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Tripoli, fine dell’assedio


Haftar in ritirata. Erdogan il vero vincitore

In quattordici mesi, sia pure sostenuto dalle armi egiziane, dai droni cinesi provenienti dagli Emirati e da un buon numero di mercenari russi della Wagner, il generale di Bengasi Khalifa Haftar non è riuscito, come aveva sbandierato ai quattro venti, nel suo intento di entrare da trionfatore nel centro di Tripoli.  Tuttavia sbaglierebbe chi pensasse che la sconfitta militare di Haftar, costretto a riparare nella base aerea di Jufra dove sono posizionati alcuni Mig russi, coincida ipso facto con la vittoria politica del Presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al-Serraj. Se c’è qualcuno che può cantare vittoria in questo momento è solo il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan che non intende abbandonare le sue mire egemoniche ed energetiche sulla Libia e il Mediterraneo orientale.

Giovedì scorso Serraj è volato a Tripoli per suggellare la liberazione di Tripoli con Erdogan che non ha mancato di mettere sul piatto quello che, secondo lui, dovrà essere il “dividendo della pace”. “Abbiamo concordato di allargare il nostro campo di cooperazione,” – ha spiegato Erdogan – “non abbandoneremo mai i nostri fratelli libici ai golpisti e ai mercenari; vogliamo aumentare la collaborazione anche nel Mediterraneo orientale con esplorazioni e trivellazioni”. Più chiaro di così… Nelle stesse ore, il vicepresidente del Governo di Tripoli, Ahmed Maitig, e il Ministro degli Esteri Siala erano a Mosca per manifestare la disponibilità a trattare con il Paese che negli ultimi mesi non ha mai fatto mancare il suo appoggio ad Haftar (sia pure solo con la Wagner) ma che non vuole drammatizzare troppo la situazione per poter rimanere ben saldo nel Paese anche in futuro.

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