La war room di Palazzo Chigi segue l’evolversi della situazione libica. A bordo anche Eni
La decisione è stata presa oggi nel vertice tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri degli Esteri, Enzo Moavero, e della Difesa, Elisabetta Trenta. La crisi libica va attentamente “monitorata e gestita” ora per ora, in tutte le possibili ripercussioni geostrategiche ed economiche per il nostro Paese.
È, insomma, una questione di sicurezza nazionale, un “dossier di livello A” che deve essere trattato con la massima professionalità, riservatezza ed efficacia.
Proprio per questo il premier Conte ha concordato con i suoi ministri Moavero e Trenta e con i vertici delle Forze armate e dei servizi di sicurezza l’insediamento presso Palazzo Chigi di un “gabinetto di crisi” che segua momento per momento l’evolversi della situazione in Libia, valuti, sulla base di notizie di prima mano, l’esatto sviluppo delle operazioni militari alla periferia di Tripoli e lo stato dei negoziati tra gli emissari del Governo Serraj e quelli del generale Khalifa Haftar con un occhio molto attento ai riflessi sulle partenze dei migranti (ve ne sono circa 700mila in attesa di imbarcarsi) e sul flusso degli approvvigionamenti energetici di greggio e gas al nostro Paese.
La cabina di regia a Palazzo Chigi sulla Libia esisteva già da mesi, ma a renderla ora un organismo permanente, oltre alle operazioni militari di Haftar, è anche la necessità di mostrare compattezza nel Governo evitando fughe in avanti e iniziative personali come quelle del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si è nuovamente scagliato contro la Francia chiedendo informazioni direttamente al direttore del servizio di intelligence esterno Aise Luciano Carta. Fatto che avrebbe irritato molto il premier Conte, che è l’unico responsabile politico dell’intelligence italiana.
La “War Room” di Conte prevede la partecipazione dei ministri degli Esteri, dell’Interno e della Difesa, insieme ai vertici delle Forze armate e dei tre servizi (Aise, Aisi e Dis) e di alti funzionari di Esteri, Interni e Difesa che attraverso le reti dei loro dicasteri dovranno garantire un flusso costante di informazioni da sottoporre poi all’analisi e alla valutazione politica del gabinetto di crisi. Non è escluso che il lavoro del gabinetto possa coinvolgere in qualche modo anche alti dirigenti del gruppo Eni presente nel Paese come partner della compagnia petrolifera libica Noc.
@pelosigerardo
La war room di Palazzo Chigi segue l’evolversi della situazione libica. A bordo anche Eni