10%, nel mese successivo del 2%. Negli Stati dove il numero di vaccinati è più basso – Florida, Arkansas, Missouri, Mississippi, Louisiana, Nevada – il numero di ospedalizzazioni cresce a ritmi più alti che altrove.
Come altrove e come in Italia, il paradosso è che il tema e le divisioni sono anche e molto politiche. Il New York Times racconta della contea di Shreveport, in Louisiana, uno dei cluster della variante Delta che rischia di divenire un problema per il resto del Paese, dove i funzionari della Sanità devono contrastare la pandemia di balle sui vaccini: l’amministrazione Biden starebbe schedando i non vaccinati porta-a-porta e i vaccini sono una terapia sperimentale sul dna che ha già ucciso migliaia di persone, si racconta alle manifestazioni che per semplicità chiameremo no vax. Il sindaco della città ha annunciato il ritorno dell’obbligo di mascherina. A inizio luglio, nelle contee dove Biden ha vinto le elezioni il tasso di vaccinazione era del 46,7%, l’11% in più di quelle dove ha vinto Trump. Nei sondaggi, tra i democratici la contrarietà e i dubbi sui vaccini sono al 18%, tra i repubblicani superano il 40%.
“È una pandemia tra i non vaccinati”, ha detto Anthony Fauci alla CNN. “È come se ci fossero due Americhe. C’è la parte non vaccinata molto vulnerabile e c’è la parte vaccinata relativamente protetta”. Vaccinazioni e regole da rispettare sono però un tema politico.
Almeno 15 assemblee legislative statali hanno approvato – o hanno in programma di farlo – leggi che impongano limiti su quello che le autorità sanitarie o i governatori e sindaci possono o non possono fare per contenere la pandemia. In Montana si è vietata la quarantena, mentre in North Dakota si vieta l’uso obbligatorio di mascherina. Come evidente si tratta di scelte eminentemente politiche basate sull’idea che le autorità pubbliche non hanno il diritto di limitare le libertà individuali in nessun modo e per nessuna ragione. Negli stessi Stati, naturalmente, viene punito il possesso di eroina, il fumo nei locali o è obbligatorio l’uso della cintura di sicurezza. Le libertà individuali, la paura che le autorità superino i limiti democratici nell’imporre regole e restrizioni, pure un tema serio, sono una foglia di fico per politicizzare lo scontro sul Coronavirus e generare consenso tra chi non vuole regole o rifiuta di farsi vaccinare.
Le leggi approvate in questi Stati sono il prodotto di un lavoro di gruppi e think tank conservatori che forniscono agli eletti repubblicani leggi modello da adattare ai contesti locali. Tra questi c’è l’ALEC, American Legislative Exchange Council, una struttura che negli anni ha prodotto i modelli di legge che consentono la legittima difesa “estrema” (le leggi stand your ground), che impongono restrizioni al voto e rendono più difficile il lavoro dei sindacati. Lo scontro è anche con alcuni governatori repubblicani che prendono decisioni per contrastare la pandemia e hanno la necessità di mantenere il consenso in Stati dove la forza del partito di Trump non è tale da rendere qualsiasi loro azione ininfluente dal punto di vista elettorale. La preoccupazione per la situazione tocca anche i vertici repubblicani: giorni fa il leader della minoranza del Senato, Mitch McConnell, ha invitato gli americani a vaccinarsi, lo stesso ha fatto la governatrice dell’Alabama Ivey. Persino il governatore della Florida De Santis, che ha fatto della “libertà” una bandiera nei primi mesi della pandemia, ha invitato a vaccinarsi. D’altro canto, i più trumpiani ed estremi tra i legislatori repubblicani mantengono le loro posizioni lunatiche e le loro voci sono una presenza fissa nei circuiti mediatici conservatori.
Almeno 15 assemblee legislative statali hanno approvato, o intendono farlo, leggi che limitano il potere delle autorità sanitarie su quello che possono o non possono imporre per contenere la pandemia