L’Italia va a destra, ma è isolata in Europa. L’esperienza gialloverde al capolinea
L’Italia è un caso unico in Europa perché è il solo Paese dove la destra ha vinto ed è anche al Governo (non è così nè in Francia nè nel Regno Unito). Dunque, pur non avendo i numeri a Strasburgo per proporre maggioranze alternative, la Lega ha però il Governo di un Paese che può condizionare pesantemente le politiche europee nel Consiglio, sede istituzionale del coordinamento intergovernativo.
Ed è anche il solo Paese dove la vittoria della destra può verosimilmente avere un impatto sulla maggioranza del Governo nazionale.
“Non ci saranno regolamenti di conti. A livello nazionale (in verità, nemmeno a livello europeo, ndr) non cambia nulla. Il nemico è la sinistra”. Matteo Salvini, in realtà, usa i toni sereni e concilianti di chi ha incassato una vittoria nettissima: la Lega è diventato il primo partito del Paese con oltre il 34% dei voti.
Dimezzati, rispetto alle politiche dello scorso anno i pentastellati, che passano dal 32,7 al 17,1%. Cruda ma efficace l’immagine descritta da un grande quotidiano nazionale, con Salvini paragonato a un gatto sazio con il topo Di Maio in bocca, pronto a sbranarlo in qualsiasi momento.
Forza Italia scende all’8,8% (alle politiche era al 14), segnando tristemente la fine politica di Berlusconi, che non riesce proprio a farsi da parte, prima di essere spazzato via dalla storia. Fratelli d’Italia sale al 6,5 e beneficia (oltre i suoi meriti) dello spostamento dell’asse culturale della politica italiana a destra.
La sinistra ritrova compattezza attorno all’inclusivo Pd di Zingaretti e ottiene un incoraggiante 22,7 (contro il 18,8 delle Politiche e il clamoroso 40,8 renziano delle Europee), incassando il sorpasso sui 5Stelle, praticamente inutile ma psicologicamente molto importante.
Non superano la soglia di sbarramento del 4%, +Europa (al 3,1) ed Europa Verde (al 2,3): un esempio di scarsa capacità politica di due dirigenze che pure si erano parlate per cercare un’intesa, ma che si sono infrante sull’incapacità di dare concretezza numerica a messaggi politici non così distanti. Visto il grande successo dei Verdi in altri grandi Paesi, la miope dirigenza italiana dovrebbe sparire per sempre dalla scena e lasciare il campo a nuovi interpreti.
Cambiano i rapporti di forza all’interno della maggioranza (la Lega è a + 12% dai grillini), ma di crisi di Governo per ora non si parla. Salvini però è chiaro con i pentastellati: “Avanti con autonomia regionale, Flat Tax e Tav”. Gli alleati sono all’angolo, devono scegliere il male minore tra i diktat della Lega e le elezioni anticipate, mentre all’orizzonte c’è la dura prova della legge di bilancio.
In caso di crisi e di nuove elezioni, ho l’impressione che Salvini non abbia alcuna voglia di legarsi nuovamente al Cavaliere, per non intaccare questa sua aurea di uomo nuovo della politica italiana: si stanno ricreando, 4 anni dopo, le stesse condizioni che hanno portato Renzi a mandare a casa Letta, compagno di partito, dopo averlo ripetutamente rassicurato.
Matteo 2 è nella fase delle rassicurazioni all’alleato indebolito, per poi colpirlo a morte alla prima occasione e rimettersi al giudizio degli elettori, per provare a ottenere la maggioranza solo per lui e Fratelli d’Italia, politicamente più omogenei. Con Renzi, fu Napolitano a impedirgli le elezioni…
Domani, Mattarella permettendo…
@GiuScognamiglio
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