Seul e Tokyo vogliono rilanciare le relazioni bilaterali, rese difficili dalle ferite ancora aperte della dominazione coloniale giapponese. “La situazione internazionale rende indispensabile la cooperazione tra Giappone e Corea del Sud” hanno dichiarato i due leader, con gioia di Washington che vede riallineare i suoi due principali alleati regionali
Fino a due mesi fa ci avrebbero creduti in pochi. Un presidente sudcoreano a Tokyo. E un premier giapponese a Seul. Il tutto nel giro di meno di due mesi. E invece è successo, in un cerchio che si è completato con la visita di Fumio Kishida in Corea del Sud tra domenica e lunedì, dopo il precedente viaggio di Yoon Suk-yeol in Giappone a metà marzo. Una doppia visita che serve a rilanciare i rapporti tra i due ex litiganti asiatici, per la gioia degli Stati Uniti che vedono riallinearsi i due principali alleati regionali.
L’iniziativa, accelerata dalle conseguenze della guerra in Ucraina, nasce dal passo di Yoon di abbandonare la pretesa di risarcimenti per le vittime di abusi e lavori forzati durante l’era della dominazione coloniale nipponica. Una ferita sempre aperta che ha compromesso negli scorsi anni le relazioni bilaterali. “Il mio cuore sanguina per le sofferenze dei sudcoreani”, ha detto Kishida durante la conferenza stampa che ha fatto seguito al vertice con Yoon a Seul. Ma non sono arrivate scuse esplicite. “La nostra posizione è quella di mantenere tutte le nostre precedenti posizioni sul passato coloniale, compresa la dichiarazione del 1998”, ha detto Kishida, riferendosi a quella che viene accettata come una guida per legami più amichevoli che discute la “genuina riflessione del Giappone sul suo passato coloniale e le sue scuse sincere”.
Il presidente Yoon ha ribadito che Seul non “pretenderà unilateralmente” che Tokyo si scusi per le violazioni dei diritti, riferendosi alla decisione presa il 6 marzo scorso che prevede il risarcimento delle vittime coreane senza coinvolgere le aziende giapponesi ritenute responsabili di tali danni da una sentenza del tribunale coreano del 2018. Alle rispettive opposizioni interne non basta. Il Partito democratico sudcoreano protesta per quella che ritiene una “umiliante sottomissione” di Yoon di fronte al Giappone. Mentre le vittime annunciano nuovi ricorsi legali. Ai conservatori giapponesi invece non piace la parziale concessione di Kishida. Da una parte e dall’altra esistono dunque ancora delle resistenze al rilancio totale dei rapporti. Ma entrambi i leader hanno chiarito che “la situazione internazionale rende indispensabile la cooperazione tra Giappone e Corea del Sud”.
Nel vertice di domenica sono stati ribaditi gli accordi che erano già stati raggiungi a marzo a Tokyo. Tokyo ha revocato le restrizioni alle esportazioni utili alla produzione di microchip, settore cruciale dell’economia sudcoreana. Seul ha ritirato il reclamo del 2019 all’Organizzazione mondiale del commercio. Parola fine, dunque, su quasi 4 anni di guerra commerciale. Riavviato l’accordo per la condivisione delle informazioni di intelligence, mentre aumenteranno le esercitazioni militari congiunte. Kishida ha anche accettato di permettere a una delegazione di esperti nucleari sudcoreani di visitare l’impianto di Fukushima prima del rilascio delle acque considerate radioattive.
Due i punti particolarmente sensibili tra quelli toccati dai due leader. Il primo è il rafforzamento della catena di approvvigionamento dei semiconduttori, settore ritenuto cruciale nell’ambito della contesa tecnologica tra Stati Uniti e Cina. Il Giappone si è già allineato alle restrizioni e ai controlli alle esportazioni imposti da Washington, la Corea del Sud è stata invece sinora più scettica. Il secondo punto è quello della cooperazione militare. Yoon ha aperto al coinvolgimento del Giappone nell’accordo di cooperazione sul nucleare sottoscritto con Biden durante la recente visita di Stato alla Casa Bianca.
Proprio quella visita e i suoi riferimenti alla Cina e allo Stretto di Taiwan continuano a creare problemi nelle relazioni tra Seul e Pechino. Il Global Times, tabloid nazionalista cinese, si è scagliato contro l’ambasciata sudcoreana che ha inviato una lettera al quotidiano criticando la sua copertura della visita del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol negli Stati Uniti. In un editoriale di lunedì, intitolato “Questo giornale ha qualcosa da dire sulla ‘protesta’ dell’ambasciata della Corea del Sud”, il Global Times si è definito indignato. La Cina ha anche avvisato Washington e Seul di non “provocare un confronto” con Kim Jong-un. Avvisaglia di nuove tensioni, visto che Pechino ha già fatto capire che come con la Russia in Ucraina ritiene che gli Usa stiano “gettando benzina sul fuoco” pregiudicando le “legittime preoccupazioni di sicurezza” di Pyongyang.
Il rafforzamento dei legami trilaterali Usa-Giappone-Corea del Sud rischia di provocare reazioni da parte della Corea del Nord, che da ormai un mese non risponde alle due telefonate quotidiane di collegamento, prassi in vigore sin dall’armistizio. E potrebbero presto arrivare altri passi sull’asse Washington-Tokyo-Seul. Kishida ha invitato Yoon a Hiroshima per un trilaterale con Biden a margine del summit del G7 ospitato dal Giappone tra il 19 e il 21 maggio.
Manovre che infastidiscono anche Mosca, soprattutto dopo che qualche settimana fa Yoon ha aperto all’invio diretto di aiuti militari all’Ucraina. Il ruolo della Corea del sud come esportatore nel settore della difesa è aumentato in modo esponenziale negli ultimi anni. Nel 2022 ha superato i 10 miliardi di dollari, più del triplo della cifra raccolta solo due anni prima.
Al di là dell’invio di armi o meno, ciò che è certo è che la guerra e il crescente allineamento (quantomeno a livello di percezione) tra Russia e Cina ha portato i due ex litiganti Giappone e Corea del Sud a mettere da parte (almeno per ora) le questioni storiche per rilanciare i rapporti. Kishida e Yoon vogliono persino dare un’immagine da amici. Domenica dopo il summit, hanno cenato insieme, con tanto di bevuta del “bomb shot” sudcoreano. Il Poktanju, un mix tra birra e soju, è stato reso celebre anche a livello globale dal successo dei K-Drama. Chissà se basterà a lenire in modo definitivo le antiche ferite. Senza aprirne di nuove.
Seul e Tokyo vogliono rilanciare le relazioni bilaterali, rese difficili dalle ferite ancora aperte della dominazione coloniale giapponese. “La situazione internazionale rende indispensabile la cooperazione tra Giappone e Corea del Sud” hanno dichiarato i due leader, con gioia di Washington che vede riallineare i suoi due principali alleati regionali
Fino a due mesi fa ci avrebbero creduti in pochi. Un presidente sudcoreano a Tokyo. E un premier giapponese a Seul. Il tutto nel giro di meno di due mesi. E invece è successo, in un cerchio che si è completato con la visita di Fumio Kishida in Corea del Sud tra domenica e lunedì, dopo il precedente viaggio di Yoon Suk-yeol in Giappone a metà marzo. Una doppia visita che serve a rilanciare i rapporti tra i due ex litiganti asiatici, per la gioia degli Stati Uniti che vedono riallinearsi i due principali alleati regionali.