Fonti vicine a Reuters affermano che la Casa Bianca starebbe ragionando su una strategia sanzionatoria contro Pechino, con l’Ue che potrebbe unirsi. Un passaggio complicato colpire la seconda economia del mondo: rischi per famiglie e imprese
Gli Stati Uniti valutano sanzioni preventive contro la Cina per dissuaderla da una possibile invasione di Taiwan. A riferirlo Reuters, che ha interpellato alcune persone vicine agli ambienti governativi, che confermano: la Casa Bianca sta pensando a un pacchetto sanzionatorio, al quale potrebbe unirsi anche l’Unione europea. Le ripercussioni di tale scelta sarebbero devastanti sul rapporto tra Washington, Bruxelles e Pechino, che allargherebbe le tensioni già in atto in numerosi campi — dall’Ucraina all’Indo-Pacifico — e risulterebbe in un ulteriore avvicinamento tra la Repubblica popolare e la Russia, evidentemente sconveniente al mondo occidentale.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, le sanzioni andrebbero oltre le misure già intraprese sullo stop alla commercializzazione di tecnologie significative quali computer, microchip ed equipaggiamento per le telecomunicazioni. Ma è evidente che una simile operazione colpirebbe pesantemente la catena mondiale di approvvigionamento. Nazak Nikakhtar, ex funzionario statunitense al Dipartimento per il Commercio, ha sottolineato che “la potenziale imposizione di sanzioni alla Cina è molto più complessa di quelle sulla Russia, dato che sia gli Usa che i suoi alleati hanno intrecci commerciali profondi con la Repubblica popolare”.
Due fonti anonime intervistate da Reuters parlano di ragionamenti portati avanti ancor più velocemente in seguito alla reazione cinese dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan. Discorso valido anche negli ambienti Ue, dove si ragiona su vari scenari attuabili. Nei giorni scorsi il Governo tedesco, tramite il Ministro dell’Economia Robert Habeck, ha ipotizzato una nuova politica commerciale verso la Cina al fine di ridurre la dipendenza dalle materie prime della Repubblica popolare: si punta a rendere gli scambi con Pechino meno attrattivi.
Finora l’Unione europea si è limitata a congelare il Comprehensive Agreement on Investment, Cai, ovvero le trattative su un ampio e onnicomprensivo accordo commerciale tra Bruxelles e Pechino, per via della gestione dei diritti umani nella regione dello Xinjiang riservata alla minoranza musulmana degli uiguri. Le autorità europee hanno sanzionato funzionari del Partito comunista colpevoli di abusi contro le persone appartenenti alla minoranza nella regione, sfruttando il Regime Sanzionatorio Globale sui Diritti Umani, ribattezzato Magnitsky Act europeo. L’Ue ha inoltre varato il Single Market Emergency Instrument per gestire eventuali momenti di difficoltà, come durante la pandemia, nell’approvvigionamento di beni e servizi essenziali, tra i quali rientrano anche i microchip.
Intanto, cresce l’attesa per l’incontro a Samarcanda, in Uzbekistan, tra Vladimir Putin e Xi Jinping a margine dei lavori del Shanghai Cooperation Organization. Come sottolineato da Yuri Ushakov, consigliere di politica estera del Presidente russo, “il meeting ha un significato particolare alla luce dell’attuale situazione internazionale. La Cina — ha proseguito Ushakov — ha assunto una posizione bilanciata rispetto alla crisi Ucraina, ma chiaramente esprimendo la sua comprensione per ragioni che hanno portato la Russia ad avviare l’operazione militare speciale”.
Gli organi di stampa governativi cinesi come il Global Times, d’altro canto, evidenziano che Pechino non è mai stata coinvolta nel conflitto tra Russia e Ucraina. “La natura delle relazioni di Pechino sia con Mosca che con Kiev non è cambiata. La Cina — si legge sul quotidiano cinese — ribadisce l’importanza del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutte le nazioni, in base agli obiettivi e ai principi della Carta Onu”. Per il Global Times, Pechino ripone importanza alle preoccupazioni di sicurezza degli Stati, e supporta gli sforzi per la risoluzione pacifica della crisi, impegnandosi alla promozione di discussioni per giungere alla fin del conflitto.
Fonti vicine a Reuters affermano che la Casa Bianca starebbe ragionando su una strategia sanzionatoria contro Pechino, con l’Ue che potrebbe unirsi. Un passaggio complicato colpire la seconda economia del mondo: rischi per famiglie e imprese