Il nuovo Governo di transizione libico si aspetta il massimo sostegno da parte delle aziende italiane per la ricostruzione e la messa in sicurezza del Paese
Il nuovo Governo di transizione libico si aspetta il massimo sostegno da parte delle aziende italiane per la ricostruzione e la messa in sicurezza del Paese
Senza le forze militari turche l’assedio di Haftar a Tripoli sarebbe proseguito per altri mesi, ma non sembra affatto scontato che le richieste di Ankara per un adeguato dividendo della pace in termini di nuovi accordi economici vengano soddisfatte. Un recente viaggio delle autorità di Tripoli ad Ankara ha prodotto un accordo per l’ampliamento dell’aeroporto Mitiga di Tripoli, un progetto faraonico per uno scalo in grado di ospitare fino a 50 milioni di passeggeri l’anno. Ma la Ministra degli Esteri del nuovo Governo di transizione, Najla Al-Mangoush, avvocato, ricercatrice universitaria in America sulla costruzione della pace in aree di conflitto, nella sua missione di giovedì e venerdì scorso a Roma ha tenuto a rassicurare tutti i Ministri, da Di Maio a Giorgetti a Lamorgese, sulle reali intenzioni del Governo guidato da Abdelhamid Dbeibha.
Gli accordi economici
Le aziende italiane, ha chiarito Al-Mangoush, giocheranno un ruolo centrale per il completamento dei progetti già avviati (dall’autostrada costiera al nuovo aeroporto di Tripoli) e per i progetti futuri su digitale, energia e reti, start-up per giovani imprenditori. La conferma viene dal co-Presidente della Cecil (Commissione economica congiunta italo-libica), il sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano.
“La Ministra Al Mangoush – osserva Di Stefano – nel corso della sua missione italiana e nei suoi numerosi incontri, ha tenuto a ricordare che il Governo di transizione libico si aspetta il massimo sostegno da parte delle aziende italiane per la ricostruzione del Paese. In particolare, le autorità libiche vogliono riattivare tutte le intese previste dall’accordo di amicizia e partenariato del 2008 raggiunto da Berlusconi e Gheddafi”. Accordo che assegna un vantaggio competitivo alle imprese italiane rispetto a quelle concorrenti di altri Paesi. “Abbiamo capito – prosegue Di Stefano – che vi è un preciso interesse libico a privilegiare le aziende italiane che non subiranno, ad esempio, la concorrenza di quelle turche a ovest e di quelle russe a est. In particolare il recente memorandum of understanding firmato in Turchia non mette in discussione la commessa al consorzio italiano Aeneas per 79 milioni di dollari per l’aeroporto di Tripoli, che resta dunque confermato”. Per quanto riguarda “l’autostrada della pace”, di oltre 1700 Km, finora è stato dato il via libera solo per il primo lotto a est, mentre il lotto 4 della Tripolitania che dovrà arrivare al confine con la Tunisia è stato suddiviso in lotti più piccoli che andranno messi a gara entro i prossimi mesi.
Per i progetti innovativi del futuro, l’Eni è coinvolto nella creazione di un impianto con fonti rinnovabili nel Fezzan mentre Selex Leonardo è coinvolta nel progetto europeo di controllo dei confini meridionali del Paese. Ancora da finalizzare la ripresa della produzione dell’azienda italo-libica per la costruzione di elicotteri, mentre la Iveco mantiene la sua unità produttiva per la produzione di camion. All’interno della Commissione economica congiunta italo-libica verrà affrontato poi il tema degli insoluti di pagamento per le imprese italiane. Un accordo del 2014 fissava in 233 milioni di dollari i crediti accertati oltre ad altre decine di milioni di crediti più recenti. Sul piano amministrativo la Ministra Mangoush ha apprezzato il lavoro svolto negli ultimi mesi da Natalina Cea, nuova capo della missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere libiche (Eubam) e sul fronte fiscale l’attrazione di nuovi investimenti italiani si avvarrà della ratifica da parte italiana del Trattato contro la doppia imposizione.
Immigrazione e sicurezza
Tra i temi trattati dalla Mangoush anche l’immigrazione. “La Ministra – spiega Di Stefano – ci ha ricordato che la Libia sta diventando sempre più non solo un Paese di transito per immigrati irregolari, ma una Paese di destinazione finale e questo richiede la collaborazione attiva dell’Unione europea”.
Ma la premessa di tutto è la sicurezza del Paese. Ieri la Ministra Al Mangoush, alla commissione Esteri della Camera, ha ricordato che “Si deve in primo luogo garantire il rispetto del cessate-il-fuoco, la smobilitazione delle milizie e l’uscita dalla Libia di tutte le presenze militari straniere. Allo stesso tempo vanno avviati rapidamente programmi di sostegno economico, mettendo in campo i piani di ricostruzione individuati nel corso della visita del Presidente Draghi”.
Il nuovo Governo di transizione libico si aspetta il massimo sostegno da parte delle aziende italiane per la ricostruzione e la messa in sicurezza del Paese
Senza le forze militari turche l’assedio di Haftar a Tripoli sarebbe proseguito per altri mesi, ma non sembra affatto scontato che le richieste di Ankara per un adeguato dividendo della pace in termini di nuovi accordi economici vengano soddisfatte. Un recente viaggio delle autorità di Tripoli ad Ankara ha prodotto un accordo per l’ampliamento dell’aeroporto Mitiga di Tripoli, un progetto faraonico per uno scalo in grado di ospitare fino a 50 milioni di passeggeri l’anno. Ma la Ministra degli Esteri del nuovo Governo di transizione, Najla Al-Mangoush, avvocato, ricercatrice universitaria in America sulla costruzione della pace in aree di conflitto, nella sua missione di giovedì e venerdì scorso a Roma ha tenuto a rassicurare tutti i Ministri, da Di Maio a Giorgetti a Lamorgese, sulle reali intenzioni del Governo guidato da Abdelhamid Dbeibha.
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