In fatto di prezzi Alexey Miller non è secondo a nessuno. Lo scorso anno, per esempio, voleva comprarsi un tablet ma che non costasse più di 3,7 milioni di dollari. Il capo di Gazprom è certo uno che i dollari li conta almeno a milioni, e non è difficile capirne il perché dato che è al comando di un colosso da 153 miliardi di dollari di fatturato nel 2012. Così, quando si parla di prezzo del gas per l’Ucraina, c’è da stare attenti.
Gazprom vanta dall’Ucraina un credito di 4,5 miliardi di dollari per forniture non pagate e l’ultimatum per la prima tranche da 1,95 miliardi è scaduta il 16 giugno senza che Kiev abbia versato un dollaro. Né è stato raggiunto alcun accordo sul prezzo durante le trattative con la mediazione europea che propone 300 dollari per mille metri cubi contro i 385 proposti da Gazprom.
La risposta immediata di Miller è stata di chiudere il rubinetto con effetto immediato. “Da oggi l’Ucraina riceverà solo il gas per cui avrà pagato in anticipo”, ha detto Miller.
La cosa non è però così semplice. Benché una grossa fetta del gas siberiano scorra già direttamente dall’immenso giacimento siberiano Yamal all’Europa (Germania, per la precisione) attraverso il gasdotto offshore Nord Stream nel Mar Baltico, bypassando completamente tutti i Paesi che ci stanno di mezzo, la parte più grossa dell’oro blu russo continua a transitare per la rete di gasdotti ucraini. Dire che “le forniture di gas all’Ucraina da oggi sono ridotte a zero” dovrebbe far rizzare i capelli agli europei.
Una montagna di bollette
“Forniremo fino al confine con l’Ucraina solo e soltanto la quantità di gas richiesta dai nostri clienti europei”, ha specificato Miller. Questo vuol dire che il sistema di gasdotti ucraini dovrebbe ricevere, un fiume di gas diretto in Europa, qualcosa come 175 milioni di metri cubi, e lasciarlo transitare senza prelevarne un atomo, anche dovesse rimanere a secco. Fonti di Naftogaz, la concessionaria ucraina, hanno fatto sapere di disporre di scorte per il fabbisogno domestico fino a dicembre. E poi?
Naturalmente non ci sono i tempi per ridurre in modo significativo la dipendenza europea dal gas russo. Bulgaria e Paesi baltici, così come Finlandia e Svezia, dipendono esclusivamente dal gas russo, mentre altri come Polonia e Austria soddisfano fino all’80% della loro domanda grazie alla Russia. L’Italia è intorno al 20%. Né tantomeno ci sono i tempi per trovare approvvigionamenti alternativi per l’Ucraina: non solo gli esperimenti di reverse flow (invertire il flusso in uscita verso uno dei Paesi occidentali ricomprando gas russo dall’Europa) consentono di soddisfare una quota minima del fabbisogno ucraino, ma non va dimenticato che finora Kiev si è dimostrata un cattivo pagatore. Chi vuole ammucchiare miliardi di bollette non pagate?
La possibilità di una soluzione della controversia è sempre aperta, resta il nodo dell’immenso debito che Kiev non si può permettere.
Il segreto di Pulcinella
La questione del prezzo è centrale. Benché infatti sembrerebbe ovvio che se Gazprom non riceve il pagamento del gas venduto a Kiev fino a oggi è legittimata a interrompere la fornitura, è sull’entità stessa del debito che si gioca la controversia. Se, come detto, la Russia afferma di avanzare 4,5 miliardi di dollari, Kiev sostiene di aver accumulato negli ultimi anni bollette per 6 miliardi più del dovuto a causa del prezzo praticato da Gazprom, ritenuto fuori mercato. E infatti il prezzo per l’Ucraina ha raggiunto nel 2012 i 426 dollari per mille metri cubi, contro i circa 300 praticati all’Europa.
Che la questione del prezzo non sia solo commerciale ma anche politica è un segreto di Pulcinella. La Russia continua a vedere le forniture energetiche come il più efficace leverage sui Paesi vicini e – in ultima analisi – anche sull’Europa. Negli ultimi mesi il prezzo ha subito delle enormi oscillazioni in relazione agli eventi politici, precipitando ai 268 dollari dell’accordo con l’ex presidente Janukovich per poi schizzare agli attuali 485 fissati a partire dall’insediamento del governo di Euromaidan. E nei giorni scorsi è stato Putin in persona a far sapere che sotto i 385 dollari non si scende.
“Gli ucraini non sborseranno 5 miliardi di dollari all’anno in modo che la Russia poi possa comprarci armi, carri armati e aerei con cui bombardarci”, ha detto il primo ministro ucraino, Arseny Jatsenjuk. In questo balletto di miliardi Miller è perfettamente a suo agio. Nelle scorse ore ha detto che, in fondo, i 6 miliardi erano un prezzo di favore: “Il danno è stato molto maggiore e Gazprom potrebbe intentare un’altra causa contro Neftogaz per 18 miliardi di dollari”.
Gazprom vanta dall’Ucraina un credito di 4,5 miliardi di dollari per forniture non pagate e l’ultimatum per la prima tranche da 1,95 miliardi è scaduta il 16 giugno senza che Kiev abbia versato un dollaro. Né è stato raggiunto alcun accordo sul prezzo durante le trattative con la mediazione europea che propone 300 dollari per mille metri cubi contro i 385 proposti da Gazprom.