La notizia è stata diffusa da Washington Post e New York Times a pochi giorni dalla visita di Antony Blinken in Cina. Washington e L’Avana smentiscono. Il portavoce del National Security Council Usa, John Kirby, dichiara che l’informazione “non è precisa”…
La Cina pagherà miliardi di dollari al Governo cubano per l’apertura di una struttura d’intelligence sull’isola, a pochi chilometri di distanza dagli Stati Uniti. Così il Washington Post racconta le indiscrezioni pervenute al quotidiano Usa, secondo il quale diversi funzionari anonimi avrebbero confermato le preoccupazioni della Casa Bianca sulla volontà di Pechino di installare strumenti per lo spionaggio del Governo a stelle e strisce. No, non esiste nessuna ipotesi al riguardo: è la stessa amministrazione Biden a negare tale possibilità, in linea con quanto detto dalle autorità cubane.
Joe Biden in difficoltà…
Il report del Washington Post ha innescato una serie di reazioni sia di carattere interno che a livello internazionale, dando linfa all’opposizione repubblicana per criticare l’operato del Presidente, mettendo allo stesso tempo in difficoltà Joe Biden e le prospettive di dialogo con Pechino, già tese e ulteriormente sfilacciate in seguito al caso del pallone aerostatico che ha sorvolato i cieli Usa nei mesi scorsi. Infatti, proprio a causa della presenza del presunto spy balloon, il viaggio del Segretario di Stato Antony Blinken fu rimandato a data da destinarsi, data che sembrava essere riprogrammata proprio per le prossime settimane, che rischia un nuovo intoppo.
…ma il caso non sussiste
La Casa Bianca apprende l’informazione senza scomporsi, rispondendo che il caso non sussiste. “Abbiamo letto il report, non è preciso”, ha detto John Kirby, Portavoce del National Security Council, che segnala solamente la conoscenza del legame tra cinesi e cubani e la volontà di Pechino nel costruire strutture per lo spionaggio in molteplici contesti esteri, compreso l’emisfero nord. Gli fa eco Patrick Ryder, Portavoce del Dipartimento alla Difesa: “Non siamo a conoscenza del possibile sviluppo di una stazione di spionaggio implementata da Cina e Cuba”. Il Vice-Ministro degli Esteri de L’Avana, Carlos Fernández de Cossio, parla di “report falso e privo di fondamento”, sottolineando che il suo Paese è contrario ad ogni tipo di presenza militare di forze straniere in America Latina e nella regione caraibica. In Cina parlano di non conoscenza del caso.
Una contrapposizione così netta tra le dichiarazioni ufficiali governative — che ironicamente pone sulla stessa posizione nazioni rivali — e quanto sostenuto da alcuni media, dal Washington Post passando per il New York Times, non si vedeva da tempo. Il quotidiano newyorkese cita a sua volta fonti anonime vicine all’argomento, offrendo sponda sia ai colleghi della rivista edita nella capitale che ai falchi tra Repubblicani e Democratici, costantemente alla ricerca dello scontro sia con le autorità cubane che cinesi.
Le preoccupazioni di Washington
“Siamo profondamente preoccupati per il report che racconta del lavoro congiunto de L’Avana e di Pechino contro gli Stati Uniti e la nostra popolazione. Dobbiamo rispondere a questo sfacciato attacco alla sicurezza della nazione”, hanno affermato in una nota congiunta Mark Warner, Democratico, e Marco Rubio, Repubblicano, rispettivamente chairman e vice-chairman del Comitato d’Intelligence del Senato. Una situazione che vedrà nuovi sviluppi nelle prossime ore, che rischia di incrinare ancora di più i rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina.
Da capire se arriveranno conferme dalle autorità Usa o se le fonti del Washington Post, che per primo ha aperto il caso, seguito poi a sua volta dagli altri media, non sono state del tutto affidabili. Le tempistiche sono a dir poco curiose: sia nel caso del pallone aerostatico che nell’ultimo, relativo alla possibile costruzione di una struttura per lo spionaggio cinese a Cuba, le informazioni sono state rese pubbliche a pochi giorni dalla vista di Blinken presso le autorità cinesi. Anche in questo modo è possibile orientare le azioni di politica estera.
La Cina pagherà miliardi di dollari al Governo cubano per l’apertura di una struttura d’intelligence sull’isola, a pochi chilometri di distanza dagli Stati Uniti. Così il Washington Post racconta le indiscrezioni pervenute al quotidiano Usa, secondo il quale diversi funzionari anonimi avrebbero confermato le preoccupazioni della Casa Bianca sulla volontà di Pechino di installare strumenti per lo spionaggio del Governo a stelle e strisce. No, non esiste nessuna ipotesi al riguardo: è la stessa amministrazione Biden a negare tale possibilità, in linea con quanto detto dalle autorità cubane.
La Casa Bianca apprende l’informazione senza scomporsi, rispondendo che il caso non sussiste. “Abbiamo letto il report, non è preciso”, ha detto John Kirby, Portavoce del National Security Council, che segnala solamente la conoscenza del legame tra cinesi e cubani e la volontà di Pechino nel costruire strutture per lo spionaggio in molteplici contesti esteri, compreso l’emisfero nord. Gli fa eco Patrick Ryder, Portavoce del Dipartimento alla Difesa: “Non siamo a conoscenza del possibile sviluppo di una stazione di spionaggio implementata da Cina e Cuba”. Il Vice-Ministro degli Esteri de L’Avana, Carlos Fernández de Cossio, parla di “report falso e privo di fondamento”, sottolineando che il suo Paese è contrario ad ogni tipo di presenza militare di forze straniere in America Latina e nella regione caraibica. In Cina parlano di non conoscenza del caso.