Vaccini: l’Oms autorizza il siero cinese Sinopharm
L'Oms ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino cinese Sinopharm: una vittoria per Pechino, che usa la distribuzione dei propri sieri all’estero come uno strumento geopolitico
L’Oms ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino cinese Sinopharm: una vittoria per Pechino, che usa la distribuzione dei propri sieri all’estero come uno strumento geopolitico
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino contro il coronavirus prodotto dalla società statale cinese Sinopharm, aprendo alla possibilità di una sua inclusione nel programma Covax, che si prefigge di garantire l’equità di accesso ai vaccini nel mondo.
Per il momento non è stato annunciato un accordo tra Sinopharm e Covax, che sembra però probabile: Gavi, una delle organizzazioni che guida il programma, ha accolto con favore la notizia; il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom, ha detto che l’autorizzazione “espande la lista dei vaccini anti-Covid-19 che Covax può acquistare”. L’efficacia dei vaccini cinesi – oltre a Sinopharm, anche Sinovac ne ha sviluppato uno – è inferiore rispetto a quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna, ma la loro somministrazione è comunque utile a contrastare la malattia.
Una vittoria per la Cina
A prescindere dagli aspetti sanitari, da un punto di vista geopolitico l’autorizzazione dell’Oms è una vittoria per Pechino, che utilizza la distribuzione dei propri sieri all’estero come uno strumento per l’espansione della propria influenza. In questa competizione – se ne parla come di “diplomazia dei vaccini” – la Cina è stata sfidata soprattutto dall’India, la maggiore produttrice di farmaci e vaccini, che ha però rinunciato al suo ruolo di esportatrice per via dell’aggravarsi dell’epidemia in patria.
Centinaia di dosi dei vaccini di Sinopharm e Sinovac sono già state esportate in numerosi Paesi in Asia, America Latina e Africa. Gli esperti tuttavia si domandano se Pechino sarà in grado di realizzare tutte le sue ambizioni e portare avanti la campagna di vaccinazione domestica garantendo, contemporaneamente, forniture al programma internazionale Covax. Dopo una partenza lenta, infatti, la Cina vuole ora vaccinare il 40% della sua popolazione – la più numerosa al mondo: 1,4 miliardi di persone – entro la fine di giugno, somministrando 10 milioni di dosi al giorno. Al momento però Sinopharm e Sinovac garantiscono una produzione quotidiana di circa 12 milioni di dosi.
L’annuncio degli Stati Uniti e la risposta dell’Europa
Un anno fa il Presidente cinese Xi Jinping aveva detto che avrebbe reso il vaccino cinese un “bene pubblico globale”, in modo da garantirne l’accessibilità ai Paesi meno sviluppati. Questa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato di essere favorevoli alla sospensione dei brevetti per i vaccini, che potrebbero così venire prodotti anche da aziende diverse da quelle in possesso della proprietà intellettuale.
La decisione è controversa da un punto di vista economico – le aziende farmaceutiche sono infatti contrarie – e complicata da quello logistico, ma la mossa di Washington è motivata da calcoli diversi, geopolitici: l’amministrazione di Joe Biden vuole cioè presentare gli Stati Uniti come una potenza generosa e solidale verso i più deboli (lo ha scritto bene David Carretta sul Foglio), migliorandone la reputazione internazionale e rispondendo alla diplomazia vaccinale di Pechino.
L’annuncio dell’amministrazione Biden ha colpito però gli alleati europei, contrari alla proposta – soprattutto Francia e Germania –, facendoli passare per “quelli cattivi”. Venerdì la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha cercato infatti di spostare il discorso dai brevetti alle esportazioni dei vaccini, per limitare il danno d’immagine e contrattaccare.
Von der Leyen ha detto che “l’Unione europea è l’unica regione continentale, democratica al mondo che sta esportando su larga scala” e che circa la metà dei vaccini contro il coronavirus prodotti in Europa vengono inviati in quasi novanta Paesi, inclusi quelli che rientrano nel programma Covax. “Invitiamo tutti coloro che partecipano al dibattito per la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale a unirsi a noi e impegnarsi a esportare una quota importante di quello che viene prodotto”.
Si riferiva agli Stati Uniti, che hanno destinato all’utilizzo interno praticamente tutte le dosi di vaccino prodotte. Hanno inviato poco più di 4 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca – di cui non hanno tuttavia autorizzato l’uso in territorio americano – al Messico e al Canada, ed entro la fine di giugno ne esporteranno all’estero altre 60 milioni.
L’Oms ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino cinese Sinopharm: una vittoria per Pechino, che usa la distribuzione dei propri sieri all’estero come uno strumento geopolitico
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino contro il coronavirus prodotto dalla società statale cinese Sinopharm, aprendo alla possibilità di una sua inclusione nel programma Covax, che si prefigge di garantire l’equità di accesso ai vaccini nel mondo.
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