Per la Francia la presenza di mercenari russi del gruppo Wagner nel Sahel alimenterebbe il rischo di destabilizzazione regionale e danneggerebbe gli interessi francesi nella lotta al terrorismo islamista
Il vertice di Parigi tra i Ministri degli Esteri e della Difesa francesi e le loro controparti russe è servito alla Francia per mandare diversi avvertimenti alla Russia. Sull’Ucraina, innanzitutto: riferendosi ai movimenti di truppe verso la frontiera, Jean-Yves Le Drian e Florence Parly hanno detto che Mosca deve astenersi dal compromettere nuovamente l’integrità territoriale di Kiev (nel 2014 c’era stata l’annessione della Crimea) o subirà “gravi conseguenze”. Sulla Bielorussia e sulla crisi dei migranti al confine con la Polonia, invece, i due hanno chiesto a Mosca di richiamare all’ordine il regime di Alexander Lukashenko, dipendente dal Cremlino.
La risposta russa, affidata al Ministro degli Esteri Sergej Lavrov e a quello della Difesa Sergej Shoigu, si è focalizzata sul Mar Nero e sui movimenti delle forze aeree e navali della Nato: manovre che Mosca dice di percepire come aggressive e sfidanti (così le ha definite ieri anche il Presidente Vladimir Putin).
Uscendo invece dal quadrante europeo, Parly e Le Drian hanno detto a Lavrov e a Shoigu di giudicare “inaccettabile” lo schieramento di mercenari russi del gruppo Wagner nel Sahel, una regione dell’Africa occidentale: in Mali, più precisamente. Uno schieramento che, secondo i Ministri francesi, alimenterebbe “rischi di destabilizzazione regionale” e danneggerebbe “gli interessi della Francia e dei suoi partner coinvolti nella lotta contro il terrorismo nel Sahel”.
L’importanza del Mali
Lo scorso settembre Parly si era recata personalmente in Mali proprio per ottenere dalla giunta militare al potere la cancellazione di un accordo con la Russia sul reclutamento di mercenari del gruppo Wagner. Non si tratta di semplici combattenti sotto contratto, ma di agenti ufficiosi della politica estera russa, schierati in tutti quei contesti – Libia, Siria, ma anche Ucraina – in cui Mosca preferisce non intervenire in maniera ufficiale.
Il Mali è una ex colonia della Francia ed è molto rilevante per le sue operazioni contro il terrorismo islamista nel Sahel: ci sono gruppi affiliati allo Stato islamico o ad al-Qaeda che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale di Parigi. La Francia ha investito parecchie risorse sia nella lotta al jihadismo che nella stabilizzazione politica del Mali, senza però riportare grossi successi. Il presidente Emmanuel Macron ha definito un piano per la riconfigurazione della missione militare nel Sahel e per la riduzione del numero delle truppe: prevede un maggiore coinvolgimento sia dei Governi regionali (Niger, Burkina Faso, Ciad e Mauritania e Mali, in teoria), sia dei membri dell’Unione europea.
L’arrivo del gruppo Wagner in Mali potrebbe però complicare le cose: approfittando della parziale ritirata della Francia, attraverso i mercenari la Russia potrebbe espandere la sua influenza politica nell’Africa occidentale, come già fatto in altre parti del mondo. Gli interessi francesi ne uscirebbero intaccati. La giunta militare maliana, peraltro, preferisce dialogare con Mosca piuttosto che con Parigi, che preme per il rispetto delle norme democratiche.
Da Bamako continuano a negare l’esistenza di una collaborazione con il gruppo Wagner, ma hanno comunque messo le mani avanti. “L’opinione pubblica in Mali”, aveva dichiarato il portavoce del Ministero della Difesa, “è a favore di una maggiore cooperazione con la Russia, vista la situazione della sicurezza”.
La risposta russa, affidata al Ministro degli Esteri Sergej Lavrov e a quello della Difesa Sergej Shoigu, si è focalizzata sul Mar Nero e sui movimenti delle forze aeree e navali della Nato: manovre che Mosca dice di percepire come aggressive e sfidanti (così le ha definite ieri anche il Presidente Vladimir Putin).