L’invasione russa dell’Ucraina rischia di far perdere a Damasco un supporto per la ricostruzione della Siria, che guarda così ad Abu Dhabi, non schieratisi contro la Russia in Consiglio di Sicurezza
Il Presidente della Siria, Bashar al-Assad, ha compiuto il suo primo viaggio in un Paese arabo dal 2011, anno d’inizio della guerra, recandosi negli Emirati Arabi Uniti per discutere con le massime autorità dello Stato un re-engagement di Damasco con la comunità di nazioni appartenente alla Lega Araba, organizzazione dalla quale la Siria è stata espulsa. La tempistica non è casuale: l’invasione della Russia in Ucraina rischia di stravolgere l’assetto economico siriano, fortemente poggiato sul sostegno dell’alleato moscovita.
E per sopperire al possibile disimpegno russo verso la Siria, Assad guarda agli Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi è stata la prima nazione araba, nel 2018, a riaprire la propria ambasciata nel Paese martoriato dalla guerra civile. E lo scorso autunno, il Ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed ha incontrato a Damasco il Presidente siriano e il suo omologo, Faisal Mekdad, un viaggio definito “incoraggiante, un passo in avanti” nell’ambito della regolarizzazione dei rapporti.
Gli interessi sono molteplici e lo sguardo è da rivolgere anche all’Iran. Infatti, l’influenza di Teheran sulla Siria preoccupa i Paesi arabi, Emirati in primis che, nello Yemen, combattono, insieme all’Arabia Saudita, contro gli Houthi appoggiati dalla Repubblica Islamica. Un intreccio complicato di rapporti di forza, posizionamenti e interessi molteplici che, con la modifica dello status quo nelle relazioni internazionali avviato proprio con l’invasione russa in Ucraina, porta ad una serie di riequilibri nello scenario internazionale e, ancor di più, regionale.
“La Siria è un pilastro fondamentale per la sicurezza nel mondo arabo, gli Emirati supportano l’integrità territoriale e la stabilità del Paese”, ha detto il Principe Mohammad bin Zayed Al Nahyan. E aggiunto: “È fondamentale il ritiro di tutte le forze straniere dalla Siria”. Gli Emirati aprono a un rafforzamento della cooperazione economica tra le due nazioni, ponendosi come player principale per le discussioni con gli Stati Uniti circa la rimozione delle sanzioni al Governo Assad, che pesano principalmente sulla popolazione.
Infatti, con il Caesar Syria Civilian Protection Act gli Usa hanno imposto un formula onnicomprensiva che, insieme all’Ordine Esecutivo 13894, va a colpire pesantemente aziende del settore militare, delle infrastrutture, dell’energia, uomini d’affari siriani e lo stesso Bashar al-Assad. Non solo: il Caesar Act va a sanzionare anche le entità straniere “che facilitano il regime di Assad nell’acquisizione di beni, servizi e tecnologie che supportano le attività miliari dell’esercito governativo, così come l’aviazione, la produzione di petrolio e gas”.
Questo complica ogni tipo di avvicinamento verso la Siria, ma un’esposizione così importante da parte degli Emirati verso Damasco fa pensare che Abu Dhabi svolgerà da mediatore con Washington. Ciononostante, il Dipartimento di Stato ha commentato ufficialmente in maniera estremamente negativa il riavvicinamento Siria-Uae. “Siamo profondamente contrariati, delusi e turbati da questo apparente tentativo di legittimare Bashar al-Assad, che rimane responsabile della morte e delle sofferenze di tantissimi siriani, dello sfollamento di oltre la metà della popolazione prebellica, della detenzione arbitraria e della scomparsa di oltre 150.000 uomini, donne e bambini”, ha affermato il portavoce Ned Price.
Gli Emirati, dopo il voto di astensione in Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione di condanna alla Russia per l’invasione dell’Ucraina visto, da molteplici osservatori, come un messaggio rivolto direttamente agli Usa per il mancato supporto contro gli Houthi, mandano comunque avanti il dialogo con la Russia. Nei giorni scorsi il Ministro degli Esteri bin Zayed è stato ricevuto a Mosca dal collega Sergej Lavrov, col quale ha discusso della situazione nel Paese est-europeo ma anche di stabilità del mercato energetico e dei beni alimentari. Si è parlato di rafforzamento della partnership strategica in numerosi campi ma anche di un possibile ruolo di Abu Dhabi “impegnata verso una diplomazia costruttiva finalizzata alla de-escalation”.
L’invasione russa dell’Ucraina rischia di far perdere a Damasco un supporto per la ricostruzione della Siria, che guarda così ad Abu Dhabi, non schieratisi contro la Russia in Consiglio di Sicurezza