Il bilancio complessivo arriverà così a 53 miliardi, comunque molto inferiore a quello cinese. L’intenzione è incrementare la deterrenza militare nei confronti di Pechino, che minaccia gli interessi giapponesi
Il Nikkei ha rivelato che il Governo del Giappone destinerà finanziamenti aggiuntivi alla difesa per oltre 700 miliardi di yen (circa 6,1 miliardi di dollari) nell’anno fiscale 2021. Il bilancio complessivo di questo settore arriverà così a 53 miliardi: una cifra paragonabile ai budget di Francia e Germania, ma comunque molto inferiore – circa un quarto – a quello della Cina. L’aumento della spesa per la difesa mira proprio ad accrescere la deterrenza militare di Tokyo nei confronti di Pechino, un importante socio commerciale ma anche un rivale strategico, che con le sue rivendicazioni (Taiwan, isole Senkaku) minaccia gli interessi giapponesi.
I finanziamenti aggiuntivi verranno utilizzati per l’acquisto di aerei da pattugliamento marittimo e di mine navali, tra le altre cose: è una novità rilevante, visto che il Giappone spende il proprio budget per la difesa principalmente per pagare i membri delle forze armate e per il mantenimento delle unità già in suo possesso. Di solito, meno del 20% del bilancio viene destinato all’ottenimento di nuove apparecchiature.
Il contesto interno
A essere notevole è anche il contesto più generale in cui si inserisce la mossa di Tokyo. Innanzitutto perché si accompagna all’enorme piano di spesa da 490 miliardi di dollari voluto dal Primo Ministro Fumio Kishida per stimolare la ripresa economica e favorire la redistribuzione della ricchezza. E poi perché muove verso il superamento del tetto massimo dell’1% del Pil per la spesa legata alla difesa, storicamente rispettato per rassicurare l’opinione pubblica interna, preoccupata per un ritorno a quell’aggressività militare che ha caratterizzato la nazione in passato. Ma un sondaggio condotto l’anno scorso dal Nikkei ha rivelato che l’86% degli intervistati pensa che la Cina rappresenti una minaccia per il Giappone, più di quelli (l’82%) spaventati dalla Corea del Nord.
Il Partito liberal-democratico di Kishida ha detto chiaramente di puntare a investire il 2% del Pil nella difesa: circa 100 miliardi di dollari. E vuole anche aumentare il contributo per il mantenimento delle 50mila forze statunitensi presenti sul territorio giapponese: i soldi in più verranno utilizzati per tenere esercitazioni militari congiunte.
Il contesto regionale
In ultimo, le decisioni del Giappone vanno lette tenendo conto dei movimenti regionali. Di recente gli Stati Uniti, assieme al Regno Unito, hanno firmato un patto con l’Australia (l’Aukus) sulla fornitura di sottomarini a propulsione nucleare che punta al contenimento marittimo della Cina.
L’ex Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, figura ancora rilevantissima nella politica interna, ha detto che Tokyo dovrebbe portare la collaborazione sulla difesa con Canberra a un “nuovo livello” e dovrebbe lavorare assieme ai membri dell’Aukus sulle capacità cibernetiche, l’intelligenza artificiale e il computing quantistico. Ieri il Giappone ha fatto sapere che una nave da ricognizione cinese è transitata nelle proprie acque, vicino alla prefettura di Kagoshima; pochi giorni prima c’era stata un’incursione di quattro imbarcazioni della guardia costiera di Pechino intorno alle isole Senkaku.
Le forze marittime giapponesi si concentrano sulla protezione del Mar Cinese orientale. Con la sua geografia, il Paese partecipa ai piani statunitensi per il contenimento della Cina nell’Oceano Pacifico attraverso la cosiddetta “prima catena di isole”: una sorta di barriera naturale che va dalle Curili (a nord-est del Giappone) e passa per le Ryukyu, Taiwan e la parte settentrionale delle Filippine, fino al Borneo.
Tokyo vuole dotarsi di missili capaci di viaggiare per oltre mille chilometri, droni e aerei da caccia di fabbricazione interna. Sta anche potenziando le proprie capacità di guerra elettromagnetica, cibernetica e spaziale.
I finanziamenti aggiuntivi verranno utilizzati per l’acquisto di aerei da pattugliamento marittimo e di mine navali, tra le altre cose: è una novità rilevante, visto che il Giappone spende il proprio budget per la difesa principalmente per pagare i membri delle forze armate e per il mantenimento delle unità già in suo possesso. Di solito, meno del 20% del bilancio viene destinato all’ottenimento di nuove apparecchiature.