L’Esercito di Liberazione Popolare cinese schiera marina e aviazione e critica il rapporto con gli Usa. Taipei: non faremo la fine dell’Afghanistan
In uno scenario internazionale ancora scosso dalla rinascita dell’Emirato in Afghanistan, la Cina ha organizzato una grande esercitazione militare al largo di Taiwan in risposta, come spiegato dall’Esercito di Liberazione Popolare, alle “provocazioni” delle forze indipendenti di Taipei. I giochi di guerra condotti da Pechino hanno visto coinvolti mezzi aerei e navali, tra i quali sottomarini, jet da combattimento e navi della marina cinese, dispiegati tra il sud-ovest e il sudest dell’isola guidata dalla Presidente Tsai Ing-wen.
Taiwan, le relazioni tra Cina e Stati Uniti
Spiegando le motivazioni dell’intervento militare, il Colonnello Chi Yi, Portavoce dell’Esercito per l’Eastern Theatre Command, ha preso di mira il rapporto tra Taipei e Washington. “Recentemente, gli Stati Uniti e Taiwan hanno ripetutamente provocato e inviato numerosi segnali sbagliati, infrangendo gravemente la sovranità della Cina e indebolendo la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan. Ciò — ha spiegato il Colonnello — è diventata la principale fonte per i rischi alla sicurezza. Questa esercitazione è un’azione necessaria, basata sull’attuale sicurezza nello Stretto di Taiwan, una situazione che necessita la salvaguardia della sovranità nazionale”.
La mobilitazione dell’Esercito di Liberazione Popolare avvenuta nella giornata di ieri non è un caso: il 17 agosto si celebra il 39° anniversario del U.S.-China Communiqué on Arms Sales to Taiwan, testo congiunto approvato nel 1982 che non ha mai sortito gli effetti sperati né sul fronte statunitense né su quello cinese. Il tema riguarda la vendita di armi da parte di Washington a Taipei, storico motivo di scontro tra i due player geopolitici. Per gli Usa, infatti, col Communiqué ci sarebbe stata una riduzione nella vendita di armi a Taiwan in caso di una politica pacifica di Pechino verso l’isola.
Per la Cina, d’altro canto, la lettura data al testo focalizzava l’attenzione sull’impegno statunitense nel rispettare la sovranità della Repubblica popolare cinese nei confronti di Taipei. Sia l’amministrazione a stelle e strisce che quella del Partito comunista posero l’accento sulle differenze del Communiqué che, appositamente, prestava il fianco a diverse interpretazioni. Arrivando alla situazione odierna, in un contesto geopolitico completamente diverso dal 1982.
Le correlazioni tra l’Afghanistan, Taiwan e la strategia Usa
L’abbandono statunitense dei teatri afghano e iracheno spinge Washington verso i mari caldi, dall’Oceano Indiano all’ampia area pacifica, passando per il Mar Cinese meridionale e lo Stretto di Taiwan. Durante il discorso alla nazione in risposta ai fatti di Kabul, Joe Biden ha chiarito che gli interessi statunitensi si spostano altrove, assecondando ancora una volta la politica riottosa verso la Cina avviata da Donald Trump e proseguita in tutto e per tutto dall’attuale inquilino della Casa Bianca.
Facendo le doverose differenti considerazioni, la questione Taiwan ha dirette connessioni con quella dell’Afghanistan. Il Primo Ministro taiwanese Su Tseng-chang è intervenuto sostenendo che “l’isola, in caso di attacco, non si arrenderebbe come il Governo” di Kabul. “Non avevamo paura di morire neanche quando Taiwan era sotto il dominio del Kuomintang e durante la legge marziale del 1949”, ha proseguito l’esponente del Partito progressista democratico, aggiungendo che se una superpotenza volesse occupare l’isola, “non abbiamo paura di morire o di essere arrestati, faremo tutto ciò che è necessario per difendere Taiwan”.
Ma quanto gli Stati Uniti potranno andare in soccorso di Taipei nel caso di un reale conflitto? Gli avvenimenti in Afghanistan non lasciano molto spazio alle rassicurazioni: intervistato dal South China Morning Post, Lin Yu-fang della National Policy Foundation, think tank del Kuomintang, afferma: “Dobbiamo tenere a mente che gli Stati Uniti agiranno primariamente seguendo il proprio interesse nazionale, come nei casi del Vietnam e dell’Afghanistan”.
Spiegando le motivazioni dell’intervento militare, il Colonnello Chi Yi, Portavoce dell’Esercito per l’Eastern Theatre Command, ha preso di mira il rapporto tra Taipei e Washington. “Recentemente, gli Stati Uniti e Taiwan hanno ripetutamente provocato e inviato numerosi segnali sbagliati, infrangendo gravemente la sovranità della Cina e indebolendo la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan. Ciò — ha spiegato il Colonnello — è diventata la principale fonte per i rischi alla sicurezza. Questa esercitazione è un’azione necessaria, basata sull’attuale sicurezza nello Stretto di Taiwan, una situazione che necessita la salvaguardia della sovranità nazionale”.