Secondo incontro in pochi mesi tra funzionari del Fmi e Governo. Polemiche tra Cina e India per la presenza di una nave militare di Pechino nel porto di Hambanota
La crisi economica e finanziaria che attanaglia lo Sri Lanka potrebbe trovare una parziale via d’uscita se il Fondo Monetario Internazionale approverà un prestito finalizzato alla ristrutturazione dell’imponente debito di Colombo, esposto per decine di miliardi di dollari tra prestiti non ripagati e cedole scadute. Tecnici del Fmi e funzionari governativi si incontrano per la seconda volta nel giro di pochi mesi per un nuovo round di negoziati, utili per capire come far fronte all’ingente somma, superiore ai 30 miliardi di dollari.
Il gruppo internazionale ha pensato a un programma da circa 3 miliardi di dollari, certamente non sufficienti per ricolmare il totale del debito ma potenzialmente utili per intraprendere un percorso che possa rimettere in carreggiata il Paese. Sono molteplici le cause che hanno portato lo Sri Lanka alla situazione attuale, un mix di scelte sbagliate che ha spinto negli ultimi anni Colombo a indebitarsi pesantemente. Tra queste, la politica economica basata sull’annullamento dell’export, che ha sistematicamente tenuto bassi i livelli di flussi monetari dall’estero, coincisa con l’aumento generale dell’inflazione, che ha causato la crescita dei prezzi delle materie prime importate.
Non sarà semplice capire come ristrutturare debito ed economia dell’isola, visto che nella problematica sono direttamente coinvolte nazioni dall’importante peso specifico geopolitico come India, Giappone e Cina. Pechino, considerando anche la parte commerciale, è esposta per un quinto del debito totale dello Sri Lanka: soldi prestati al Paese nel quadro degli investimenti per la realizzazione di infrastrutture spesso utili principalmente al Partito Comunista Cinese.
Come il porto di Hambantota — gestito in partnership dal Governo locale e da China Merchants Port Holdings — che recentemente è stato al centro della disputa tra Cina e India. Infatti, la nave militare Yuan Wang 5 ha stazionato per un’intera settimana, allarmando le autorità indiane per una possibile crescita della presenza cinese nell’area. Si teme che il porto possa essere utilizzato come base militare, una preoccupazione da leggere nell’ampio quadro delle tensioni nell’Indo-Pacifico, che vedono l’India — alleata Usa — opposta alla Cina. Questa tipologia di imbarcazione è sfruttata per monitorare satelliti, razzi e lanci di missili balistici.
La Cina sottolinea che la struttura di Hambantota, nella parte sud dello Sri Lanka, è in leasing dal 2017 per 99 anni, e fa parte parte del progetto Belt and Road Initiative e della sua String of Pearls, la collana di perle rappresentata dai vari porti ai quali la Cina ha accesso o che ha direttamente costruito. L’india guarda con preoccupazione la presenza del Partito Comunista nelle acque vicine, una sensazione di accerchiamento causata dalla presenza cinese nelle “perle” non solo asiatiche ma anche africane, che fungono da linea marittima di comunicazione e sviluppo economico di Pechino.