Dopo la recente tragedia nella miniera di Soma, in cui hanno perso la vita oltre trecento persone, la polizia apre il fuoco su attivisti che nel quartiere di Okmeydani ad Istanbul manifestavano contro le negligenze dell’azienda che gestisce la miniera di Soma e denunciavano le connivenze delle autorità turche. Negli scontri, due persone hanno perso la vita in meno di 24 ore. Sono in tutto dieci le vittime da quando sono iniziati gli scontri per Gezi Park.
Neppure il tempo di asciugare le lacrime, di seppellire i morti e di attraversare il deserto del lutto per gli oltre trecento minatori inghiottiti nelle fauci della miniera di Soma che la Turchia è costretta a chinarsi di nuovo e raccogliere tristemente il corpo senza vita di altri due innocenti. Questa volta non è l’inadeguatezza, l’incuria ed in generale il disprezzo per le condizioni dei lavoratori di una miniera ma la violenza della polizia turca a provocare in meno di 24 ore la morte di due persone nel corso di violenti scontri tra la polizia ed i manifestanti nel quartiere Okmeydani ad Istanbul.
Omicidio in pieno giorno ad Okmeydani
La prima vittima è Uğur Kurt, 30 anni, padre di un bambino. Uğur è stato abbattuto da diversi colpi di pistola sparati da un agente in borghese (forze speciali turche) mentre era nel cortile di una Cemevi, un luogo di culto alevita, in attesa che iniziasse il corteo funebre di un suo conoscente. Uğur non stava dunque partecipando alle manifestazioni scoppiate nelle vie adiacenti per denunciare le negliegenze dell’azienda che gestisce la miniera di Soma e la complicità delle autorità turche nel negare responsabilità della stessa società. Durante queste manifestazioni, particolarmente violente, le forze speciali turche hanno aperto il fuoco contro gruppi di attivisti di estrema sinistra che hanno lanciato molotov e pietre alla polizia che ha risposto prima con lacrimogeni, idranti e pallottole di gomma e poi con proiettili veri.
Uğur è stato raggiunto da diversi colpi di pistola (come si vede chiaramente in un video diffuso su twitter). Un vero e proprio omicidio, efferato e senza scrupoli a danno di una comunità, quella alevita, da sempre in Turchia vittima di discriminazioni e violenze.
Uğur si è accasciato in una pozza di sangue. È stato trasportato all’Ospedale di Okmeydanı ed è stato operato d’urgenza. Il suo cuore sembrava aver reagito bene al primo intervento. Un secondo intervento chirurgico alla spina dorsale, gravemente danneggiata, è stato effettuato verso le 3 del pomeriggio di ieri 22 Maggio. Nonostante gli interventi apparentemente riusciti Ugur è rimasto sospeso tra la vita e la morte per diverse ore. Più tardi il governatore d’Istanbul Hüseyin Avni Mutlu annunciava la sua morte.
Morte di Uğur provoca rabbia, nella notte muore altro manifestante
La rabbia per la morte di Uğur Kurt ha provocato rabbia nel quartiere. Gli scontri con la polizia si sono prolungati per tutta la notte. Un altra persona, non ancora identificata, ha perso la vita in seguito all’esplosione di un ordigno che ha ferito anche. altre persone. Il bilancio tra le forze di polizia è di una decina di feriti. Secondo il quotidiano Radikal le armi di otto poliziotti che hanno partecipato agli scontri sono state sequestrate per esami di natura criminale nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Kurt che ha portato a dieci le vittime delle proteste antigovernative che da Gezi Park ad oggi hanno oscurato ed intorbidito la vita sociale e politica della Turchia.
Update 26/05/2014
Dopo la marcia degli Aleviti ieri (in migliaia hanno sfilato ad Istanbul, Ankara, Adana,Smirne e Diyarbakır per denunciare discriminazione e violenza contro la propria comunità), la polizia d’Istanbul ha lanciato stamane una maxioperazione nel quartiere di Okmeydani teatro di scontri negli ultimi giorni. Nel quartiere l’ostilità tra forze di polizia da un lato e comunità alevita e fazioni di estrema sinistra dall’altro è cresciuta progressivamente giorno dopo giorno sin dalla morte del giovane Berkin Elvan. Oggi, dopo la morte di altre due persone, si teme un’escalation di violenze (girano foto in rete di attivisti di estrema sinistra armati di fucile pronti a vendicare la morte di Kurt e Berkin Elvan). Sono oramai dieci le vittime delle proteste antigovernative che da Gezi Park ad oggi hanno oscurato ed intorbidito la vita sociale e politica della Turchia. Un prezzo fin troppo alto da pagare per chiunque abbia a cuore il destino democratico della Turchia.
Dopo la recente tragedia nella miniera di Soma, in cui hanno perso la vita oltre trecento persone, la polizia apre il fuoco su attivisti che nel quartiere di Okmeydani ad Istanbul manifestavano contro le negligenze dell’azienda che gestisce la miniera di Soma e denunciavano le connivenze delle autorità turche. Negli scontri, due persone hanno perso la vita in meno di 24 ore. Sono in tutto dieci le vittime da quando sono iniziati gli scontri per Gezi Park.