Londra potrebbe allontanare la società China General Nuclear, controllata da Pechino, dalla costruzione di centrali nucleari sul proprio territorio. Quale futuro per il programma nucleare britannico?
Il Regno Unito sarebbe pronto ad allontanare la China General Nuclear, azienda controllata dal Governo di Pechino, dai progetti di costruzione — già in essere e per quelli futuri — delle centrali nucleari sull’isola. A darne l’annuncio il Financial Times, che per primo ha diffuso l’indiscrezione che cambierebbe i piani futuri sul nucleare di Londra. È ormai un muro contro muro quello con la Cina, già bloccata nella costruzione delle reti 5G e nella vendita delle componentistiche necessarie a questa tecnologia.
Come altri Paesi vicini agli Stati Uniti, infatti, nel corso del quadriennio alla Casa Bianca di Donald Trump Washington ha messo in guardia gli alleati sull’uso dei manufatti Huawei, dietro la quale ci sarebbe direttamente il Partito comunista cinese che, potenzialmente, avrebbe potuto impossessarsi di informazioni legate alla sicurezza nazionale. Sulla stessa scia, il Regno Unito starebbe valutando l’estromissione dell’azienda China General Nuclear, a pochi anni dalla sottoscrizione di un accordo nel 2015 tra l’ex Primo Ministro David Cameron e il Presidente Xi Jinping.
Sembra passata un’era geologica rispetto a 6 anni fa, tra stravolgimenti politici — Brexit e vittoria di Donald Trump — ed economici — specie legati alla pandemia da coronavirus. E tutto si intreccia all’atteggiamento negativo verso la Cina: da una parte, accusata di controllare direttamene le aziende come Huawei e Cgn; dall’altra, di essere colpevole della diffusione del Covid-19. La soluzione più immediata in risposta alle tensioni è, per gli Stati, la cacciata delle grandi corporation tecnologiche cinesi dai mercati nazionali di riferimento.
Nell’ultimo caso del settore energetico nucleare, Cgn perderebbe la commessa per la costruzione della centrale nucleare di Sizewell nel Suffolk, del valore di 20 miliardi di sterline. Di conseguenza, ci sarebbe un impatto anche sui progetti per la nuova centrale di Bradwell-on-Sea nell’Essex. “Non c’è la ben che minima possibilità che Cgn possa costruire la centrale di Bradwell. Visto l’approccio che abbiamo visto con Huawei, Downing Street non permetterà che un’azienda cinese costruisca una nuova centrale nucleare”, ha detto una fonte anonima al Ft.
Secondo la fonte, il Governo di Sua Maestà spera che Cgn si ritiri senza arrivare a uno scontro, che sarebbe di complicata gestione e dall’alto valore politico. D’altro canto, alcuni esperti nucleari citati dal Financial Times sarebbero preoccupati da questa esclusione tout court, visto che la nuova tecnologia Epr (European Pressurised Reactor, sviluppata da un gruppo franco-tedesco) è stata impiegata per prima nel sito nucleare di Taishan, i cui ingegneri hanno operato nella centrale di Hinkley Point C, nel Somerset.
Al posto dei cinesi, potrebbero subentrare aziende nord-americane, in quello che si prospetta come un nuovo confronto per la produzione di energia atomica. La Cgn era già stata inserita nella black list dell’export dagli Stati Uniti, con la Washington repubblicana che aveva avvisato del pericolo della presenza cinese nella costruzione di una centrale nucleare. Ora il quadro sembra delinearsi ulteriormente, con un’esclusione della Cina anche sul campo nucleare.
Come altri Paesi vicini agli Stati Uniti, infatti, nel corso del quadriennio alla Casa Bianca di Donald Trump Washington ha messo in guardia gli alleati sull’uso dei manufatti Huawei, dietro la quale ci sarebbe direttamente il Partito comunista cinese che, potenzialmente, avrebbe potuto impossessarsi di informazioni legate alla sicurezza nazionale. Sulla stessa scia, il Regno Unito starebbe valutando l’estromissione dell’azienda China General Nuclear, a pochi anni dalla sottoscrizione di un accordo nel 2015 tra l’ex Primo Ministro David Cameron e il Presidente Xi Jinping.