Il Presidente degli Stati Uniti non riesce nell’intento di isolare la Russia e sembra incapace di rispettare le promesse annunciate in campagna elettorale. Un viaggio divisivo che alla fine scontenta tutti
Sarebbe dovuto essere un viaggio dai grandi risultati quello del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Medio Oriente, ma alla fine si sta rivelando un passaggio di pura facciata che non cambia significativamente il corso della storia. Le promesse di politica estera annunciate in campagna elettorale sono lontanissime dall’essere soddisfatte, mentre fallisce il tentativo di isolamento della Russia auspicato dal capo della Casa Bianca. Troppo complicato il quadro geopolitico, con gli Usa ormai incapaci di offrire soluzioni reali ai già esistenti problemi: dall’annosa questione israelo-palestinese passando per il JCPoA, l’accordo sul nucleare iraniano in totale stallo e a un passo dal fallimento.
Un dato su tutti salta agli occhi: nel secondo trimestre del 2022 l’Arabia Saudita ha raddoppiato l’import di carburanti dalla Russia. Sembra un paradosso, ma la strategia di Riad si sta rivelando efficace per le casse della famiglia reale. Infatti, acquistando dai russi a prezzi scontati, i Saud possono mantenere le proprie riserve non raffinate a disposizione dell’export. Per giunta, l’import dalla Russia è transitato dall’Estonia, Stato baltico apparentemente schierato contro Mosca nell’invasione in Ucraina.
Un colpo agli appelli di boicottaggio della Federazione, con l’Arabia Saudita che continua indisturbata a mandare avanti strette relazioni sia con Washington che con Mosca. Con un’aggravante da parte statunitense: Biden definì pariah il Regno guidato da Mohammed bin Salman. Andare in visita presso una nazione incapace di garantire il rispetto dei diritti umani è un boomerang dal quale sarà difficile ripararsi per il Presidente, che attende le prossime elezioni di mid-term angosciato dall’aumento dei prezzi dell’energia, da un’inflazione galoppante e dalla crisi in Ucraina.
La compagna di Jamal Khashoggi, giornalista assassinato da funzionari di Riad al consolato saudita di Istanbul, ha criticato Biden sostenendo che la sua visita nel Regno gli farà perdere autorità morale. “Mettere petrolio e convenienze elettorali davanti ai diritti umani e ai valori è doloroso, una delusione”, ha commentato Hatice Cengiz. Il Presidente si difende sostenendo di avere una posizione chiara sul caso Khashoggi. Ma ciò non cancella la volontà di riassetto delle relazioni con Riad, che non darà in cambio una migliore condizione per i cittadini sauditi, specie quelli contrari alle politiche portate avanti dal Regno.
In campagna elettorale Biden aveva promesso un ritorno statunitense al JCPoA, che puntualmente non si è verificato, tirato per la giacchetta da israeliani, sauditi e centristi del Partito democratico. Un’attesa che ha spinto l’Iran letteralmente nelle mani di Russia e Cina, e che aumenta le tensioni tra Teheran e gli alleati Usa nell’area. In conferenza stampa con il Primo Ministro israeliani Yair Lapid, si è notata la differenza di approccio tra i due: se il Pm ha parlato di uso della forza, Biden è rimasto sugli sforzi diplomatici per evitare che l’Iran possa avere un’arma nucleare.
Intanto, la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita passa per i cieli. Le autorità di Riad hanno acconsentito ad aprirlo spazio aerei ai voli israeliani. Biden ha commentato la decisione come “un passo verso la costruzione di un Medio Oriente più stabile e integrato”. I media sauditi non parlano di azione rivolta in particolare a Tel Aviv ma, piuttosto, di apertura “a tutte le compagnie che hanno i requisiti”. Un scelta semantica non di poco conto, in una regione dove l’opinione pubblica è estremamente sensibile alla questione palestinese, ancora irrisolta.