Quanto accaduto lunedì rischia di segnare pericolosamente il corso della guerra in Yemen. Probabilmente, solo una pacificazione regionale può portare a una soluzione della crisi
Ufficialmente, un attacco degli Houthi agli Emirati capace di causare morti non si era mai verificato. Ma quanto avvenuto nella giornata di lunedì rischia di segnare pericolosamente il corso della guerra in Yemen, nazione stravolta da quasi 8 anni di conflitto fratricida, foraggiato da player di rilievo come l’Arabia Saudita e l’Iran. Probabilmente, solo una pacificazione regionale può portare a una soluzione della crisi, ma i tempi si allungheranno inesorabilmente, con una scia di sangue certa, già verificatasi nelle ore successive all’intervento del movimento Houthi (Ansar Allah) su Abu Dhabi.
Con l’uso di droni, gli Houthi hanno colpito l’Adnoc, Abu Dhabi National Oil Company, uccidendo due operai con passaporto indiano e uno di nazionalità pakistana. È stato registrato un incendio persino all’aeroporto della capitale emiratina, un vero e proprio colpo indirizzata al cuore del Paese. Il Ministero degli Esteri, come scritto dall’agenzia di stampa Wam, ha definito “attacco terrorista” quello avvenuto, “una escalation criminale in flagrante violazione del diritto internazionale”.
Non si è fatta attendere la promessa risposta della coalizione a guida saudita: con una serie di raid aerei, martedì è stata bombardata Sanaa, uccidendo circa 14 persone nelle strutture di Ansar Allah. L’attacco della giornata di ieri sarebbe quello che ha causato più morti dal 2019. Fonti della Reuters confermano la morte di un militare di rango del movimento Houthi, ma anche della moglie e del figlio di 25 anni. In totale, sarebbero morte 20 persone con gli altri interventi, come affermato su Twitter dal vice Ministro degli Esteri del movimento.
Sebbene le notizie sul numero dei morti siano frammentarie, non è difficile immaginare che nella guerra di procura tra Arabia Saudita e Iran in territorio yemenita siano i civili a pagarne le principali conseguenze. L’80% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria e protezione. Tra questi, più di 14 milioni sono definiti “in acute need”, 3 milioni sono sfollati fin dal 2015. Come specificato dalle Nazioni Unite, quella in Yemen è la peggiore crisi umanitaria al mondo.
Forti le reazioni internazionali: la Russia si è espressa tramite il Presidente del Comitato agli Affari Internazionali della Duma di Stato, Leonid Slutsky. “Questi cinici attacchi non solo violano palesemente le norme del diritto internazionale umanitario, ma minano anche le prospettive di una soluzione pacifica della crisi yemenita sulla base delle più rilevanti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle decisioni prese nel formato dialogo intra-yemenita”.
Il Dipartimento di Stato Usa ha condannato gli attacchi. Il segretario Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico col Ministro degli Esteri Uae, Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan, al quale ha espresso solidarietà per le morti innocenti verificatesi, definendo “atto di terrorismo” quanto avvenuto.
Con l’uso di droni, gli Houthi hanno colpito l’Adnoc, Abu Dhabi National Oil Company, uccidendo due operai con passaporto indiano e uno di nazionalità pakistana. È stato registrato un incendio persino all’aeroporto della capitale emiratina, un vero e proprio colpo indirizzata al cuore del Paese. Il Ministero degli Esteri, come scritto dall’agenzia di stampa Wam, ha definito “attacco terrorista” quello avvenuto, “una escalation criminale in flagrante violazione del diritto internazionale”.