Il Presidente cileno annuncia il piano per nazionalizzare l’estrazione del litio in un discorso trasmesso alla nazione. Anche altri Paesi, negli ultimi anni, hanno incrementato il controllo sulle risorse chiave dei loro territori
“Basta con l’estrazione per pochi”, ha detto Gabriel Boric – il giovane Presidente di sinistra del Cile. “Dobbiamo essere in grado di condividere la ricchezza del nostro Paese tra tutti i cileni”; “Questa è la migliore opportunità che abbiamo per la transizione a un’economia sostenibile e sviluppata. Non possiamo permetterci di sprecarla”, ha dichiarato in un discorso trasmesso a livello nazionale.
Le parole di Boric sono parte del discorso, tenuto il 20 Aprile, per presentare la “strategia nazionale sul litio”, che ribadisce la ferma volontà di rispettare uno dei grandi impegni assunti in campagna elettorale: la nazionalizzazione dell’industria del litio. Non sarà semplice – poiché servirà la maggioranza assoluta in entrambe le camere del Congresso – e ci vorrà del tempo, ma questa rimane la direzione del governo progressista di Gabriel Boric.
Il Presidente cileno ha espresso l’ambizione che il Paese diventi il principale produttore di litio al mondo “aumentando così la sua ricchezza e il suo sviluppo, distribuendolo in modo equo e proteggendo allo stesso tempo la biodiversità delle saline”. Nel suo discorso, Boric ha citato la nazionalizzazione del rame cileno ai tempi di Eduardo Frei Montalva e durante il governo di Salvador Allende.
Il Cile si unisce a una serie di altri Paesi che, negli ultimi anni, stanno cercando un maggiore controllo sulle risorse chiave del loro territorio. Lo scorso anno, il Messico ha nazionalizzato la sua industria del litio e lo Zimbabwe ha vietato le esportazioni di litio non lavorato. Anche l’Indonesia sta limitando le esportazioni di materie prime, tra cui il nichel.
Il Cile e il litio
Conosciuto come “l’oro bianco”, il litio è l’elemento solido più leggero della tavola periodica. Viene prodotto dalle salamoie o da giacimenti di minerali duri. Il Cile, a livello assoluto, è il secondo produttore al mondo – dopo l’Australia – ma il primo produttore per quanto riguarda il litio di alta qualità estratto dalle salamoie. Nel 2021, ha prodotto il 26% del litio mondiale e il deserto di Atacama (Cile) detiene una delle tre maggiori riserve al mondo – 9,3 milioni di tonnellate.
L’elevato potenziale elettrochimico del litio lo rende un componente fondamentale per la costruzione di batterie, soprattutto quelle per i veicoli elettrici. Dato il trend di elettrificazione in atto nel settore dell’automotive, garantirsi un approvvigionamento stabile e sicuro di litio è una delle maggiori sfide che le case automobilistiche devono affrontare per rispondere alla crescente domanda. Si prevede che per questo motivo, entro il 2030, la domanda di litio sarà quasi quintuplicata.
Il fatto che il Cile sia così ricco di questo elemento – in un momento in cui la transizione ad un’economia green rende sempre più cruciali le batterie – è un grande vantaggio comparato nelle mani del Paese. Ciononostante, fino ad ora, il controllo di questa risorsa è rimasto nella mani di due aziende private: una è Albemarle, ed è statunitense, l’altra si chiama Soquimich (SQM), è cilena e da tre decenni è controllata da Julio Ponce, il cui suocero era il dittatore Augusto Pinochet; inoltre, l’azienda cinese Tianqui Lithium ne ha acquisito il 23,77% nel 2018. Entrambe le aziende sono dei fornitori cruciali per Tesla, LG e altri produttori di vetture elettriche e batterie.
Il contratto di SQM scadrà nel 2030 e quello di Albemarle nel 2043. Il governo, senza fare direttamente i nomi delle aziende coinvolte, ha voluto rassicurare che non intende rescindere gli attuali contratti; piuttosto, ha detto Boric, spera che esse possano aprirsi ad una partecipazione statale prima delle loro rispettive scadenze.
Il Presidente ha incaricato la società statale Codelco – il più grande produttore di rame al mondo – di trovare il modo migliore per creare una società statale per il litio, per chiedere poi l’approvazione del piano al Congresso nella seconda metà dell’anno. Nel frattempo, Cadelco inizierà a trattare con chi detiene i contratti, con l’obiettivo di raggiungere una partnership tra pubblico e privato. Il governo sa bene che il settore privato è cruciale nell’estrazione del litio e che non è pensabile una sua totale esclusione. Recentemente, la Ministra cilena per le risorse minerarie, Marcela Hernando, aveva dichiarato al Congresso che “la tecnologia e le conoscenze sono nell’industria privata”. Per questo motivo, aveva sottolineato Hernando, è necessario un partenariato pubblico-privato.
La strategia di Boric
La strategia di Boric ha come fulcro e obiettivo la creazione di una Compagnia Nazionale del Litio, ma è più articolata di così. Essa affronta anche la necessità di sviluppare nuove tecnologie di estrazione, che siano più efficienti e sostenibili, coinvolgere e tutelare le comunità connesse ai siti di estrazione e sviluppare prodotti con valore aggiunto.
Nelle idee del governo cileno, in futuro, ci sarà spazio solo per i progetti che utilizzeranno una nuova tecnologia, ovvero l’estrazione diretta del litio (DLE), progettata per estrarre il litio senza affidarsi al tradizionale processo di evaporazione. La speranza è che la tecnologia DLE riduca l’uso di acqua nell’Atacama, una delle aree più aride del mondo.
L’estrazione diretta, più efficiente e sostenibile
La tecnologia DLE non è ancora stata testata su larga scala. Ma la corsa globale al litio – con le grandi potenze coinvolte, come Stati Uniti, Cina ed Europa – metterà a disposizione sempre più fondi per promuovere la sperimentazione in questo settore strategico, e ciò coinvolgerà anche il Cile. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’Inflation Reduction Act dello scorso anno ha promesso miliardi di dollari di incentivi per promuovere la produzione e l’adozione di veicoli elettrici, nonché per rafforzare la catena di approvvigionamento delle tecnologie green. Questo potrebbe essere un vantaggio per il Cile, in quanto la legge incoraggia i produttori statunitensi ad acquistare minerali critici, tra cui il litio, dalle miniere americane o da Paesi come il Cile – che hanno accordi di libero scambio con gli Stati Uniti. Per lo stesso motivo, l’Unione Europea ha recentemente rinegoziato il proprio accordo commerciale con il Cile per facilitare l’accesso europeo al litio cileno.
I rischi
Negli ultimi anni, il settore cileno del litio ha perso quote di mercato. L’Australia ha superato il Cile nel 2017 e l’Argentina ha guadagnato terreno. JPMorgan ha recentemente previsto che, entro il 2030, la quota cilena del mercato mondiale del litio potrebbe scendere ad appena il 10%, rispetto all’attuale 28%. Oggi, il Cile rimane ancora competitivo, fornendo litio di alta qualità e a basso costo, estratto dai due grandi attori sopracitati, Albemarle e SQM, che hanno investito solo nel 2022 circa 2,3 miliardi di dollari. L’annuncio, però, potrebbe avere un effetto negativo, spaventando gli investitori e spingendoli verso l’altro grande fornitore globale, l’Australia.