Progettato e costruito da Taiwan, il sottomarino d’attacco Hǎi kūn fa parte di un progetto di modernizzazione delle forze armate per contenere le manovre militari di Pechino
Un pesce mitologico che può trasformarsi in un uccello. 海鯤 (Hǎi kūn) è il nome scelto dalla marina taiwanese per il suo primo sottomarino di produzione autoctona. Il riferimento è a una leggenda della dinastia Ming, il cui lealista Koxinga riparò a Taiwan cacciando gli olandesi, prima che i suoi eredi fossero costretti a sottomettersi ai Qing. Storie che rimandano ancora una volta a un’epica antica, come spesso accade nelle liturgie dell’esercito taiwanese che più di altri comparti sociali si riconosce ancora pienamente all’interno della cornice della Repubblica di Cina, il nome con cui Taiwan è indipendente de facto.
Al di là dei nomi, il lancio del primo sottomarino di produzione autoctona è una notizia rilevante per la difesa di Taiwan, che sta provando ad aumentare le proprie capacità di combattimento asimmetriche. Costato 49,36 miliardi di dollari, Hǎi kūn utilizzerà un sistema di combattimento della Lockheed Martin Corp e trasporterà siluri pesanti MK-48 di produzione statunitense.
Il varo del sottomarino è previsto per giovedì 28 settembre presso lo stabilimento della Taiwan Shipbuilding Corporation di Kaohsiung, il principale porto taiwanese. Dopo il varo, verrà effettuato il test di ancoraggio portuale, così come i test di navigazione e varie azioni tattiche come immersioni e mirate. Dopo di che il sottomarino verrà consegnato alla marina che valuterà la sua prontezza al combattimento. Tutto il processo dovrebbe completarsi entro la fine del 2024.
Non resterà l’unico. Entro il 2027 Taipei punta ad avere in funzione almeno due sottomarini di produzione autoctona, possibilmente dotando i modelli successivi di missili. Taiwan ha fatto del programma di sottomarini indigeni una parte fondamentale di un ambizioso progetto di modernizzazione delle proprie forze armate, anche perché l’area grigia entro la quale si svolgono le manovre militari di Pechino continua ad allargarsi. L’ammiraglio Huang Shu-kuang, Consigliere per la sicurezza della Presidente Tsai Ing-wen, guida il programma relativo ai sottomarini. E ha dichiarato che una flotta di 10 sottomarini, che ne include però alcuni piuttosto datati e due di fabbricazione olandese commissionati negli anni ’80, renderebbe più difficile un’azione militare di Pechino. Taipei è infatti convinta che una buona flotta di sottomarini possa rappresentare un “deterrente strategico” per le navi da guerra cinesi che attraversano lo Stretto di Miyako, vicino al Giappone sudoccidentale, o il Canale di Bashi, che separa Taiwan dalle Filippine. Proprio da qui, nelle scorse settimane, è transitata la portaerei Shandong che ha dato vita a imponenti esercitazioni sul Pacifico occidentale. Nella strategia taiwanese, i sottomarini potrebbero aiutare a mantenere aperto un canale di collegamento invece verso Pacifico orientale e meridionale, rompendo un ipotetico blocco al largo della costa orientale di Taiwan. Uno scenario che l’Esercito popolare di liberazione ha avvicinato durante le esercitazioni dello scorso aprile, in risposta all’incontro tra Tsai e lo speaker del Congresso Usa, Kevin McCarthy, in California. La Shandong si è infatti posizionata al largo della costa orientale col suo gruppo di combattimento. Il messaggio è stato in quel caso chiaro: provare a trasformare lo Stretto di Taiwan in una sorta di mare interno bloccando l’unica via d’accesso all’isola. “I sottomarini terranno le loro navi lontane dalle nostre coste orientali”, ha detto ottimisticamente Huang alla stampa.
Secondo la Reuters, Taiwan ha ottenuto tecnologia, componenti e talenti da almeno sette Paesi per sostenere il suo programma di costruzione di sottomarini. Il caso più noto sarebbe quello del Regno Unito, che lo scorso anno ha aumentato drasticamente la quantità di esportazioni di parti di sottomarini e di tecnologia approvate per Taipei. Le spese militari sono in costante aumento, col governo taiwanese che ha da poco proposto un budget da 19,1 miliardi di dollari per il 2024: un aumento del 7,7% rispetto all’anno in corso. Senza contare bilanci speciali aggiuntivi e altri fondi che potrebbero essere assegnati al Ministero della Difesa.
Negli ultimi anni le manovre militari di Pechino nella regione intorno a Taiwan sono nettamente aumentate. Lunedì 18 settembre si è registrato il record di jet avvistati nello spazio di 24 ore: 103. Domenica 24 settembre invece la difesa taiwanese ha dichiarato di aver individuato, sin dalle prime ore del mattino, un ciclo di esercitazioni in una baia della provincia costiera del Fujian, cioè quella che si affaccia su Taiwan. In particolare, i test sarebbero stati condotti nella baia di Dacheng col probabile scopo di testare la capacità delle forze armate di utilizzare navi civili per supportare le operazioni di sbarco congiunte.
Il mare è l’elemento decisivo della partita del Pacifico, a partire da Taiwan. Governare quello che accade sopra è fondamentale per assicurarsi un vantaggio strategico. Così come governare quello che accade sotto.
Un pesce mitologico che può trasformarsi in un uccello. 海鯤 (Hǎi kūn) è il nome scelto dalla marina taiwanese per il suo primo sottomarino di produzione autoctona. Il riferimento è a una leggenda della dinastia Ming, il cui lealista Koxinga riparò a Taiwan cacciando gli olandesi, prima che i suoi eredi fossero costretti a sottomettersi ai Qing. Storie che rimandano ancora una volta a un’epica antica, come spesso accade nelle liturgie dell’esercito taiwanese che più di altri comparti sociali si riconosce ancora pienamente all’interno della cornice della Repubblica di Cina, il nome con cui Taiwan è indipendente de facto.