Il profilo del votante di Vox si basa su tre elementi: altezza del reddito, presenza di immigrazione e tradizione conservatrice, ma nelle ultime politiche si è esteso anche a municipi con redditi medio-bassi
All’indomani dell’attacco squadrista alla sede nazionale della Cgil e a una settimana dal ballottaggio per il sindaco di Roma, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si recò a Madrid per incontrare Santiago Abascal e partecipare alla convenzione del suo partito, Vox, la formazione politica che in Spagna incarna il neofranchismo. Meloni aveva incontrato Abascal in occasioni precedenti, confermando il suo impegno a un lavoro comune per costruire “l’Europa dei patrioti, un’Europa alternativa di Stati liberi e sovrani”.
Sempre di più si parla dell’esistenza di un’internazionale neofascista anche in Europa, sulla scia del movimento americano QAnon, qualcosa di cui c’erano segnali già prima dell’epidemia da Covid-19. I sindacati europei ne hanno coscienza da tempo e cercano di capire come si possa fronteggiare un fenomeno che inizia ad avere un suo radicamento anche nei luoghi di lavoro.
Il partito Vox
Vox non è un partito indistinto della destra spagnola. Il suo leader sostiene che il Governo di Pedro Sánchez è il peggiore della storia spagnola degli ultimi ottant’anni e ammette la presenza nel suo partito di estimatori dell’opera di Franco. Il programma che ha recentemente presentato nella sua Agenda España in alternativa all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, conferma la piattaforma politica degli inizi: ostilità nei confronti dei movimenti delle donne e Lgbtiq, soppressione dei diritti di cittadinanza, negazione della violenza di genere, rifiuto della Memoria democratica, xenofobia contro la presunta minaccia d’islamizzazione, liberismo economico, ricentralizzazione dello Stato e sovranismo giudiziario contro la preminenza del diritto comunitario.
L’entrata di Vox nelle istituzioni dello Stato inizia con le elezioni andaluse del 2018 dove ottiene 12 seggi, diventando indispensabile per un Governo delle destre nella Comunità. Nella ripetizione delle elezioni politiche spagnole celebrate nel novembre 2019, Vox è votato da oltre tre milioni e mezzo di persone, quasi un milione in più rispetto alle elezioni dell’aprile precedente e, con 52 seggi, diventa la terza forza politica dell’arco parlamentare. Il partito di Abascal porta in parlamento rappresentanti di quasi tutte le Comunità Autonome, con l’eccezione di Paesi Baschi, Galizia, Navarra e La Rioja. Da quel momento, il suo è un percorso ascendente nelle istituzioni spagnole.
Nelle elezioni delle Comunità Autonome celebrate prima, nel maggio 2019, Vox si era presentato ovunque, ottenendo rappresentanza in dieci di loro. Alcune Comunità però avrebbero tenuto le loro elezioni solo successivamente. Come la Galizia e i Paesi Baschi, nel luglio 2020, che fruttano a Vox un’unica parlamentare basca. O come la Catalogna, nel febbraio 2021, con l’elezione di ben 11 parlamentari per Vox, che si converte nel quarto partito del parlament. Anche la Comunità di Madrid torna anticipatamente al voto nel maggio 2021: la popolare Isabel Díaz Ayuso trionfa quasi ovunque, arrivando prima nella totalità dei distretti della capitale e in 177 dei 179 comuni della Comunità, anche nella cintura rossa del Sud dove la sinistra conserva una maggioranza indebolita. Per governare però, Ayuso ha bisogno del voto di Vox, che nelle elezioni ha conquistato 13 seggi. Come in Andalusia, nella Comunità di Madrid Vox è in maggioranza ma non in giunta.
L’elettorato di Vox
Il profilo del votante di Vox si basa su tre elementi: altezza del reddito, presenza di immigrazione e tradizione conservatrice. Per lo più, si tratta di un elettorato che risiede in municipi ricchi o nei quartieri più abbienti delle grandi città, nelle aree dove maggiore è la presenza dell’immigrazione e nei comuni della Spagna dove il voto della destra è storicamente più forte. Come nella Spagna cosiddetta “svuotata”, quella dell’interno con scarsa e anziana popolazione, che in passato votava per il Partido Popular.
