Dopo il richiamo al Governo di Pretoria per il caso delle armi alla Russia, il capo dell’esercito sudafricano, il Generale Lawrence Mbatha, va in visita a Mosca per questioni di cooperazione militare. “Il Sud Africa non è stato, né verrà trascinato nel confronto tra potenze globali”, dichiara il Presidente Ramaphosa
Tempistiche a dir poco sfortunate quelle del viaggio a Mosca del capo delle forze armate Lawrence Mbatha o messaggio lanciato palesemente agli Stati Uniti? Esiste una vera questione relativa all’avvicinamento del Sud Africa alla Russia, nazioni che nel mentre programmano una visita di Vladimir Putin nel Paese africano per l’incontro dei membri BRICS? Cosa avverrà se il Sud Africa non terrà in custodia il Presidente russo, data la partecipazione del Paese alla Corte Penale Internazionale e il mandato d’arresto emanato lo scorso marzo?
L’equilibrismo del Sud Africa
Si addensano nubi grigie sui cieli di Pretoria, che nel corso degli ultimi mesi ha fatto discutere per alcune scelte, certamente non apprezzate dalla Casa Bianca. A febbraio, l’esercitazione congiunta con Russia e Cina nelle acque davanti al Sud Africa, successivamente le preoccupazioni, divenute pubbliche nei giorni scorsi e raccontate su eastwest, per il presunto invio di armi alla Federazione, ora il viaggio del Generale Mbatha finalizzato alla discussione di “questioni di cooperazione militare e l’implementazione di progetti per migliorare la prontezza al combattimento dei rispettivi eserciti”.
Una situazione non semplice per il Sud Africa che, se da un lato cerca di giustificarsi, dall’altro respinge al mittente le accuse. Come per la questione relativa alla nave cargo Lady R, di proprietà russa, e i dubbi statunitensi sfociati nelle pesanti parole dell’Ambasciatore Reuben Brigety che, in conferenza stampa, ha dichiarato la certezza del suo Governo circa il carico dell’imbarcazione, ovvero armi per la Federazione. “Armare i russi è una questione estremamente grave e non consideriamo la questione risolta”, ha aggiunto Brigety.
Le critiche del DIRCO agli Stati Uniti
La questione, d’altro canto, sarebbe stata gestita pubblicamente — in questo caso, non un fatto necessariamente positivo — con la convocazione dell’Ambasciatore che, da quanto si apprende grazie al DIRCO, il potente dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione sudafricana, avrebbe chiesto scusa per quanto detto. In seguito all’incontro avvenuto con funzionari del Ministero degli Esteri, “l’Ambasciatore Reuben Brigety ha ammesso di aver oltrepassato la linea e chiede scusa senza riserve al Governo e ai cittadini del Sud Africa”, si legge nella nota DIRCO.
Il testo prosegue ricordando che il Presidente Cyril Ramaphosa ha nominato una commissione indipendente guidata da un giudice in pensione per verificare se le accuse sono reali, non prima di invitare gli Usa ad “utilizzare gli esistenti canali diplomatici di comunicazione per ogni preoccupazione, per richiedere chiarimenti su qualunque incomprensione possa nascere nella relazione bilaterale”.
Ma chiarita, appunto, la questione relativa all’invio di armi, arriva il viaggio del capo delle forze armate in Russia. “Un incontro già previsto”, fanno sapere ambiti militare sudafricani. “Segnaliamo che il Sud Africa ha relazioni militari bilaterali con numerosi Paesi sia nel continente che altrove”, spiegano le autorità. Parole che giungono nello stesso giorno nel quale il Presidente Ramaphosa sostiene che la posizione di Paese non-allineato non va ad avvantaggiare la Russia. “Non accettiamo questo assunto e questo non ci impedirà di avere relazioni con altre nazioni. Siamo chiari su questo punto: il Sud Africa non è stato, né verrà trascinato nel confronto tra potenze globali”.
Il viaggio di Putin in Sud Africa per l’incontro BRICS
È evidente una certa, crescente difficoltà — non solo sudafricana — nell’equilibrismo tra l’avere rapporti con gli Stati Uniti e, allo stesso tempo, con Russia e Cina. Che, è bene ricordarlo, riescono a penetrare senza troppe difficoltà in numerose realtà globali con progetti e contratti. Nel caso del Sud Africa, la nazione partecipa al gruppo BRICS insieme, oltre a Mosca e Pechino, al Brasile e all’India. Che ad agosto saranno ospiti di Pretoria per il meeting dei Paesi membri. Con una nuova problematica che sorgerà nel Governo sudafricano: se Vladimir Putin toccasse il suolo della nazione, dovrebbe essere direttamente arrestato data la partecipazione del Paese alla Corte Penale internazionale?
Il Ministro della Giustizia, Ronald Lamola, ha dichiarato: “Stiamo esplorando varie opzioni relativamente a come lo Statuto di Roma è stato ratificato a livello domestico, compresa l’opzione di estendere la consueta immunità diplomatica ai capi di Stato che visitano la nostra nazione”. Un escamotage che eviterebbe al Sud Africa di inimicarsi per sempre la Russia, ma che rischia di causare l’oltraggio delle altre nazioni che hanno ratificato lo Statuto di Roma. Un panorama di diritto internazionale sempre più fragile, di difficile applicazione e spesso osteggiato dalle grandi potenze — Stati Uniti, Russia e Cina su tutti, che non hanno mai votato la ratifica del trattato internazionale, entrato in vigore il primo luglio 2002.