Il vertice di ieri ha posto l’attenzione sul ruolo ambiguo della Cina nella crisi ucraina ma non ha aggiunto nulla di nuovo alla linea avuta finora. Bisognerà probabilmente aspettare il vertice di giugno a Madrid
La portavoce della Nato, Oana Lungescu, lo aveva anticipato: al vertice straordinario del 24 marzo a Bruxelles si sarebbe discusso anche del ruolo della Cina nella crisi ucraina. Un ruolo ambiguo: non ha condannato la Russia (con la quale è legata da una partnership “senza limiti”) per l’invasione e ne sta rilanciando la retorica anti-occidentale, ma sembra restìa a offrirle sostegno finanziario e materiale per non finire a sua volta isolata e colpita nell’economia. Ma gli americani dicono che Mosca una richiesta di aiuto militare l’avrebbe fatta, e che Pechino si sarebbe mostrata disponibile a procedere.
Cosa dice la Nato sulla Cina
Nella dichiarazione (statement) dei rappresentanti dei trenta membri della Nato, ieri, la Cina viene effettivamente chiamata in causa. “Invitiamo tutti gli Stati, compresa la Repubblica popolare cinese, a sostenere l’ordine internazionale, inclusi i princìpi di sovranità e integrità territoriale”, importantissimi per Pechino per difendere il suo operato domestico (o giudicato tale), “e ad astenersi da qualsiasi azione che aiuti la Russia ad aggirare le sanzioni”.
“Siamo preoccupati per i recenti commenti pubblici dei funzionari della Repubblica popolare cinese”, si legge nel documento, “e chiediamo alla Cina di smettere di amplificare le false narrazioni del Cremlino, in particolare sulla guerra e sulla Nato, e di promuovere una risoluzione pacifica del conflitto”. Pur essendolo di fatto, Pechino non si considera una parte coinvolta nella guerra in Ucraina. Il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha detto che la Cina dovrebbe condannare la guerra iniziata dal Cremlino e non dare supporto economico e militare alla Russia. Non ha detto, però, in che modo l’alleanza atlantica risponderebbe a una mossa di quel tipo.
Niente di nuovo
L’incontro della Nato non ha introdotto novità sostanziali alla linea tenuta finora: condanna dell’invasione, rafforzamento del fianco orientale dell’alleanza (40mila truppe più mezzi aerei e navali) a tutela di un eventuale allargamento del conflitto, nessuna intenzione di farsi coinvolgere negli scontri né con una no-fly zone sull’Ucraina né con l’invio di soldati o veicoli da combattimento. Mentre i missili anticarro e quelli terra-aria forniti a Kiev si stanno rivelando estremamente efficaci contro l’armata russa.
Madrid e il nuovo Concetto strategico
Per avere elementi più consistenti sulla postura della Nato bisognerà probabilmente aspettare il vertice di giugno a Madrid, quando verrà presentato il nuovo “Concetto strategico” (Strategic Concept): è il documento che definisce gli obiettivi dell’alleanza, che, come ammesso dalla stessa, ha necessità di trasformarsi per rispondere a una “realtà strategica più pericolosa”. Non solo in Europa. La Cina, secondo Stoltenberg, ha “davvero cambiato il contesto della sicurezza” internazionale. Ma nell’ultimo Concetto strategico, datato 2010, di Pechino non si fa menzione: erano altri tempi.
Già alla riunione di giugno 2021 la Nato aveva riconosciuto che l’ascesa cinese poneva delle “sfide sistemiche” alla sicurezza dell’organizzazione e alla tenuta dell’ordine mondiale. Era la prima volta che l’alleanza presentava l’assertività della Cina in termini così potenzialmente conflittuali e in un documento dal così alto valore formale (un communiqué, non una declaration o uno statement). Il termine “minaccia”, comunque, veniva riservato alla sola Russia; della Cina si parlava come di una “sfida”.
Lo scopo della Nato, fin dalla sua nascita nel 1949, è il contenimento dell’Unione sovietica prima e della Federazione russa poi. Ignorare la Repubblica popolare è però diventato impossibile, anche se alcuni membri del Patto atlantico – specialmente quelli nell’Europa orientale e nel Baltico – potrebbero non gradire uno spostamento del focus verso Pechino, temendo che possa costituire una distrazione dal monitoraggio di Mosca, percepita come una minaccia più concreta e geograficamente immediata.
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