Il vaccino russo Sputnik V è stato approvato anche in Messico. Intanto la Cina dona 10 milioni di dosi al programma Covax dell’Onu. Parte la vaccinazione in Palestina
Il vaccino russo Sputnik V è stato approvato anche in Messico. Intanto la Cina dona 10 milioni di dosi al programma Covax dell’Onu. Parte la vaccinazione in Palestina
Il vaccino contro il Covid-19 è l’unico strumento capace di permettere alla popolazione mondiale il ritorno alla quotidianità, ma l’incompleta diffusione delle dosi compromette la ripartenza economica e sociale specie dei Paesi già fragili. Come più volte sottolineato dall’Organizzazione mondiale della sanità, una distribuzione equa dei vaccini è fondamentale sia sotto il profilo sanitario che economico, visto che l’aumento delle singole richieste degli Stati alle case farmaceutiche rischia di portare i prezzi delle dosi alle stelle, impedendo in questo modo alle nazioni in via di sviluppo e con meno disponibilità di poter accedere alle cure in maniera regolare.
10 milioni di dosi dalla Cina
Per questo motivo, l’Oms ha ideato il programma Covax di concerto a numerosi attori statuali e fondazioni per assicurare l’equità nella distribuzione delle dosi. Nei giorni corsi il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha lanciato un appello al funzionamento di Covax, che permetterebbe una gestione multilaterale dell’emergenza sanitaria e una maggiore rapidità d’uscita dalla crisi.
Ieri, la Cina ha risposto donando 10 milioni di dosi, con tre delle case farmaceutiche di Pechino produttrici del vaccino che si impegneranno alla consegna della quantità promessa. Le aziende che hanno risposto all’appello sono Sinovac Biotech, Sinopharm e CanSino Biologics. Le case produttrici sono già presenti con loro antidoti in numerosi Paesi: Sinovac Biotech e Sinopharm hanno venduto le dosi in Brasile, Indonesia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, mentre il vaccino CanSino Biologics è utilizzato dallo stesso esercito della Repubblica popolare.
The Lancet promuove Sputnik V
L’efficacia dei vaccini è fin da subito divenuta una questione geopolitica, con il loro uso capace di modificare il soft power delle nazioni proponenti, spesso rinforzando la loro presenza già esistente in numerose aree geografiche, altre volte aprendo nuovi scenari. Il caso del vaccino russo Sputnik V, che la rivista scientifica The Lancetha dichiarato funzionante al 92%, ha permesso alla Russia di ritrovare una centralità sul palcoscenico internazionale.
Primo antidoto al mondo sviluppato, il vaccino russo è ora richiesto in numerosi mercati sia vicini che lontani. La Turchia ha chiesto il brevetto per la produzione in loco, mentre il Messico ha approvato il suo uso siglando un contratto per 400mila dosi da far arrivare nel Paese entro questo mese. Sputnik si aggiunge al ventaglio di dosi già offerte da Pfizer e AstraZeneca nella nazione centroamericana, mentre in Sudamerica l’antidoto russo è usato in Bolivia e Argentina.
Vaccini in Palestina, finisce il blocco d’Israele
Intanto, anche le autorità della Palestina hanno potuto gestire le dosi del vaccino per la popolazione locale, che si è vista privata di questa possibilità a causa del blocco imposto da Israele. Tel Aviv ha avviato una campagna di vaccinazione di massa con risultati eccezionali, per questo motivo la stridente negazione del diritto alla salute dei palestinesi ha portato all’intervento sia dell’Oms che dell’organizzazione indipendente per i diritti umani dell’Onu.
“Più di 4.5 milioni di palestinesi rimarranno senza protezione ed esposti al Covid-19, quando i cittadini israeliani che vivono vicino a loro o tra loro — compresi gli occupanti — saranno vaccinati. Moralmente e legalmente, questa differenziazione d’accesso al sistema sanitario nel mezzo della peggiore crisi sanitari del secolo è inaccettabile”, hanno dichiarato a gennaio lo Special Rapporteur Michael Lynk e Tlaleng Mofokeng, esperta dell’Onu per la salute mentale e fisica.
Secondo l’Oms, nei Territori Occupati sono stati contagiati 160mila palestinesi, con i decessi pari a 1700. L’impatto del coronavirus in Palestina è stato deleterio, specialmente a Gaza dove la popolazione soffre carenze idriche, delle infrastrutture elettriche, disoccupazione ai massimi storici e povertà. Israele ha solo ora provveduto alla distribuzione di 5mila dosi della casa farmaceutica Moderna: i primi a ricevere i vaccini saranno gli operatori sanitari. La Palestina spera di poter ricevere le dosi necessarie attraverso l’Oms.
Il vaccino russo Sputnik V è stato approvato anche in Messico. Intanto la Cina dona 10 milioni di dosi al programma Covax dell’Onu. Parte la vaccinazione in Palestina
Il vaccino contro il Covid-19 è l’unico strumento capace di permettere alla popolazione mondiale il ritorno alla quotidianità, ma l’incompleta diffusione delle dosi compromette la ripartenza economica e sociale specie dei Paesi già fragili. Come più volte sottolineato dall’Organizzazione mondiale della sanità, una distribuzione equa dei vaccini è fondamentale sia sotto il profilo sanitario che economico, visto che l’aumento delle singole richieste degli Stati alle case farmaceutiche rischia di portare i prezzi delle dosi alle stelle, impedendo in questo modo alle nazioni in via di sviluppo e con meno disponibilità di poter accedere alle cure in maniera regolare.
10 milioni di dosi dalla Cina
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