Brexit: il capo negoziatore Ue Michel Barnier è a Londra per un ultimo tentativo di accordo con Boris Johnson. Pesa il nodo delle attività ittiche sulle trattative
Brexit: il capo negoziatore Ue Michel Barnier è a Londra per un ultimo tentativo di accordo con Boris Johnson. Pesa il nodo delle attività ittiche sulle trattative
Il futuro dei rapporti tra Unione europea e Regno Unito passa per Londra, dove nella giornata di ieri il capo delegazione europeo Michel Barnier si è recato direttamente per capire quali spiragli ancora esistono per un deal post Brexit. La situazione è letteralmente in alto mare, con le attività di pesca nei mari confinanti con la Francia che rendono difficile una positiva fine della vicenda.
Le attività ittiche
La possibilità per i pescatori europei di accedere a quell’area di mare fino ad oggi utilizzata per le attività ittiche è messa in discussione dalla ferma posizione di Londra, che dichiara inammissibile un accordo su quel fronte vista la posizione del Primo Ministro Boris Johnson durante la campagna elettorale per l’uscita dall’Ue. Infatti, fin da allora il refrain puntava sul ritorno del pieno controllo delle acque territoriali britanniche per agevolare i pescatori di Sua Maestà.
Anche Bruxelles ritiene la questione imprescindibile per un rapporto futuro con il Regno Unito: senza l’ok all’accesso in quelle acque per i pescatori europei sarà difficile trovare una soluzione. In questo stallo, è l’intero comparto ittico a rimetterci: più di 3/4 del pescato britannico transita per il Canale della Manica, che in assenza di un deal tra Downing Street e Berlaymont (quartier generale della Commissione europea) sarà fermato. Di conseguenza, i pescatori europei — in primis quelli francesi — si troveranno impossibilitati a pescare in quelle acque.
Sembra piuttosto complicato che Johnson e Barnier tornino sui rispettivi passi. Solo qualche settimana fa il premier inserì tra i punti invalicabili l’industria ittica, per il quale un nuovo accordo deve poter dimostrare che la Brexit ha realmente fatto la differenza. Il capo negoziatore Ue, dal canto suo, ritiene “inaccettabile che le imbarcazioni europee dedite alla pesca siano del tutto bandite dalle acque territoriali britanniche”.
“Senza l’Ue il Regno Unito meno utile per gli Usa”
Secondo Peter Ricketts, l’ex Ambasciatore del Regno Unito presso l’Unione europea e la Nato, la posizione di Londra verso Washington si fa estremamente debole, con gli statunitensi che, guardando verso il Vecchio Continente, prenderebbero più in considerazione Berlino e Parigi piuttosto che la monarchia britannica. È quanto dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata a Politico, nella quale Ricketts, che per 40 anni ha servito il Governo di Sua Maestà, dichiara che specie se vincerà Biden il ruolo del suo Paese sarà meno importante per gli Stati Uniti rispetto al passato.
Un altro diplomatico britannico, Ivan Rogers, anch’egli già Ambasciatore presso l’Unione europea, è convinto che Johnson sia in attesa del risultato delle elezioni negli Stati Uniti, prendendo tempo per capire se gli convenga o meno sottoscrivere con Bruxelles un accordo post Brexit. La vittoria di Donald Trump, secondo Rogers, sarebbe un segnale per lo stesso leader conservatore, che punterebbe alla velocizzazione del trade deal con Washington. Ma un successo di Biden — che riallaccerà i rapporti con le istituzioni europee, messi in discussione dal quadriennio in corso — metterebbe in crisi il Prime Minister, che sarebbe in questo caso più incline a un accordo con Bruxelles.
Il futuro dei rapporti tra Unione europea e Regno Unito passa per Londra, dove nella giornata di ieri il capo delegazione europeo Michel Barnier si è recato direttamente per capire quali spiragli ancora esistono per un deal post Brexit. La situazione è letteralmente in alto mare, con le attività di pesca nei mari confinanti con la Francia che rendono difficile una positiva fine della vicenda.
Le attività ittiche
La possibilità per i pescatori europei di accedere a quell’area di mare fino ad oggi utilizzata per le attività ittiche è messa in discussione dalla ferma posizione di Londra, che dichiara inammissibile un accordo su quel fronte vista la posizione del Primo Ministro Boris Johnson durante la campagna elettorale per l’uscita dall’Ue. Infatti, fin da allora il refrain puntava sul ritorno del pieno controllo delle acque territoriali britanniche per agevolare i pescatori di Sua Maestà.
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