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SuperMario alla prova della guerra


I venti di guerra lo rafforzano ma la vera emergenza sono le bollette, la crescita, l’inflazione e il Pnrr. Riuscirà Mario Draghi a essere il vero successore di Angela Merkel in Europa e nel mondo?

Ora che la guerra di Putin portata fino alle porte di Kiev chiede un’Europa con leader uniti, stabili e affidabili, per Mario Draghi la partita si fa davvero complicata. Un conto è infatti vincere la guerra alla pandemia, mandare a casa Arcuri e nominare il generale Figliuolo come plenipotenziario della campagna vaccinale. Altro è mediare con gli altri capi di Stato e di Governo europei mantenendo la barra dritta sugli interessi nazionali, che poi significa sostanzialmente mettere in sicurezza i nostri contratti energetici con Mosca o trovare fonti di approvvigionamento alternative quali Algeria e Azerbaijan.

È pur vero che nell’ora più buia dell’attacco all’Ucraina, la mattina del 24 febbraio, Mario Draghi, anche grazie al tutoraggio del Presidente Mattarella, è uscito con dichiarazioni risolute che hanno fatto quasi dimenticare l’assordante silenzio dei giorni precedenti e i vari inciampi su una visita annunciata ma non ancora confermata a Mosca per mediare con Putin, annuncio che avrebbe irritato notevolmente l’amministrazione Usa, non avendo finora Draghi, in un anno al Governo, compiuto alcun viaggio a Washington.

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