L’ex funzionario del Foreign Office Raphael Marshall accusa: ignorate migliaia di email con richiesta d’aiuto, scelte arbitrarie su chi salvare
Il ritiro dall’Afghanistan delle forze occidentali rimarrà a lungo impresso nella mente dell’opinione pubblica mondiale, che ha assistito alla caotica disorganizzazione su numerosi fronti e alla conquista del Paese da parte dei Talebani, quantomeno inaspettata nelle rapide tempistiche. Tra le nazioni protagoniste di quanto avvenuto in quei giorni all’aeroporto di Kabul, il Regno Unito ha certamente giocato un ruolo decisivo nel tentativo di salvare il più alto numero possibile di civili.
Ma a gettare un’ombra sulla gestione dell’evacuazione dell’esercito britannico sono state le dichiarazioni di Raphael Marshall, ex funzionario del Foreign Office. Il whistleblower ha scatenato una polemica direttamente col Governo di Boris Johnson, avendo un’eco mediatica su scala nazionale, riportando l’Afghanistan sulle prime pagine dei giornali a distanza di mesi. Le accuse di Marshall sono primariamente rivolte a Dominic Raab, all’epoca segretario di Stato: su 150mila persone che hanno applicato per l’evacuazione, meno del 5% delle richieste avrebbe ricevuto assistenza.
La crudezza dei numeri è accompagnata, secondo Marshall, dalla falsità della risposta del Foreign Office: il whistleblower racconta che Tom Tugendhat, capo del Comitato per gli Affari Esteri, lamentò che 10 casi da lui segnalati non ricevettero risposta, ma che l’ufficio privato di Raab scrisse per email “Ce ne stiamo occupando”. La realtà sarebbe ben diversa da quanto affermato inizialmente dall’allora segretario di Stato.
In quel momento, infatti, la mole di richieste di migliaia di email venne sostanziante ignorata, considerata solo in un secondo momento grazie all’impiego di un nuovo sistema. La successiva lettura delle email sarebbe stata una mossa principalmente indirizzata alla comunicazione verso gli elettori, senza dare risposte concrete alle richieste scritte. In poche parole, uno scudo per Johnson e Raab, che avrebbero potuto dichiarare che il Governo aveva effettivamente preso in carico le singole problematiche dei richiedenti.
A questo si aggiunge un’altra accusa relativa all’arbitrarietà delle scelte realizzate sul campo. Marshall ha dichiarato che la scelta di salvare le persone è stata discrezionale, non basata sulle effettive richieste avanzate, neanche di quelle realmente prese in considerazione e validate. Per il whistleblower, Raab avrebbe approvato uno schema di professionalità con priorità per l’evocazione — figure quali giudici e personale dell’intelligence — ma tali criteri non sarebbero stati inoltrai a chi su è occupato di processare le email.
Tra questi, non sono stati considerati, ad esempio, nemmeno uomini della sicurezza che hanno difeso l’Ambasciata britannica. “È chiaro — ha affermato Marshall — che alcuni di quelli che abbiamo lasciato in Afghanistan sono stati giustiziati dai Talebani”.
L’ex funzionario del Foreign Office Raphael Marshall accusa: ignorate migliaia di email con richiesta d’aiuto, scelte arbitrarie su chi salvare