L’ex Segretario di Stato incontra Xi Jinping, Wang Yi e il ministro della Difesa Li Shangfu. Il disappunto della Casa Bianca: “Un privato cittadino è stato capace di parlare con figure che hanno rifiutato meeting con il nostro Governo”
A 100 anni d’età Henry Kissinger riesce ancora a far parlare di sé e, soprattutto, ad essere ascoltato dai Governi che con lui hanno collaborato nell’importante passato dell’ex Segretario di Stato. Persino da quei Governi nemici sistemici degli Stati Uniti, nazione che lui ha rappresentato in varie vesti e che oggi vedono nella sua figura una carta vincente per superare incomprensioni e spazi bui nelle relazioni. Una carta sfruttata proprio dalla Cina, che ha accolto Kissinger a Pechino con tutti gli onori del caso e organizzato meeting di alto livello normalmente dedicati ai capi di Stato e di Governo.
La reazione della Casa Bianca
La Casa Bianca era a conoscenza della missione dell’ex Segretario di Stato, specificando che si trattava di una visita privata di un suo cittadino. Evidentemente, non è possibile considerarla tale, soprattutto viste le personalità da lui incontrate: non solo il Presidente Xi Jinping, ma anche Wang Yi e il ministro della Difesa Li Shangfu. La sensibilità statunitense è stata stimolata proprio relativamente al faccia a faccia tra Kissinger e il responsabile della Difesa cinese, che ha rifiutato incontri con il Segretario alla Difesa Lloyd Austin per via delle sanzioni imposte da Washington allo stesso Li.
“È spiacevole che un privato cittadino possa incontrarsi con il ministro della Difesa e avere con lui un dialogo, mentre gli Stati Uniti non possono”, ha dichiarato il Portavoce del National Security Council della Casa Bianca John Kirby. Un punto che ha scaldato gli animi politici della visita, che è stata coperta dai media nazionali e internazionali come evento cruciale per le relazioni tra Pechino e Washington.
Gli incontri di alto livello
Kissinger arriva in Cina dopo le visite del Segretario di Stato Antony Bliken, della Segretaria al Tesoro Janet Yellen e dell’Inviato per il Clima John Kerry, elementi che fanno pensare a tutto tranne che a una reale interruzione dei rapporti tra Pechino e Washington. Tuttavia, il clima respirato negli ultimi anni non è stato tra i più favorevoli per rendere semplici le relazioni sulle due sponde dell’Oceano Pacifico. Anzi, una crescente rivalità cementificata dall’amministrazione guidata da Donald Trump e proseguita e ribadita dalla Casa Bianca di Joe Biden hanno reso ancor più complicato il dialogo con la Repubblica Popolare.
La stampa cinese
L’ex Segretario di Stato, vero e proprio artefice del riconoscimento statunitense della Cina di Mao Tse-tung, è stato definito dal Presidente cinese “vecchio amico”, a dimostrazione del valore attribuito dalla nomenclatura del Partito Comunista al diplomatico Usa. “Con le relazioni Cina-Stati Uniti di nuovo a un punto critico, il mondo — scrive il Global Times, quotidiano in lingua inglese controllato dal Governo cinese — ha bisogno di ascoltare la saggezza diplomatica di figure influenti come il centenario ex Segretario di Stato americano, che ha una profonda comprensione del concetto di equilibrio di potere. Tale accoglienza di alto livello — prosegue l’organo d’informazione — ha permesso uno slancio positivo nei legami bilaterali, dimostrando che la politica della Cina verso gli Usa è sempre stata coerente e che la Cina è stata realmente sincera nel voler migliorare le relazioni”.
L’accoglienza di Xi Jinping
Parole al miele che prendono direttamente spunto dalle dichiarazioni ufficiali di Xi. “Il popolo cinese apprezza la sua amicizia e non dimenticherà mai un vecchio amico né lo storico contributo alla promozione della crescita delle relazioni Cina-Stati Uniti e al rafforzamento dell’amicizia tra le nostre genti”, ha detto il Presidente rivolgendosi a Kissinger. “Cina e Stati Uniti sono a un nuovo bivio che richiede un’altra decisione da entrambe le parti sul dove proseguire. La chiave — ha affermato il leader del Partito Comunista Cinese — sta nel seguire i principi di mutuo rispetto, coesistenza pacifica e cooperazione vincente per entrambi”. Xi ha così basato sui rapporti storici la possibilità che si possa evitare uno scontro frontale con Washington, dal quale nessuno trarrebbe giovamento.
L’intervista all’Economist
Dichiarazioni che fanno da eco a quanto detto dallo stesso Kissinger alcuni mesi fa all’Economist. Nella lunga intervista col settimanale britannico, l’ex Segretario di Stato Usa ha parlato a lungo con la redazione del magazine, toccando vari aspetti e dinamiche delle relazioni internazionali e del quadro attuale sul fronte geopolitico. La Cina è stata tra i principali elementi di discussione e ragionamento, insieme a Russia e guerra in Ucraina. Un passaggio significativo dell’intervento di Kissinger sull’Economist si riferisce a quanto dovrebbero fare i due leader delle superpotenze. “Se i due Presidenti si incontrassero, piuttosto che elencare una lista di lamentele, dal mio punto di vista dovrebbero dire: ‘Signor Presidente, i due più grandi pericoli per la pace siamo noi. Nel senso che abbiamo la potenzialità di distruggere l’umanità. Credo che dovremmo concordare nel cercare di evitare una simile situazione’”.