Arriva il “no” da parte del senatore repubblicano Joe Manchin alla più importante proposta bideniana, che prevede enormi investimenti in termini di spesa per il welfare e la lotta al cambiamento climatico
Joe Biden ha spesso ripetuto di voler riportare il compromesso nella politica americana. Un anno dopo l’inaugurazione della sua presidenza la volontà di negoziare con il Partito repubblicano e l’ala moderata del suo partito – rappresentata in primis dai senatori Manchin e Sinema – ha prodotto qualche risultato: negoziando fino allo sfinimento, la Casa Bianca è riuscita a portare a casa due leggi di spesa importanti, una relativa al sostegno agli americani durante la pandemia, l’altra di spesa per le infrastrutture. Quelle leggi sono però uscite fortemente ridimensionate rispetto alla proposta iniziale fatta da Biden.
Oggi siamo alla probabile fine della illusione bideniana di poter negoziare con chi di negoziare non ha nessuna voglia. Non il Partito repubblicano, non il senatore della West Virginia Joe Manchin, che ha annunciato sulla conservatrice FoxNews di non poter votare per la più importante proposta di Biden a oggi, il Build Back Better plan (BBB) che prevede enormi investimenti in termini di spesa per il welfare e la lotta al cambiamento climatico.
La principale motivazione usata da Manchin, che nasce come imprenditore del carbone, è la paura per l’inflazione. Troppe risorse pubbliche rischierebbero di surriscaldare l’economia e far aumentare i prezzi più di quanto non è già successo nel corso del 2021. L’argomento “inflazione” non riscuote particolari consensi tra gli economisti. In una dichiarazione molto dura rilasciata dalla portavoce della Casa Bianca Jen Psaki si fa riferimento a un rapporto pubblicato poche ore prima dell’annuncio di Manchin, quello del non partisan Penn Wharton Budget Institute (PWBI), dal cui sommario traduciamo: “PWBM prevede che la spesa e le tasse nel Build Back Better Act (H.R. 5376), come è oggi, aggiungerebbero fino allo 0,2% all’inflazione nei prossimi due anni e ridurrebbero l’inflazione di importi simili più avanti nel decennio”.
Piuttosto chiaro: BBB non farebbe aumentare l’inflazione se non di poco e per soli due anni. La legge prevede molta spesa ma spalmata su dieci anni e prevede anche diverse entrate – che non compensano tuttavia le uscite. Gli economisti che concordano con il PWBI sono la maggioranza ed è noto che un’inflazione mai così alta da decenni è generata dal prezzo dell’energia, dai problemi nelle filiere produttive globali. Una ragione “americana” aggiuntiva è da ricercarsi nelle leggi di spesa che hanno distribuito soldi a pioggia ai cittadini americani colpiti dalla pandemia, legge che sia il senatore Manchin che qualche senatore repubblicano ha votato. Anche l’ex segretario al tesoro di Clinton, Larry Summers, che ha messo in guardia contro l’inflazione, concorda con l’idea che BBB non sia pericolosa. Il tema del No del senatore, insomma, non è l’inflazione e neppure il deficit, ma la volontà di Manchin di rispondere agli interessi che lo finanziano e che sono anche quelli della sua famiglia: il figlio è l’attuale padrone dell’impresa di intermediazione di carbone avviata dal senatore di cui lo stesso Joe possiede azioni per un valore che oscilla tra il milione e i cinque milioni di dollari (qui i suoi dati finanziari resi pubblici dallo stesso senatore).
La reazione della Casa Bianca all’uscita pubblica e non preannunciata di Manchin è stata furiosa. Abbiamo nominato il testo diffuso dalla portavoce Psaki senza citarlo. Eccone alcuni passaggi: “Le parole del senatore Manchin sono in contrasto con le discussioni avute questa settimana con il presidente, con lo staff della Casa Bianca, e con le sue stesse dichiarazioni pubbliche. Settimane fa, il senatore Manchin si è impegnato con il Presidente, nella sua casa di Wilmington, a sostenere una versione di Build Back Better (…) Martedì di questa settimana, il senatore è venuto alla Casa Bianca e ha presentato al Presidente, di persona, direttamente, una bozza scritta per una legge Build Back Better che era della stessa dimensione e portata della struttura del Presidente, e copriva molte delle stesse priorità. Anche se mancavano delle priorità chiave, credevamo che si potesse giungere a un compromesso accettabile per tutti. (…) Se i suoi commenti su Fox e la dichiarazione scritta indicano la fine di questo sforzo, rappresentano un’improvvisa e inspiegabile inversione della sua posizione, e una violazione dei suoi impegni nei confronti del Presidente e dei colleghi del senatore alla Camera e al Senato”.
La reazione della sinistra del Partito democratico è naturalmente ancora più rabbiosa, ma il punto, adesso, è capire se e come il Presidente possa portare a casa qualcosa. La speranza dei democratici è che quello di Manchin sia l’ennesimo bluff e che riscrivendo la legge si possa portarlo a votarla. Lo stesso è avvenuto con il testo che finanzia le infrastrutture. Ma come riscrivere e ridimensionare quel testo senza deludere gli elettori che si aspettano grandi cose e non far infuriare la sinistra? L’operazione è difficile. Certo è che se a Biden dovesse riuscire l’impresa, potrebbe dire di aver prodotto tre misure importanti in termini assoluti. Se le pressioni su Manchin non dovessero bastare, Biden dovrà affrontare le elezioni di metà mandato da perdente e con la base militante delusa. Non solo: nelle leggi che la Casa Bianca propone ci sono anche misure che aiuterebbero gli Stati Uniti a rispettare gli impegni sulla riduzione di emissioni presi alla Cop26. Se il piano BBB non dovesse farcela, Biden si troverebbe a fare una brutta figura planetaria. E la Cina avrebbe un altro argomento per dire che in fondo la democrazia non funziona perché non produce i risultati promessi.
Oggi siamo alla probabile fine della illusione bideniana di poter negoziare con chi di negoziare non ha nessuna voglia. Non il Partito repubblicano, non il senatore della West Virginia Joe Manchin, che ha annunciato sulla conservatrice FoxNews di non poter votare per la più importante proposta di Biden a oggi, il Build Back Better plan (BBB) che prevede enormi investimenti in termini di spesa per il welfare e la lotta al cambiamento climatico.