L’ambasciata cinese in Myanmar annuncia l’apertura di una nuova via commerciale sull’Oceano Indiano al confine tra i due Paesi. Un passo importante per il rafforzamento delle relazioni
Dal 21 al 28 agosto l’inviato speciale per gli Affari asiatici della Cina, Sun Guoxiang, è stato in visita in Myanmar per incontrare il Governo militare di Min Aung Hlaing, il generale che ha guidato il colpo di Stato dello scorso febbraio contro la leader Aung San Suu Kyi.
Pechino non si è mai espressa con durezza contro i golpisti birmani, dicendo di non volersi intromettere negli affari interni altrui e di appoggiare una risoluzione della crisi sociale – nei mesi si è sviluppata una resistenza armata al regime, con scontri e vittime – che passi per la mediazione diplomatica regionale. La prudenza cinese si spiega soprattutto con la volontà di non pregiudicare i grandi interessi che il Paese ha in Myanmar, incarnati in un “corridoio economico” che svilupperà le infrastrutture di connessione dalla provincia dello Yunnan fino al porto di Kyaukpyu, sulla baia del Bengala.
A questo proposito, nei giorni della visita di Sun, l’ambasciata cinese in Myanmar ha annunciato l’apertura di una nuova via commerciale tra il porto birmano di Yangon, sull’Oceano Indiano, e la provincia cinese dello Yunnan, al confine tra i due Paesi; da qui, la tratta prosegue su rotaia fino alla città di Chengdu, nel Sichuan. La “nuova rotta per l’Oceano Indiano”, ha scritto l’ambasciata nel comunicato, “è un passo avanti importante per il rafforzamento delle relazioni commerciali tra Cina e Myanmar”.
Perché l’Oceano Indiano è importante per la Cina
L’Oceano Indiano possiede una evidente importanza commerciale per la Cina: le sue acque sono ricche di pesci, di giacimenti energetici, di minerali e anche di sabbia adatta per l’edilizia. Ma quest’area ha una rilevanza che va ben oltre gli aspetti economici, perché è cruciale sia per la sicurezza nazionale della Cina, sia per la sua proiezione di potenza all’estero.
L’Oceano Indiano è una delle aree di transito più importanti per il commercio marittimo del petrolio, e una grossa parte dell’energia consumata dalla Cina – è la maggiore importatrice di greggio al mondo – passa proprio per di qui. Da decenni Pechino cerca di risolvere il cosiddetto “dilemma di Malacca”, cioè la dipendenza estrema dall’omonimo (e trafficatissimo) stretto tra Malesia e Indonesia per l’approvvigionamento petrolifero: se lo stretto dovesse bloccarsi per qualche ragione (magari un incidente come a Suez, oppure per intervento di uno Stato rivale), la sicurezza energetica della Cina sarebbe a rischio, con tutte le eventuali conseguenze economiche e sociali.
Come aggirare il dilemma di Malacca
Per aggirare il dilemma, allora, Pechino sta cercando di garantirsi un accesso più ampio all’Oceano Indiano attraverso progetti infrastrutturali che mettano in comunicazione i vari “colli di bottiglia” del commercio marittimo. Il piano è realizzare una lunga “collana di perle” che ha tra i suoi gioielli più preziosi il Myanmar (il porto di Kyaukpyu, innanzitutto), il Pakistan (Gwadar) e il Gibuti, nell’Africa orientale.
Il disegno risponde a uno scopo difensivo ma anche espansivo: la primazia geopolitica si è storicamente incentrata sul dominio degli snodi critici per le connessioni; il controllo di tutti questi porti, poi, è utile anche da un punto di vista militare. Non è un caso se la prima e unica base militare cinese all’estero si trovi proprio nel Gibuti: è stata aperta nel 2017 e serve a monitorare lo stretto di Bab el-Mandeb, tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano.
Agli investimenti infrastrutturali e alla presenza militare, la Cina ha affiancato un’intensa azione diplomatica. Possiede, per esempio, delle missioni diplomatiche in tutte e sei le nazioni insulari dell’Oceano Indiano: Comore, Madagascar, Maldive, Mauritius, Seychelles e Sri Lanka. Gli Stati Uniti, per fare un paragone, ne hanno tre: in Madagascar, a Mauritius e nello Sri Lanka, ma vogliono aprire un ufficio di rappresentanza nelle Maldive. E sono presenti militarmente nel Gibuti, con la base navale di Camp Lemonnier.
L’ambasciata cinese in Myanmar annuncia l’apertura di una nuova via commerciale sull’Oceano Indiano al confine tra i due Paesi. Un passo importante per il rafforzamento delle relazioni