Le elezioni del novembre 2019 confermano la relazione diretta tra il voto al partito dell’estrema destra spagnola e i comuni dove vive una quota maggiore di migranti non europei. Così almeno si osserva in varie Comunità come Andalusia, Castilla-La Mancha, Comunità Valenciana, Murcia ed Extremadura. Nelle ultime politiche si nota una tendenza all’estensione del voto di Vox anche a municipi con redditi medio-bassi, che però non incide sulle aree di consenso tradizionale delle sinistre. Fondamentalmente perché il programma economico di Vox è liberista e perché la sua apparizione sulla scena politica, come fu inizialmente quella di Ciudadanos, più che altro ha frazionato l’elettorato del Pp, radicalizzandolo sull’estrema destra.
Con la vittoria di Ayuso nella Comunità di Madrid, il Pp recupera la fiducia di poter tornare presto al Governo e si lancia in una campagna elettorale all’insegna della competizione per la leadership nel campo delle destre. Inizialmente, il Presidente del Pp Pablo Casado tenta un ritorno a una logica centrista. Ma, dopo le elezioni di Madrid, a Vox si somma la concorrenza interna di Ayuso, il cui discorso è analogo a quello dell’estrema destra e Casado sceglie allora di cavalcare le spinte più reazionarie del suo partito. La convenzione del Pp celebrata in ottobre conferma questa opzione politica: rientrato ormai quasi completamente il voto di Ciudadanos, Casado punta direttamente all’elettorato di Vox, recuperando con enfasi il concetto di “hispanidad” e proponendo un programma incentrato sul neoliberismo economico, il centralismo territoriale e il tradizionalismo sociale.
E sembra avere ragione, perché la gran parte dei sondaggi segnala che se le elezioni si celebressero ora, il Pp le vincerebbe e sarebbe possibile un governo delle destre col sostegno di Vox. Anche l’ultimo sondaggio del Centro de Investigaciones Sociológicas, pur dando ancora in testa i socialisti, sottolinea un recupero importante del Pp. A due anni dalle prossime elezioni politiche, il risultato dipenderà dalla seconda parte della legislatura, virtualmente iniziata col dopo Covid.
Il Governo Sánchez
Il Governo di coalizione progressista ha affrontato la crisi sanitaria attivando un’efficace campagna di vaccinazione e approvando una serie di misure per combatterne le conseguenze socio-economiche. In Spagna poco meno del 90% della popolazione sopra i 12 anni è già vaccinato; in difesa del reddito e dell’occupazione il Governo ha prorogato fino alla fine di febbraio gli Erte (Cassa integrazione), aumentato il salario minimo inteprofessionale e istituito il reddito minimo vitale. Ha portato all’approvazione del Parlamento le leggi sull’eutanasia e sui diritti delle persone trans e Lgtbiq. Ha riavviato il tavolo di negoziato con la Generalitat per la soluzione del conflitto catalano.
Le previsioni per il prossimo anno indicano una crescita del Pil di poco inferiore al 6% (Banco de España), mentre la disoccupazione alla fine del 2023 dovrebbe situarsi al di sotto del livello pre-Covid. Dopo l’accordo tra Psoe e Unidas Podemos, il Governo ha presentato il progetto di finanziaria per il 2022, che prevede il livello di spesa pubblica più alto della storia. Per approvarla in parlamento, sarà necessario il voto di tutta la maggioranza, in particolare quello degli indipendentisti catalani e baschi.
In vista delle prossime elezioni, Sánchez ha rinnovato la componente socialista del Governo, mettendo insieme le diverse anime del partito, a cominciare da quelle che tempo fa avevano lavorato a un’altra leadership interna. Cinque anni dopo la sua defenestrazione e il ritorno alla guida come segretario, Sánchez ha voluto un congresso del Psoe all’insegna dell’unità. Nelle sue conclusioni, il Presidente del Governo ha rilanciato la socialdemocrazia come paradigma essenziale per il cambiamento, rivendicando al suo partito di essere il soggetto che rappresenta “la stabilità e la centralità del sistema politico spagnolo”.
Unidas Podemos, dal canto suo, sotto la leadership della vicepresidente del Governo e Ministra del Lavoro Yolanda Díaz, lavora alla costruzione di un “fronte ampio” per mobilitare tutta la sinistra alternativa al Psoe.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di novembre/dicembre di eastwest.
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