“Il più grande ritorno della storia”. Netanyahu non ha mai nascosto di preferire Trump. E il licenziamento del ministro della difesa Gallant – che all’interno del Gabinetto rappresentava la voce di Washington – è stato il chiaro segnale che l’America stava cambiando rotta.
In Israele aumenta la fiducia nel Premier e la sua credibilità dopo un anno di guerra. Funziona la mano dura e l’uccisione dei nemici? L’attacco minacciato all’Iran, in risposta ai missili del 1 ottobre, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno.
Nessuno degli attori coinvolti, compresi Iran ed Hezbollah, vuole scatenare una guerra regionale contro Israele sia per le capacità belliche di questo, sia per l’assistenza internazionale che riceverebbe.
L’uomo forte ha fallito, il Paese è contro Netanyahu. È un periodo di estremi cambiamenti, di riflessioni e di riaggiustamenti di rotta per Israele, che deve ripensare priorità, alleanze e strategie, sia interne che nei rapporti internazionali.
Il parlamento israeliano ha approvato, con 68 voti su 120, una risoluzione che respinge l’idea della creazione di uno stato palestinese ad ovest della Giordania. Israele si dice contrario alla nascita di qualsiasi entità palestinese, nonostante il mondo nella sua quasi interezza veda nella risoluzione a due Stati la soluzione del conflitto israelo-palestinese.
L’allerta è massima e c’è chi dice che, di fatto, la guerra tra il paese ebraico e quello dei cedri è già in corso. Il timore tuttavia resta quello di un’escalation sempre maggiore che possa ampliare il conflitto a livello regionale.
Spaccatura all’interno della coalizione di governo per sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate entro ottobre. Tentativi di porre fine alla contestatissima premiership di Netanyahu, che nell’ultimo sondaggio è tornato in testa alle preferenze come premier.
L’hashtag #standwithIsrael è stato ripreso circa 300mila volte, contro le quasi 8 milioni di #freepalestine. Su Facebook, il primo è presente in poco più di 400mila post rispetto agli 11 milioni in cui si legge quello palestinese. Simile situazione su TikTok.
Quanto sta avvenendo a Rafah può minare la pace tra Egitto e Israele? Risponde l’ex Ambasciatore israeliano Jeremy Issacharoff, che è stato membro di diversi gruppi di negoziatori sugli accordi di normalizzazione con l’Egitto.
Erdogan ha annunciato che la Turchia bloccherà i commerci con Israele, in solidarietà con il popolo palestinese e per spingere lo stato ebraico ad accettare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Un danno per l’economia turca che vale circa 7 miliardi di dollari